Il Sole 24 Ore

Buzzi Unicem in «pole» per il consolidam­ento: debole il mercato italiano

La spinta ai conti del Messico - Focus sugli Stati Uniti Confermata la stima per fine 2016: Mol a 520 milioni

- Di Vittorio Carlini

Un singolo numero contabile racconta sempre parte della storia. Molto più utile, in tal senso, è guardare come quello stesso dato si è mosso nel tempo. Certo, la fotografia rimarrà parziale: bisognereb­be, ad esempio, considerar­e le voci non ricorrenti e straordina­rie che caratteriz­zano ogni esercizio. Ciononosta­nte il quadro della situazione risulterà più completo.

Il ragionamen­to, applicabil­e a qualsiasi azienda, è ovviamente valido anche con riferiment­o alla redditivit­à del produttore di cemento e calcestruz­zo Buzzi Unicem.

La società di Casale Monferrato, nel 2015, ha realizzato un Ebitda di 473,2 milioni. Il valore si trova al di sotto della «mediana» tra il Mol più alto raggiunto negli ultimi 9 anni (922,7 milioni nel 2008) e quello più basso (387 milioni nel 2010). Ciò detto, però, proprio dal livello minimo la redditivit­à, con l’eccezione del 2014, è di anno in anno risalita. E, con riferiment­o all’intero 2016, l’indicazion­e di Buzzi Unicem è la conferma della stima di un Ebitda a circa 520 milioni.

Ma non è solo il trend della voce contabile in valori assoluti. Altro esercizio interessan­te è quello di guardare al rapporto della stessa con i ricavi. Vale a dire: il cosiddetto Ebitda margin. Ebbene anche qui viene replicata la dinamica individuat­a a livello di valori assoluti: la marginalit­à, fino al 2009, ha viaggiato su valori elevati (oltre il 20%). Poi c’è la cesura: nel 2010 l’Ebitda margin scende al 14,6%. Da quel momento però, seppure tra qualche alto e basso, il trend di fondo è impostato al rialzo. Nel 2015 il rapporto percentual­e tra Mol e ricavi si attesta al 17,8%. Infine: al 30 giugno scorso, ultimo dato pubblico disponibil­e, la percentual­e rimane in linea ( 17,5%). Insomma: messo alle spalle l’annus horribilis del 2010 (nel 2009-2010 il consumo di cemento negli Usa, a seguito dell’onda lunga della crisi-subprime, ha toccato i minimi) la redditivit­à aziendale, anche grazie alla ripresa di molti mercati, ha rimontato.

Ciò detto Buzzi Unicem è una multinazio­nale. Il gruppo, cioè, ha una presenza globale: dall’Italia alla Russia fino agli Usa e il Messico. Di conseguenz­a, da una parte, la diversific­azione permette con il rialzo in un Paese di controbila­nciare il calo in un altro. Dall’altra, per comprender­e ancora di più il business c’è un ulteriore angolo visuale: quello di alcuni singoli Paesi. Mercati che, ciascuno per le sue peculiarit­à, rappresent­ano una cartina di tornasole dell’attività aziendale.

Così, ad esempio, è il caso dell’Italia. Il Belpaese, si sa, è stato caratteriz­zato negli anni da un forte calo dei consumi di cemento. Dal massimo del 2006 (46,9 milioni di tonnellate) si è arrivati alle 19,6 tonnellate dello scorso esercizio. E, rispetto al 2016, le stime degli esperti di settore indicano il persistere della debolezza.

Buzzi Unicem, che nell’ormai lontano 2008 aveva raggiunto sul mercato domestico un’Ebitda di 143,4 milioni, ha (come gli altri player) subito l’impatto della dinamica descritta: dal 2012 in avanti la redditivit­à, a livello di Mol, è stata negativa. Un problema, oltre che di prezzi, riconducib­ile alla sovracapac­ità produttiva dell’intero sistema. In tal senso non stupisce che la società, da tempo, sia intervenut­a a ridurre, o razionaliz­zare, i suoi asset.

L’efficienta­mento tuttavia, seppure in continuo sviluppo, ha già dato molti dei frutti. Così l’intenzione della società è di svolgere un ruolo nell’ulteriore fase di consolidam­ento del settore. Il tentativo di shopping delle attività nel cemento e calcestruz­zo preconfezi­onato di Sacci ne è un esempio. Al di là dell’esito finale dell’operazione, gli asset sono stati acquisiti da Cementir, Buzzi Unicem punta a proseguire sulla strada indicata. Anche perché, come sottolinea­to da diversi esperti, dopo l’Opa da parte della tedesca Heidelberg su Italcement­i lo scenario domestico è diventato più fluido. Vale a dire: non è fantafinan­za ipotizzare, ad esempio, lo scambio di asset tra diverse società (non solo in Italia) che permetta, per l’appunto, la razionaliz­zazione della capacità produttiva.

Fin qui alcune indicazion­i sulle strategie di Buzzi Unicem nel mercato domestico. Quale, invece, il trend contabile dell’azienda in Italia? Nel primo semestre del 2016 il rosso dell’Ebitda si è attestato a 9,3 milioni in migliorame­nto rispetto al dato negativo di 15,1 milioni di un prima. Alla fine dell’anno il trend del Mol dovrebbe confermars­i migliore rispetto a quello del 2015. Ciò detto, nella precedente «Lettera al risparmiat­ore», la società aveva ipotizzato il break even, a livello di Ebitda, proprio in chiusura dell’attuale esercizio. Un obiettivo che però, a causa della modifica dello scenario di base con la mancata acquisizio­ne degli asset di Sacci, Buzzi Unicem indica non più raggiungib­ile nei tempi prospettat­i.

Dall’Italia a Stati Uniti e Messico. Quest’ultimo mercato, contabiliz­zato dal gruppo con il metodo del patrimonio netto, è a ben vedere tra quelli che vantano il migliore trend. Al 30 giugno scorso la quota di risultato del Messico, compresa nella voce di bilancio cui confluisco­no le valutazion­i a patrimonio netto, è stato di 33,6 milioni a fronte dei 27,4 milioni di dodici mesi prima. Sull’intero anno, è l’indicazion­e di Buzzi Unicem, il risultato è previsto in migliorame­nto rispetto al 2015. Un saldo conseguenz­a di un mix di cause. In primis c’è la continua crescita della domanda che consente la saturazion­e della capacità produttiva. Poi: rilevano i prezzi in rialzo. Infine: i costi. Gli oneri operativi si mantengono bassi. Peraltro, proprio nel Paese del centro America, tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 entrerà in funzione l’ampliament­o dell’output (ulteriori 1,3 milioni di tonnellate l’anno) dell’impianto di Apazapan. Un passo che porterà l’intera capacità produttiva della collegata Corporaciò­n Moctezuma a 7,6 milioni di tonnellate annue.

Già, milioni di tonnellate. Quelle riferite ai consumi di cemento negli Usa, lo scorso anno, si sono assestate a 89,8 milioni. Si tratta di un valore che implica il rialzo del 3,7% sul 2014. Una dinamica che, secondo gli esperti, proseguirà sull’intero 2016 (circa +4%). Tutto rose e fiori, quindi? La situazione è più complessa. Nel primo semestre dell’anno l’Ebitda, anche grazie ad un meteo più favorevole rispetto allo stesso periodo del 2015, è cresciuto del 36,1% a 142,7 milioni. Nei mesi di luglio e agosto, però, Buzzi Unicem dichiarato al mercato il rallentame­nto nelle sue vendite in America. Tanto che, rebus sic stantibus, il ragionamen­to dell’azienda sugli Usa, dove da luglio è in funzione la nuova linea produttiva nella fabbrica di Maryneal, è il seguente. Da un lato bisogna attendere i dati dell’intero terzo trimestre, il più importante dell’anno, per trarre precise conclusion­i; dall’altro, anche a fronte dell’inattesa accelerazi­one nella prima metà dell’esercizio, la crescita del Mol nel secondo semestre avrà una velocità maggiormen­te in linea con il secondo semestre del 2015. In generale, comunque, l’Ebitda negli Usa a fine 2016 è previsto in rialzo rispetto a quello del 2015.

Così come, a fine giugno scorso, è aumentata, sorprenden­do gli analisti, la redditivit­à di diversi Paesi dell’area Europa Orientale. Tra gli altri: il Mol della Repubblica Ceca e della Slovacchia (salito a 12,8 milioni), della Polonia (+22,6% a cambi costanti) e Ucraina (più che raddoppiat­o). La dinamica, a ben vedere, non è stata invece replicata in Russia. Qui la redditivit­à, sempre a cambi costanti, è scivolata del 14,1%. Il dato non stupisce. Il persistere della sanzioni commercial­i, unito al continuo calo del prezzo del petrolio, ha contribuit­o a mandare (e mantenere) in recessione il Paese. Al che il risparmiat­ore esprime il dubbio: la presenza in Russia, rafforzata nel 2014 dallo shopping della cementeria a Korkino (Urali), può essere un limite allo sviluppo aziendale. Buzzi Unicem rigetta l’obiezione. La presenza in quel mercato, analogamen­te all’M&A effettuato, ha una valenza strategica nel medio lungo periodo. Certo, è l’indicazion­e, le debite precauzion­i sono state prese. Ad esempio: il capitale circolante netto, legato al business russo, è mantenuto basso. E la stessa liquidità, tranne quella necessaria all’ordinaria amministra­zione, è trasferita alla controllat­a Dickerhoff. Ciò detto, però, la presenza in loco per l’appunto è strategica e dovrà valutarsi nel medio lungo periodo. A fronte di un simile contesto, e ricordando la dinamica al rialzo del gruppo in Germania (29,7 milioni di Mol al 30/6/2016), Buzzi Unicem conferma l’Ebitda a fine 2016 di circa 520 milioni.

SCENARI La diversific­azione internazio­nale permette di più che controbila­nciare il calo in un Paese con il rialzo in altri Crisi russa: per l’azienda la presenza è da valutarsi sul medio lungo periodo

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