Passiva America
New York, 29 luglio 1940 [...In Inghilterra] già dalle prime giornate di guerra osservavo con preoccupazione come gli inglesi la conducessero con il ritmo e la calma della pace, preoccupati soprattutto di turbare il meno possibile la vita privata. Sognavano di condurre la guerra con un blocco navale e non hanno impegnato nel momento giusto uomini ed energie. Ora che sono con le spalle al muro sviluppano una forza sorprendente. Ma che cosa possono nervi saldi contro carri armati? Lo vedremo nelle prossime settimane.
È doloroso per me osservare la stesso orgoglioso e passivo comportamento in America, la stessa fatale politica di insultare e irritare gli aggressori, lasciandoli però rafforzare osservando un'assoluta neutralità. Sacrificando la flotta inglese, l'America perde la sua prima linea di difesa. [...] Purtroppo non siamo ancora alla fine. Così come noi emigranti capimmo il pericolo più chiaramente degli inglesi, così ora gli europei percepiscono in anticipo l'emergenza dell'America, nel suo benessere attuale, ora, come allora in Inghilterra, senza l'idea di una soluzione. [...] Lei è così gentile da chiedermi dove penso di andare. Non lo so. [...] Cerco, per ora, di non pensarci e mi lascio trascinare. Prima o poi la tempesta finirà oppure finiremo noi. [...]