Il Sole 24 Ore

Lo sport a cinque cerchi che dà lezione

Stasera al Maracanã quattromil­a atleti parteciper­anno alla cer imonia di chiusura delle gare organizzat­e in Brasile L’Italia torna a casa con un ricco medagliere e già guarda all’appuntamen­to di Tokio 2020

- Maria Luisa Colledani

pGoodbye Rio. Con il fuoco sacro che si spegne questa sera sui Giochi paralimpic­i brasiliani, i primi in Sudamerica, finiscono le gare ma resta la forza di certe lacrime, di certe medaglie che gridano al mondo tenacia e convinzion­e.

Il messaggio che arriva da Rio è per tutti, e lo rubiamo a Francesco Bocciardo, genovese, 22 anni, oro nei 400 stile libero: «Mi ispiro al film Race, il colore della vittoria. Jesse Owens vince quattro medaglie d’oro olimpiche, ma anche batte il pregiudizi­o della razza e del colore della pelle. Un po’ quello che facciamo noi che, qui, prima che persone con disabilità, siamo atleti che si allenano ore e ore tutti i giorni».

Anche per Luca Pancalli, presidente del comitato paralimpic­o italiano, Rio rappre- senta un punto di svolta per il movimento: «Questi Giochi segnano il percorso tracciato dal movimento paralimpic­o a livello internazio­nale e a livello di singoli Paesi. Rio ha raccontato al mondo che abbiamo un’anima in crescita e con una sua precisa connotazio­ne che non va confusa con altre. Quest’anima vuole contagiare la società perché ci sia una nuova percezione della disabilità».

Dopo undici giorni di gare, 23 sport in 21 impianti e 528 titoli, il bottino azzurro brilla: «Siamo molto soddisfatt­i – confessa Pancalli – i risultati sono andati oltre quelli di Londra 2012 e l’intero team ha fatto conquiste importanti».

Il nuoto e il ciclismo tutti d’oro, il fioretto di Bebe Vio, la gioia di Assunta Legnante: «Tutte le medaglie – continua il presidente – in modo diverso mi hanno emozionato ma sono stato coinvolto, in particolar­e, da due storie italiane. Sara Morganti è arrivata a Rio con il suo cavallo, Royal Delight, da campioness­a mondiale nel dressage. Mi ha commosso l’eleganza con cui Sara ha ac- cettato la decisione inappellab­ile del giudice di squalifica­re il suo cavallo. Ed emozioni altrettant­o forti sono venute da Oxsana Corso che purtroppo per un sistema di qualificaz­ioni ambiguo e discutibil­e si è vista superata da atlete che non hanno la sua disabilità. Questi momenti tristi della spedizione italiana sono la cifra dello straordina­rio amore per l o sport dei nostri atleti».

Dopo il lascito importante da parte del comitato italiano di alcuni campi sportivi alla città di Rio – ben più del valore di una medaglia – è tempo di tornare a casa e programmar­e Tokyo 2020: «Nei prossimi anni – conclude Pancalli – l’impegno è quello di rafforzare i risultati lusinghier­i ottenuti a Rio grazie a umiltà e impegno. I nostri atleti sono ambasciato­ri dello sport: tramite i loro volti, le loro esperienze dobbiamo contagiare i ragazzi disabili e portarli nelle piscine, nelle palestre, allo sport come fonte di vita e di ispirazion­e».

A Rio lo sport ha saputo superare se stesso, molti i record aggiornati e quei 1.500 metri categoria T13 con quattro atleti che hanno fatto registrare tempi inferiori al crono con cui è stato conquistat­o l’oro ai Giochi olimpici (per l’americano Matthew Centrowitz 3’ 50”, per l’ipovedente algerino Abdellatif Baka 3’48”29). Nella stessa corsa i Giochi brasiliani hanno raggiunto una nuova dimensione, tutta politica.

Sulla linea del traguardo, l’argento etiope Tamiru Demisse ha incrociato le braccia sopra la testa, come un mese fa aveva fatto il suo connaziona­le Feyisa Lilesa, secondo nella maratona, per denunciare come il governo maltratta la popolazion­e degli Oromo, la più numerosa del Corno d’Africa.

Questa è la lunga marcia dei Giochi paralimpic­i, nati come scommessa di un medico visionario, Ludwig Guttmann, in fuga dagli scempi del nazismo,culminati con la prima edizione dei Giochi a Roma nel 1960. Allora in gara 400 atleti, stasera i n oltre 4mila chiuderann­o il Maracanã per ricordare al mondo che disabilità significa nient’altro che abilità diverse grazie alle quali andare #oltre ogni ostacolo della vita.

L’IMPEGNO CIVILE La protesta dell’etiope Tamiru Demisse, argento nei 1.500 metri classe T13, contro il maltrattam­ento del popolo Oromo

Sopra un primo piano della protesi che ha consentito una bella affermazio­ne nei 400 metri all’atleta statuniten­se A. J. Digby. A sinistra l’ex pilota di Formula 1 Alex Zanardi che ha vinto (anche) la medaglia d’oro nel ciclismo su strada. Sotto, lo straordina­rio momento della vittoria di Beatrice (Bebe) Vio, medaglia d’oro nel fioretto

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Istantanee da Rio.
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