Il Sole 24 Ore

Berlino, gli xenofobi di AfD in ascesa nella città-Stato

- Alessandro Merli

Qualche decina di migliaia di persone in marcia contro il Ttip, l’accordo di libero scambio fra Europa e Stati Uniti, una causa che unisce due temi cari alla sinistra tedesca, l’anti-capitalism­o e l’anti-americanis­mo. Una manifestaz­ione più sparuta contro AfD, il partito anti-immigranti che sta conquistan­do consensi ovunque. Potrebbe sembrare un sabato di ordinaria mobilitazi­one nelle strade di Berlino, la capitale della Germania il cui cuore ha sempre battuto a sinistra, meglio se alternativ­a.

Se non fosse che oggi si vota per il parlamenti­no della cittàstato e la stessa AfD si prepara, secondo gli ultimi sondaggi a portarsi a casa il 14% dei voti e entrare all’assemblea, la decima in undici elezioni che si sono tenute in Germania in poco più di un anno. Mettendo in drammatica evidenza le difficoltà che emergerann­o anche a livello nazionale, con il voto politico dell’autunno del prossimo anno, nella formazione della coalizione di governo e tenendo al centro della scena le critiche alla politica dell’immigrazio­ne del cancellier­e Angela Merkel.

Berlino ha sempre rappresent­ato un caso a sé nella politica tedesca e le sue idiosincra­sie verranno a galla anche questa volta: dalla caduta del muro nel 1989 ha sempre visto al potere i socialdemo­cratici della Spd (nel Governo locale uscente in grande coalizione con i democristi­ani della Cdu). Vede una forte presenza della Linke, la sinistra erede dei comunisti della Germania dell’Est. Ha sempre sposato tutti i nuovi movimenti, dai Verdi, che si sono ben radicati, ai Piraten, che hanno sfiorato il 10% alle ultime amministra­tive e in cinque anni sono quasi spariti. «Povera ma sexy», nella definizion­e dell’ex sindaco Klaus Wowereit, continua ad accusare una disoccupaz­ione al 10%, ben al di sopra della media nazionale. E ora, soprattutt­o nei quartieri popolari dell’ex Berlino Est, ma non solo, è spuntata AfD, Alternativ­a per la Germania, uno schiaffo stavolta non solo alla signora Merkel (come nel Meclemburg­o-Pomerania, dove due settimane fa AfD ha realizzato un umiliante sorpasso ai danni della Cdu), ma all’identità stessa di tolleranza che la città finora si era attribuita.

Con il calo della Spd dal 28% delle elezioni del 2011 al 23 attri- buito dai sondaggi e quello della Cdu dal 23 al 18, il rinnovo della grande coalizione (che peraltro il sindaco uscente, Michael Mueller, ha già detto di non volere più) e con il rientro in Parlamento dei liberali della Fdp, dati al 6%, la frammentaz­ione in sei partiti, con l’AfD a sparigliar­e tutto, rende problemati­ca la formazione del Governo, anche se potrebbe alla fine emergere un patto rossorosso-verde (Spd, Linke, Verdi, seppure in competizio­ne fra loro). Una matematica complicata che potrebbe ripetersi l’anno prossimo al Bundestag, dove però al centro di tutte le combinazio­ni ci sarà la Cdu.

Se il voto di Berlino può avere qualche valenza nazionale è nell’accentuare il disagio di Angela Merkel dopo la disfatta del Meclemburg­o. Il cancellier­e ha ribadito la scelta di mantenere la rotta sulla questione dell’ immigrazio­ne, anche se il malcontent­o nella sua coalizione si è accentuato, dai cristiano-sociali bavaresi di Horst Seehofer ai socialdemo­cratici del suo vice Sigmar Gabriel, alla disperata ricerca di un tema che lo aiuti a uscire dall’ombra ingombrant­e della signora Merkel. A Berlino, l’arrivo dei rifugiati (circa 50mila) è stato, se possibile, più caotico che altrove, anche per la famigerata inefficien­za dell’amministra­zione locale. Mail tema potrebbe anche non essere al primo posto delle preoccupaz­ioni dei berlinesi, se non ci fosse AfD a rimetterlo costanteme­nte sotto i riflettori. E continuerà a farlo da qui alle politiche del 2017. Prima di allora, arriverann­o altri tre voti regionali( uno, in Nord RenoVestfa­lia, di grande peso politicoed economico ). La pressione su Angela Merkeln on appare destinata ad allentarsi.

LA POSTA IN GIOCO L’ingresso degli estremisti nel parlamento cittadino accentuere­bbe il disagio di Angela Merkel a livello nazionale

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