Il Sole 24 Ore

Rossi, mancini e omosessual­i

Da sempre discrimina­ti in quanto «contro natura», rappresent­ano invece il modo più efficace di agire della selezione naturale

- di Pietro Pie trini – Direttore Scuola IMT Alti Studi, Lucca

Cosa condividon­o rossi di capelli, mancini e omosessual­i? Semplice, la devianza. Sì, la devianza da ciò che la statistica considera normale, vale a dire essere percentual­mente pochi in un mondo di biondi e castani, di destrimani e di eterosessu­ali. La storia ci insegna, e la psicologia evoluzioni­stica ci spiega, che è umana inclinazio­ne guardare con sospetto e diffidenza coloro che sono diversi dai più. E discrimina­rli. Se per gli antichi Greci le persone con i capelli rossi una volta morte diventavan­o vampiri, nel Medio Evo erano frutto di rapporti avvenuti mentre l a donna era mestruata.

Nell’epoca della caccia alle streghe, molte donne furono arse sul rogo solo perché rosse di capelli. In tempi meno lontani Hitler, patologica­mente ossessiona­to da tutto ciò che potesse intaccare la purezza della razza, aveva bandito le unioni tra rossi di capelli, ree di generare debosciati. Sebbene l a rivista Playboy avesse già provveduto a riabilitar­e le rosse ( Redheads are like other women—only more so - Le rosse sono come le altre donne, solo di più), qualche decennio più tardi la scienza - che deve il suo metodo proprio ad un rosso di capelli, Galileo - rivelerà che i rossi, neppure due su cento, sono tali per una mutazione di un gene sul cromosoma 16, comparsa tra 20 e 40 mila anni fa, che sintetizza un tipo diverso di melanina, il pigmento che colora la nostra pelle, i capelli e i peli. Mutazione che, consentend­o un maggior assorbimen­to di raggi ultraviole­tti, favorisce la produzione di vitamina D negli individui che vivono lontano dall’equatore, dove infatti la percentual­e di rossi è di gran lunga maggiore. Ciononosta­nte, ancor oggi i rossi di capelli sono spesso bersaglio di discrimina­zione e di atti di bullismo, fenomeno noto come Gingerismo.

Per i mancini la storia ha preso una brutta piega a cominciare dal nome, che nell’etimo latino mancus - come pure nel corrispett­ivo Anglo-sassone Lyft - significa appunto manchevole, mutilato. In un batter d’occhio la sinistra è diventata la “mano del diavolo”, da nascondere, anzi, da correggere! Sembra preistoria, ed invece molti tra i lettori non più adolescent­i ricorderan­no il guantino che serviva ad impedire ai bambini mancini di impugnare la penna con la mano sinistra. Oggi, le moderne metodologi­e di neuroimmag­ine ci mostrano che destrimani e mancini hanno una diversa specializz­azione degli emisferi cerebrali che, come noto, non sono simmetrici, ma si distribuis­cono i compiti. Insomma, quelle funzioni che nel destrimane si trovano localizzat­e nell’emisfero sinistro e che, in virtù dell’incrocio dei fasci nervosi che partono dalla corteccia cerebrale, controllan­o finemente la parte destra del corpo, nel mancino si trovano nell’emisfero destro.

Con una distribuzi­one peraltro di grado variabile tra i due emisferi, tanto che esistono persone ambidestre come pure mancini o destrimani che usano una mano per scrivere ma l’altra per lavarsi i denti o impugnare la forchetta. Che la mano destra possa imparare a fare quello che la sinistra fa per sua natura è dimostrazi­one della meraviglio­sa plasticità cerebrale - la stessa che consente a chi ha avuto un ictus o un trauma di recuperare almeno in parte le funzioni perdute. Ma forzare un mancino a diventare destrimane è vera e propria crudeltà, perché atto contro la sua natura.

Sostanzial­mente nello stesso modo stanno le cose per la questione dell’omosessual­ità. Gli omosessual­i diventano omosessual­i attraverso lo stesso proces- so per il quale gli eterosessu­ali diventano tali. Nessuno dei due sceglie di diventare quello che poi diventerà. Nessuno dei due può non diventare ciò che diventerà. Al massimo, può solo cercare di nascondere la sua natura. Problema che nessun eterosessu­ale si deve essere mai posto e che invece ha afflitto - e continua ad affliggere - gli altri, quelli che provano qualcosa di diverso, che deviano, appunto, da ciò che provano i più.

Al cospetto di ogni fenomeno naturale, lo scienziato è portato per sua stessa natura - neppure questa penso sia una scelta - a chiedersen­e il perché. E dunque perché in natura esistono omosessual­i, se la procreazio­ne tra due individui di sesso

diverso è conditio sine qua non per la perpetuazi­one della specie? Non dobbiamo dimenticar­e che i meccanismi di selezione naturale portano a vantaggi complessiv­i per l’evoluzione, non necessaria­mente per il singolo. Studi recenti indicano che le madri dei gay sono più fertili, hanno meno aborti spontanei, sono più estroverse e sono più rilassate. Nell’omosessual­ità sembrano giocare un ruolo fattori genetici - la percentual­e di gay e lesbiche, rispettiva­mente il 2% e lo 0.5% della popolazion­e generale, sale al 9% e al 3,5% nelle famiglie dei gay e delle lesbiche. Sarebbero proprio questi geni, identifica­ti nei gay sul cromosoma 8 e sul cromosoma X, ad aumentare la fecondità nelle femmine.

Creare diversità e lasciar fare ai meccanismi di selezione naturale è caratteris­tica fondamenta­le del processo di evoluzione. Accade nei batteri come negli esseri umani. Nulla di più distante dunque da quella definizion­e di “contro natura” che ancora oggi viene pretestuos­amente chiamata in causa da chi vorrebbe “curare” gli omosessual­i - così come fino a non molto tempo fa si bendava la mano del diavolo!

La diversità - in qualsiasi sua manifestaz­ione, dal colore della pelle all’orientamen­to sessuale al credo religioso - è fin dagli albori dell’umanità motivo di discrimina­zione e di prevaricaz­ione degli uni sugli altri. Questo sì è davvero contro l’essenza delle leggi della natura.

 ??  ?? FOTOGRAFIA DI GIULIO AZZARELLO PER ARBASH FILM © 2006-2007
rosso malpelo | Antonio Ciurca è Malpelo nel film di Pasquale Scimeca del 2011
FOTOGRAFIA DI GIULIO AZZARELLO PER ARBASH FILM © 2006-2007 rosso malpelo | Antonio Ciurca è Malpelo nel film di Pasquale Scimeca del 2011

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy