Buzzi Unicem in «pole» per il consolidamento: debole il mercato italiano
La spinta ai conti del Messico - Focus sugli Stati Uniti Confermata la stima per fine 2016: Mol a 520 milioni
Un singolo numero contabile racconta sempre parte della storia. Molto più utile, in tal senso, è guardare come quello stesso dato si è mosso nel tempo. Certo, la fotografia rimarrà parziale: bisognerebbe, ad esempio, considerare le voci non ricorrenti e straordinarie che caratterizzano ogni esercizio. Ciononostante il quadro della situazione risulterà più completo.
Il ragionamento, applicabile a qualsiasi azienda, è ovviamente valido anche con riferimento alla redditività del produttore di cemento e calcestruzzo Buzzi Unicem.
La società di Casale Monferrato, nel 2015, ha realizzato un Ebitda di 473,2 milioni. Il valore si trova al di sotto della «mediana» tra il Mol più alto raggiunto negli ultimi 9 anni (922,7 milioni nel 2008) e quello più basso (387 milioni nel 2010). Ciò detto, però, proprio dal livello minimo la redditività, con l’eccezione del 2014, è di anno in anno risalita. E, con riferimento all’intero 2016, l’indicazione di Buzzi Unicem è la conferma della stima di un Ebitda a circa 520 milioni.
Ma non è solo il trend della voce contabile in valori assoluti. Altro esercizio interessante è quello di guardare al rapporto della stessa con i ricavi. Vale a dire: il cosiddetto Ebitda margin. Ebbene anche qui viene replicata la dinamica individuata a livello di valori assoluti: la marginalità, fino al 2009, ha viaggiato su valori elevati (oltre il 20%). Poi c’è la cesura: nel 2010 l’Ebitda margin scende al 14,6%. Da quel momento però, seppure tra qualche alto e basso, il trend di fondo è impostato al rialzo. Nel 2015 il rapporto percentuale tra Mol e ricavi si attesta al 17,8%. Infine: al 30 giugno scorso, ultimo dato pubblico disponibile, la percentuale rimane in linea ( 17,5%). Insomma: messo alle spalle l’annus horribilis del 2010 (nel 2009-2010 il consumo di cemento negli Usa, a seguito dell’onda lunga della crisi-subprime, ha toccato i minimi) la redditività aziendale, anche grazie alla ripresa di molti mercati, ha rimontato.
Ciò detto Buzzi Unicem è una multinazionale. Il gruppo, cioè, ha una presenza globale: dall’Italia alla Russia fino agli Usa e il Messico. Di conseguenza, da una parte, la diversificazione permette con il rialzo in un Paese di controbilanciare il calo in un altro. Dall’altra, per comprendere ancora di più il business c’è un ulteriore angolo visuale: quello di alcuni singoli Paesi. Mercati che, ciascuno per le sue peculiarità, rappresentano una cartina di tornasole dell’attività aziendale.
Così, ad esempio, è il caso dell’Italia. Il Belpaese, si sa, è stato caratterizzato negli anni da un forte calo dei consumi di cemento. Dal massimo del 2006 (46,9 milioni di tonnellate) si è arrivati alle 19,6 tonnellate dello scorso esercizio. E, rispetto al 2016, le stime degli esperti di settore indicano il persistere della debolezza.
Buzzi Unicem, che nell’ormai lontano 2008 aveva raggiunto sul mercato domestico un’Ebitda di 143,4 milioni, ha (come gli altri player) subito l’impatto della dinamica descritta: dal 2012 in avanti la redditività, a livello di Mol, è stata negativa. Un problema, oltre che di prezzi, riconducibile alla sovracapacità produttiva dell’intero sistema. In tal senso non stupisce che la società, da tempo, sia intervenuta a ridurre, o razionalizzare, i suoi asset.
L’efficientamento tuttavia, seppure in continuo sviluppo, ha già dato molti dei frutti. Così l’intenzione della società è di svolgere un ruolo nell’ulteriore fase di consolidamento del settore. Il tentativo di shopping delle attività nel cemento e calcestruzzo preconfezionato di Sacci ne è un esempio. Al di là dell’esito finale dell’operazione, gli asset sono stati acquisiti da Cementir, Buzzi Unicem punta a proseguire sulla strada indicata. Anche perché, come sottolineato da diversi esperti, dopo l’Opa da parte della tedesca Heidelberg su Italcementi lo scenario domestico è diventato più fluido. Vale a dire: non è fantafinanza ipotizzare, ad esempio, lo scambio di asset tra diverse società (non solo in Italia) che permetta, per l’appunto, la razionalizzazione della capacità produttiva.
Fin qui alcune indicazioni sulle strategie di Buzzi Unicem nel mercato domestico. Quale, invece, il trend contabile dell’azienda in Italia? Nel primo semestre del 2016 il rosso dell’Ebitda si è attestato a 9,3 milioni in miglioramento rispetto al dato negativo di 15,1 milioni di un prima. Alla fine dell’anno il trend del Mol dovrebbe confermarsi migliore rispetto a quello del 2015. Ciò detto, nella precedente «Lettera al risparmiatore», la società aveva ipotizzato il break even, a livello di Ebitda, proprio in chiusura dell’attuale esercizio. Un obiettivo che però, a causa della modifica dello scenario di base con la mancata acquisizione degli asset di Sacci, Buzzi Unicem indica non più raggiungibile nei tempi prospettati.
Dall’Italia a Stati Uniti e Messico. Quest’ultimo mercato, contabilizzato dal gruppo con il metodo del patrimonio netto, è a ben vedere tra quelli che vantano il migliore trend. Al 30 giugno scorso la quota di risultato del Messico, compresa nella voce di bilancio cui confluiscono le valutazioni a patrimonio netto, è stato di 33,6 milioni a fronte dei 27,4 milioni di dodici mesi prima. Sull’intero anno, è l’indicazione di Buzzi Unicem, il risultato è previsto in miglioramento rispetto al 2015. Un saldo conseguenza di un mix di cause. In primis c’è la continua crescita della domanda che consente la saturazione della capacità produttiva. Poi: rilevano i prezzi in rialzo. Infine: i costi. Gli oneri operativi si mantengono bassi. Peraltro, proprio nel Paese del centro America, tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 entrerà in funzione l’ampliamento dell’output (ulteriori 1,3 milioni di tonnellate l’anno) dell’impianto di Apazapan. Un passo che porterà l’intera capacità produttiva della collegata Corporaciòn Moctezuma a 7,6 milioni di tonnellate annue.
Già, milioni di tonnellate. Quelle riferite ai consumi di cemento negli Usa, lo scorso anno, si sono assestate a 89,8 milioni. Si tratta di un valore che implica il rialzo del 3,7% sul 2014. Una dinamica che, secondo gli esperti, proseguirà sull’intero 2016 (circa +4%). Tutto rose e fiori, quindi? La situazione è più complessa. Nel primo semestre dell’anno l’Ebitda, anche grazie ad un meteo più favorevole rispetto allo stesso periodo del 2015, è cresciuto del 36,1% a 142,7 milioni. Nei mesi di luglio e agosto, però, Buzzi Unicem dichiarato al mercato il rallentamento nelle sue vendite in America. Tanto che, rebus sic stantibus, il ragionamento dell’azienda sugli Usa, dove da luglio è in funzione la nuova linea produttiva nella fabbrica di Maryneal, è il seguente. Da un lato bisogna attendere i dati dell’intero terzo trimestre, il più importante dell’anno, per trarre precise conclusioni; dall’altro, anche a fronte dell’inattesa accelerazione nella prima metà dell’esercizio, la crescita del Mol nel secondo semestre avrà una velocità maggiormente in linea con il secondo semestre del 2015. In generale, comunque, l’Ebitda negli Usa a fine 2016 è previsto in rialzo rispetto a quello del 2015.
Così come, a fine giugno scorso, è aumentata, sorprendendo gli analisti, la redditività di diversi Paesi dell’area Europa Orientale. Tra gli altri: il Mol della Repubblica Ceca e della Slovacchia (salito a 12,8 milioni), della Polonia (+22,6% a cambi costanti) e Ucraina (più che raddoppiato). La dinamica, a ben vedere, non è stata invece replicata in Russia. Qui la redditività, sempre a cambi costanti, è scivolata del 14,1%. Il dato non stupisce. Il persistere della sanzioni commerciali, unito al continuo calo del prezzo del petrolio, ha contribuito a mandare (e mantenere) in recessione il Paese. Al che il risparmiatore esprime il dubbio: la presenza in Russia, rafforzata nel 2014 dallo shopping della cementeria a Korkino (Urali), può essere un limite allo sviluppo aziendale. Buzzi Unicem rigetta l’obiezione. La presenza in quel mercato, analogamente all’M&A effettuato, ha una valenza strategica nel medio lungo periodo. Certo, è l’indicazione, le debite precauzioni sono state prese. Ad esempio: il capitale circolante netto, legato al business russo, è mantenuto basso. E la stessa liquidità, tranne quella necessaria all’ordinaria amministrazione, è trasferita alla controllata Dickerhoff. Ciò detto, però, la presenza in loco per l’appunto è strategica e dovrà valutarsi nel medio lungo periodo. A fronte di un simile contesto, e ricordando la dinamica al rialzo del gruppo in Germania (29,7 milioni di Mol al 30/6/2016), Buzzi Unicem conferma l’Ebitda a fine 2016 di circa 520 milioni.
SCENARI La diversificazione internazionale permette di più che controbilanciare il calo in un Paese con il rialzo in altri Crisi russa: per l’azienda la presenza è da valutarsi sul medio lungo periodo