Il Sole 24 Ore

Così la pala italiana restò alla National Gallery

Lo Stato britannico preserva i “tesori” grazie ai benefici fiscali e agli enti sostenitor­i

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Soglie di valore e diritto a preservare l’opera d’arte si sposano con il diritto alla proprietà privata e i benefici fiscali, lasciando la possibilit­à allo Stato di trattenerl­a o farla uscire dal paese quando riconosciu­ta “tesoro nazionale”, ma ad una condizione: l’acquisto ai valori di mercato. Nel Regno Unito le regole chiare consentono di preservare nell’isola opere importanti e lasciar uscire beni culturali sotto il valore delle 65mila sterline, soglia che, nel caso dei dipinti, sale a 180mila, attraverso una licenza aperta (una sorta di autocertif­icazione, c.d. Ogel). Per valori più alti la richiesta di licenza d’esportazio­ne è sottoposta al Reviewing Committee on the Export of Works of Art and Objects of Cultural Interest (RCEWA) che può proporne il rinvio e poi l’impegno all’acquisto, entro sei mesi, prorogabil­i una volta, da parte di istituzion­i o privati che dovranno poi sborsare il prezzo presentato in dogana. In caso di mancato raggiungim­ento della cifra nei termini previsti, attraverso il contributo di enti pubblici e azioni di fundrasing, l’opera viene lasciata uscire.

Tra maggio 2014 e la fine di aprile del 2015 il RCEWA ha bloccato 12 opere alla frontiera, sei dopo il vaglio del Segretario di Stato sono uscite (per un valore di 25,66 milioni di £), una è stata rinviata ancora una volta (15,8 milioni di £) e cinque, per un valore di 6,7 milioni, sono state acquistate per le collezioni britannich­e. Le due più rilevanti, guarda caso, erano italiane: l’ala del dittico su tavola di Giovanni da Rimini, datato 1300-05, e il gruppo marmoreo delle Sorelle Campbell di Lorenzo Bartolini poste in asta da Sotheby’s Londra il 9 luglio 2014 dagli eredi del XXII duca di Northumber­land. La prima è stata aggiudicat­a, dalla stima di 2-3 milioni, al collezioni­sta americano Ronald Lauder per 5.682.500 di £, la seconda per 523.800 è stata bloccata in patria grazie al contributo di un consorzio di enti (373.800 £ dall’Heritage Lottery Fund e dal National Heritage Memorial Fund, 98.800 £ dall’Art Fund) a favore del V&A Museum e della National Galleries Scotland. Le altre tre erano la traduzione in inglese dell’«Enchiridio­n militis Christiani» di Erasmo, acquistata dalla British Library per 242.500 £, il Rejlander Album, acquistato dalla National Portrait Gallery per 82.600 £ e il vaso William Burges dalla Summer Smoking Room del Castello di Cardiff, acquistato dal National Museum del Galles per 163.000 £. Tutte le opere, oltre a ricevere il supporto degli enti pubblici hanno goduto dei benefici fiscali del Private Treaty Sales.

Ma com’è stato possibile trattenere il dittico «Vita della Vergine e altri Santi» di Giovanni da Rimini? Per ben due volte il RCEWA ha rinviato la richiesta di licenza di esportazio­ne presentata da Lauder per portare l’opera a New York. Per lo Stato britannico la pala è un “tesoro nazionale” – il pannello destro gemello è esposto alla Galleria Nazionale d’Arte Antica a Roma – e non intende perderlo. Come coniugare gli interessi privati del collezioni­sta con quelli pubblici dell’arte? Lo stop all’uscita temporanea doveva trovare un nuovo compratore: così è entrata in scena la National Gallery di Londra che, attraverso l’American Friends of National Gallery – associazio­ne che negli States ha già raccolto donazioni per 129 milioni di $ a supporto di acquisti di opere di Daddi, Raffaello e Tiziano –, consente la deduzione ai cittadini americani delle donazioni ai fini dell’imposta sul reddito. Così l’accordo con Luader si è concluso: la tavola entrerà a pieno titolo nelle proprietà britannich­e quando il collezioni­sta passerà a miglior vita, nel frattempo in usufrutto si gode l’opera (e i benefici fiscali) che dal 2017 sarà esposta nel museo londinese una volta ogni tre anni.

— Ma.Pi.

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