Tra Usa e Italia tanto rumore per nulla
Grande bufera: l’Ambasciatore americano a Roma John Phillips si è permesso di esprimere un parere sul referendum costituzionale: «Un no sarebbe un passo indietro per riforme e investimenti» ha detto. Lapalissiano. Eppure si è aperto il Cielo. Si è parlato di partite di scambio militari, di servizi, di ingerenze, di burattinai (gli americani) e burattini (noi). Forse Phillip, conoscendo la coda di paglia su cui fa gioco la politica, avrebbe fatto meglio a sorvolare. Ma la polemica c’è stata e scrivendovi una lettera da Wall Street cercherò di stare ai fatti e posso confermarvi quello che ha detto l’Ambasciatore: per noi, con o senza pareri del governo americano, un no al Referendum sarebbe sul piano finanziario/standing internazionale un passo indietro. In estrema sintesi: dobbiamo chiudere molte riforme, abbiamo avuto la fiducia dei mercati; Matteo Renzi piace alla finanza americana che approva come il nostro paese stia cercando di reagire a rigidità pluridecennali. Non entro qui nel merito della riforma. Come sempre ci sono cose che non vanno. Ma certamente come per Brexit, un voto negativo desterebbe grande preoccupazione sui mercati internazionali, dimostrerebbe che la politica prevale sull’interesse del paese etc etc. La questione, questo deve essere chiaro, non è solo politica, è anche soprattutto economica. I mercati, gli investitori ci guardano.
Ma torniamo a Phillips: ha fatto bene a dire quello che pensava? Dimentichiamo l’opportunismo politico nostrano e torniamo ai fatti. Obama in persona è intervenuto per dire alla Germania che sbagliava a perseguire politiche restrittive quando c’era la crisi. Lo scontro Washington Berlino è stato feroce. In quel caso ci faceva comodo e siamo stati zitti. Lo stesso è successo quando Obama è addirittura volato a Londra per dire agli inglesi che votare contro Brexit. Nel caso di Phillips, si può dissentire dal ragionamento, si può dire che degli investimenti stranieri, della stabilità finanziaria e delle riforme non ce ne importa nulla. Ma dire che siamo un paese vassallo dell’America perché Phillips ha ripetuto quello che tutti dicono a Wall Street, dimostra che restiamo indietro.