Proroga «lunga» per gli ecobonus
pNei lavori verso la manovra entra anche la possibilità di rendere i bonus edilizi un po’ più lunghi, e anche più consistenti quando i lavori per il risparmio energetico e per gli interventi antisismici degli edifici vengono fatti in simultanea: tra le opzioni allo studio del governo c’è poi quella di non limitare i benefici alle detrazioni Irpef, il meccanismo attuale che esclude chi ha i redditi più bassi e quindi non ha imposta da “scontare”.
A fare il punto sui lavori in corso ai tavoli tecnici è stato ieri il viceministro dell’Economia Enrico Morando, intervenuto a Piacenza al convegno del coordinamento legali di Confedilizia.
Oggi il panorama dei bonus fiscali per l’edilizia è dominato da tre sconti, tutti in scadenza a dicembre: quello del 50% sulle ristrutturazioni “generiche” e quelli del 65% sugli interventi per il risparmio energetico o l’adeguamento antisismico degli edifici.
Al posto della solita proroga annuale, in manovra potrebbe arrivare un rilancio più lungo, per esempio a due o tre anni, per consentire secondo Morando di «stabilizzare» gli incentivi senza però renderli «strutturali», perché senza scadenza ovviamente perderebbero di efficacia nell’immediato. Tra le ipotesi, c’è anche quella di superare il 65% se i lavori puntano in contemporanea sia al miglioramento energetico sia all’adeguamento antisismico, anche per spingere i condomìni a sfruttare le chance di risparmio prodotte da un cantiere unico per entrambi gli interventi. Tra gli obiettivi c’è quello di estendere l’utilizzo dei bonus nei grandi edifici delle periferie, dove l’alto numero di proprietari e il basso livello dei redditi medi ne hanno finora limitato la diffusione: per allargare l’agevolazione agli «incapienti», cioè a chi ha redditi troppo bassi per entrare nell’orizzonte dell’Irpef, Morando torna sull’ipotesi di «recuperare il vantaggio sul versante degli oneri da riscaldamento».
Sul versante fiscale, i pro- prietari premono anche per un’estensione agli affitti della cedolare secca, la tassa piatta del 21% (o del 10% nei Comuni ad «alta tensione abitativa») oggi limitata ai contratti tra privati. Sul punto, il viceministro apre al confronto avvertendo però che i costi in gioco sono alti. Sempre in fatto di fisco per il mattone, poi, appare al momento più che probabile una replica del blocco agli aumenti di Imu e Tasi su seconde case e altri immobili da parte dei Comuni, anche se il tema va definito nel capitolo che la legge di bilancio dedicherà alla finanza locale.