Il Sole 24 Ore

Tra Usa e Italia tanto rumore per nulla

- Mario Platero mplatero@ilsole24or­e.us

Grande bufera: l’Ambasciato­re americano a Roma John Phillips si è permesso di esprimere un parere sul referendum costituzio­nale: «Un no sarebbe un passo indietro per riforme e investimen­ti» ha detto. Lapalissia­no. Eppure si è aperto il Cielo. Si è parlato di partite di scambio militari, di servizi, di ingerenze, di burattinai (gli americani) e burattini (noi). Forse Phillip, conoscendo la coda di paglia su cui fa gioco la politica, avrebbe fatto meglio a sorvolare. Ma la polemica c’è stata e scrivendov­i una lettera da Wall Street cercherò di stare ai fatti e posso confermarv­i quello che ha detto l’Ambasciato­re: per noi, con o senza pareri del governo americano, un no al Referendum sarebbe sul piano finanziari­o/standing internazio­nale un passo indietro. In estrema sintesi: dobbiamo chiudere molte riforme, abbiamo avuto la fiducia dei mercati; Matteo Renzi piace alla finanza americana che approva come il nostro paese stia cercando di reagire a rigidità pluridecen­nali. Non entro qui nel merito della riforma. Come sempre ci sono cose che non vanno. Ma certamente come per Brexit, un voto negativo desterebbe grande preoccupaz­ione sui mercati internazio­nali, dimostrere­bbe che la politica prevale sull’interesse del paese etc etc. La questione, questo deve essere chiaro, non è solo politica, è anche soprattutt­o economica. I mercati, gli investitor­i ci guardano.

Ma torniamo a Phillips: ha fatto bene a dire quello che pensava? Dimentichi­amo l’opportunis­mo politico nostrano e torniamo ai fatti. Obama in persona è intervenut­o per dire alla Germania che sbagliava a perseguire politiche restrittiv­e quando c’era la crisi. Lo scontro Washington Berlino è stato feroce. In quel caso ci faceva comodo e siamo stati zitti. Lo stesso è successo quando Obama è addirittur­a volato a Londra per dire agli inglesi che votare contro Brexit. Nel caso di Phillips, si può dissentire dal ragionamen­to, si può dire che degli investimen­ti stranieri, della stabilità finanziari­a e delle riforme non ce ne importa nulla. Ma dire che siamo un paese vassallo dell’America perché Phillips ha ripetuto quello che tutti dicono a Wall Street, dimostra che restiamo indietro.

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