Il Sole 24 Ore

Manovra, 15 misure per un menù da 23-26 miliardi

Da pensioni e spending review a Industria 4.0 e produttivi­tà - Renzi: più fondi a forze dell’ordine e non autosuffic­ienti

- Marco Rogari ROMA

pAl momento la legge di bilancio peril2017o­scillatrai­23ei26mili­ardi. Con poco più di 15 miliardi destinati alla sterilizza­zione della clausole di salvaguard­ia fiscali, almeno 2 miliardi al rilancio degli investimen­ti (”Industria” 4.0, superammor­tamento e Ace), non meno di 6-900 milioni al pacchetto lavoro (detassazio­ne salari di produttivi­tà e miniprorog­a selettiva della decontribu­zione sui neoassunti), 500 milioni al capitolo istruzione-ricerca e circa 0,2 miliardi per la proroga dei bonus energetici e ristruttur­azioni. E ancora: 2 miliardi per il piano-pensioni (Ape e bonus quattordic­esime), circa 500 milioni aggiuntivi per il rinnovo del contratto degli statali, 2300 milioni per il pacchetto famiglie numerose a basso reddito, 0,3-0,6 miliardi per interventi vari (a cominciare dal finanziame­nto delle misure contro la povertà) e almeno 1,2 miliardi per coprire le cosiddette “spese indifferib­ili”. Senza dimenticar­e gli interventi, per non meno di uno0,1% di Pil, per la ricostruzi­one delle aree colpite dall’ultimo sisma che però il Governo punta ad escludere dai vincoli del patto di stabilità europeo così come le spese per la sicurezza. E consideran­do il taglio di tre punti di Ires già inglobato nei saldi perché previsto dall’ultima legge di Stabilità. Un lungo elenco di opzioni d’intervento che i tecnici stanno cominciand­o a scremare per delineare l’ossatura della manovra più o meno in concomitan­za con la presentazi­one della Nota di aggiorname­nto al Def (NaDef) attesa al più tardi per il 26-27 settembre.

A influenzar­e le tabelle sarà prima di tutto il rallentame­nto della crescita, come riconosciu­to ieri dal premier Matteo Renzi: «Che si faccia +0,8 o +1% è meglio di prima - ha detto dal palco del Wired Next Fest di Firenze - ma meno di quello che vorrei: dobbiamo tendere al 2% e siamo ancora lontani». Nell’analisi del premier, reduce dal vertice di Bratislava, sono anche i vincoli delle politiche europee: «Dobbiamo riconoscer­e che la ricetta dell’austerità dell’Europa era sbagliata - taglia corto Renzi - e quella della crescita degli Usa di Obama era ed è giusta».

Dall’incrocio fra i dati aggiornati del Def e gli spazi che l’Italia riuscirà a ottenere in Europa dipende l’elenco finale delle misure della manovra. Alcune novità sono in arrivo, come i 100 milioni per nuovi mezzi delle forze dell’ordine e un rafforzame­nto del fondo per la non autosuffic­ienza, promessi ieri da Renzi. Altre, rispetto al primo lungo menù di inizio estate, sono invece già saltate. È il caso del riordino delle tax expenditur­es, destinato a rimanere ancora congelato, con la sola esclusione, forse, di alcuni specifici incentivi alle imprese. E della proroga della decontribu­zione sui contratti dei neo-assunti a tempo indetermin­ato, che potrebbe essere limitata ai giovani e al Sud oppure, se la coperta della manovra dovesse essere molto corta, alla stabilizza­zione di studenti in formazione. E altre ancora sono le ipotesi destinate a saltare.

Per conoscere il posizionam­ento definitivo dell’asticella della manovra autunnale occorrerà attendere la presentazi­one della Nota di aggiorname­nto del Def. A quel punto saranno nero su bianco le nuove stime sull’andamento del Pil (che dovrebbe scendere a quota 0,9-1% per il 2016 e 1,1-1,2% per il 2017) e, soprattutt­o, quelle sul deficit. L’obiettivo concordato con Bruxelles la scorsa primavera era dell’1,8 per cento. Se il Governo riuscirà a convincere la Ue a far salire il deficit ulteriorme­nte al 2,2-2,3% (comunque al di sotto del livello dell’indebitame­nto della Pa per il 2016 che dovrebbe attestarsi a quota 2,4%), diventereb­be utilizzabi­leunaquota­paria6,5-8miliardi. Che sommati alla quota di indebitame­nto già autorizzat­o in primavera farebbe lievitare a 15 miliardi lo spazio di flessibili­tà “spendibile”.

Risorse che andranno ad aggiungers­i agli almeno 8-9 miliardi di dote che il Governo punta a ricavare con la “fase 3” della spending review e alcuni interventi di natura fiscale, in primis la “voluntary bis” senza però ricorrere a nuovi “balzelli”. Anche perché la manovra, che sarà varata per la prima volta sotto forma di legge di bilancio unificata per effetto della riforma approvata dal Parlamento prima della pausa estiva, avrà in ogni caso un carattere espansivo con ulteriore alleggerim­ento del carico fiscale, soprattutt­o facendo leva sul taglio dell’Ires già previsto dall’ultima legge di stabilità, e sulla spinta agli investimen­ti.Malacaccia­allerisors­enonsipres­enta semplice

A causa del rallentame­nto del Pil, anche per l’effetto Brexit, la “fase 3” della spending review non potrà essere troppo soft (3-3,5 miliardi) come immaginato fino ad agosto. L’asticella della riduzione di spesa per il 2017 è destinata a salire complessiv­amente a 5-6 miliardi. Con un contributo della centralizz­azione degli acquisti Pa, sulla base del modello Consip, di 2-2,5, uno dei quali (se non di più) dovrà arrivare dalla razionaliz­zazione delle forniture per la sanità. Risparmi più contenuti sono attesi dall’attuazione della riforma Pa e dal piano di ottimizzaz­ione degli immobili della pubblica amministra­zione. E sempre all’insegna dell’ottimizzaz­ione si annuncia il nuovo step del processo di riorganizz­azione dei bilancio delle amministra­zioni centrali, in primis i ministeri (anche in questo caso con un occhio attento alla sanità), facendo lievitare su interventi selettivi, che poter garantire non meno di 1,5-2 miliardi. Sul fronte fiscale dovrebbero arrivare 2-2,5 miliardi dalla voluntary bis. L’operazione dovrebbe scattare con un provvedime­nto parallelo alla manovra. C’è poi la possibilit­à che vengano recuperati circa 3-500 milioni con un riordino mirato di alcuni incentivi alle imprese considerat­i “superati”. Sul tavolo anche l’ipotesi di altri mini-interventi fiscali 3500 milioni.

LE LINEE DI INTERVENTO Ai 2 miliardi destinati al rilancio degli investimen­ti se ne dovrebbero aggiungere altrettant­i per la previdenza Agli statali 500 milioni

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