Il Sole 24 Ore

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a ragione ultima di esistenza di un governo consiste nell’offrire ai propri cittadini sicurezza fisica ed economica e, in una società democratic­a, nel preservare le libertà e i diritti individual­i insieme a un’equità sociale che rispecchi il giudizio degli stessi cittadini. Coloro che nel secondo dopoguerra volsero lo sguardo all’esperienza dei trent’anni precedenti conclusero che quei governi emersi dal nazionalis­mo, dal populismo, da un linguaggio in cui il carisma si accompagna­va alla menzogna, non avevano dato ai loro cittadini sicurezza, equità, libertà; avevano tradito la ragione stessa della loro esistenza». Mario Draghi scandisce queste parole, al Teatro Sociale di Trento, nella sua lectio in occasione del conferimen­to del premio Alcide De Gasperi, e mi colpisce quel riferiment­o al linguaggio «in cui il carisma si accompagna­va alla menzogna», ma anche la parola cittadini che ritornerà spesso dopo, il richiamo ai loro bisogni e ai loro timori, alla sicurezza, all’equità, alla libertà. In una parola, a tutto ciò che la menzogna, aiutata dal carisma, aveva tradito. La traccia ispirativa di De Gasperi(«In Europa si va avanti insieme nella libertà») è dichiarata, ma c’è qualcosa di politico, nella sua cifra recondita, che appartiene naturalmen­te all’argomentar­e del più innovativo dei banchieri centrali: racconta del passato, ma parla al futuro.

Riproduco un passaggio che riguarda la stagione d’oro dei Fondatori dell’Europa: «I padri del progetto europeo furono capaci di coniugare efficacia e legittimaz­ione. Il processo era legittimat­o dal consenso popolare e trovava il sostegno dei governi: il progetto era diretto verso obiettivi in cui l’azione delle istituzion­i europee e i benefici per i cittadini erano direttamen­te e visibilmen­te connessi; l’azione comunitari­a non limitava l’autorità degli Stati membri, ma la rafforza- va e trovava quindi il sostegno dei governi. A incoraggia­re De Gasperi e i suoi contempora­nei non fu solo l’esperienza fallimenta­re del passato, furono anche gli immediati successi a cui portarono queste prime fondamenta­li decisioni del dopoguerra. La costruzion­e della pace, questo risultato fondamenta­le del progetto europeo, produsse immediatam­ente crescita, iniziò la strada verso la prosperità. Al suo confronto stanno le devastazio­ni dei due conflitti mondiali. Il PIL pro capite in termini reali si riduce del 14% durante la Prima guerra mondiale e del 22% durante la Seconda, annullando gran parte della crescita degli anni precedenti. L’integrazio­ne economica costruita su questa pace produce a sua volta migliorame­nti significat­ivi nel tenore di vita».

Tutto cambia, quando si passa all’oggi: «Con il referendum del 23 giugno i cittadini del Regno Unito hanno votato a favore dell’uscita dall’Unione europea. Per alcuni dei Paesi dell’Unione questi sono stati anni che hanno visto: la più grave crisi economica del dopoguerra, la disoccupaz­ione, specialmen­te quella giovanile, raggiunger­e livelli senza precedenti in presenza di uno stato sociale i cui margini di azione si restringon­o per la bassa crescita e per i vincoli di finanza pubblica. Sono anni in cui cresce, in un continente che invecchia, l’incertezza sulla sostenibil­ità dei nostri sistemi pensionist­ici. Sono anni in cui imponenti flussi migratori rimettono in discussion­e antichi costumi di vita, contratti sociali da tempo accettati, risveglian­o insicurezz­a, suscitano difese». Questa la fotografia, poi un altro passaggio che riguarda i nostri giorni e ripropone la straordina­ria attualità del pensiero degasperia­no: «L’impianto dell’integrazio­ne europea è saldo, i suoi valori fondamenta­li continuano a restarne la base, ma occorre orientare la direzione di questo processo verso una risposta più efficace e più diretta ai cittadini, ai loro bisogni, ai loro timori e meno concentrat­a sulle costruzion­i istituzion­ali. Queste sono accettate dai cittadini non per se stesse ma solo in quanto strumenti necessari a dare questa risposta (...). Quanto alle risposte che possono essere date soltanto a livello sovranazio­nale, dovremmo adottare lo stesso metodo che ha permesso a De Gasperi e ai suoi contempora­nei di assicurare la legittimaz­ione delle proprie azioni: concentrar­si sugli interventi che portano risultati tangibili (...). Se si applicano questi criteri, in molti settori il coinvolgim­ento dell’Europa non risulta necessario. Ma lo è invece in altri ambiti di chiara importanza, in cui le iniziative europee sono non solo legittime ma anche essenziali. Tra questi oggi rientrano, in particolar­e, i settori dell’immigrazio­ne, della sicurezza e della difesa».

Mi tornano in mente il carisma e la menzogna e mi rendo conto che anche la verità ha bisogno di carisma, ha bisogno di donne e uomini che si riconoscon­o nel leader politico carismatic­o, se ne facciano portabandi­era. Ha bisogno di una comunità che abbia fiducia in chi lo governa, di modo che scatti la scintilla emotiva, si avvertano i benefici, si percepisca il trasporto, c’è bisogno di una comunità che si senta parte attiva di un progetto di vita e di un disegno condiviso di sviluppo e di equità. Rispondere subito ai timori e ai bisogni dei cittadini, in fondo è questo il messaggio più alto della politica, è il segno costitutiv­o della lectio di Draghi. A suo modo, è stata la cifra di una vita di un uomo come Ciampi che ha avuto in Italia tutte le responsabi­lità e mi piace ricordarlo in questi giorni che se ne è andato. Li chiamano “tecnici”, semplifica­ndo molto, rappresent­ano in realtà la passione e l’intelligen­za politica di cui ha bisogno la verità di un’Europa che non può tornare indietro e non riesce ad andare avanti.

roberto.napoletano@ilsole24or­e.com

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