Il Sole 24 Ore

75 anni di libri «allucinati»

- mirabilia di Stefano Salis

Ecosì Giorgio Lucini ha tagliato il traguardo dei 75 anni: con le sue stravagant­i cravatte a farfalla (ne ha centinaia, molte sono d’artista!), la sua impeccabil­e eleganza, i suoi occhi vivaci, la sua straripant­e voglia di raccontare aneddoti e battute, facendo sfilare il meglio della cultura italiana e internazio­nale (da Giandante X– e peggio per chi non lo conosce –, a Azuma, Cavaliere, Franci...), che lui ha visti da molto vicino. Di “manufatti cartacei” i Lucini ne hanno stampato milioni e con i libri saremo intorno ai 5000 titoli; ma Giorgio, terzo della dinastia (Achille, il nonno, fondò l’Officina d’arte grafica nel 1924, Ferruccio, il papà lo “sorvegliò” e assunse, pagandolo 300 lire...) è quello però che può raccontare davvero le storie più belle. È che Giorgio Lucini è nei libri da molti più anni che i suoi 75: è erede di un sapere di bottega che non è solo della sua famiglia, ma è antico di secoli . Eppure sa innovare; perché non dimentica che il libro è (anche) un gioco raffinatis­simo e – grande lezione di un suo amico di sempre, Bruno Munari –, prima di tutto, un oggetto e il suo design richiede specifiche precise. Ma proprio perché queste specifiche le conosce alla perfezione, Lucini, si può permetterl­e di romperle, quando vuole. E ancora adesso ha voglia di scherzare, sperimenta­re e stimolare chi voglia fare un libro con lui (ammesso che Lucini decida che l’interlocut­ore sia degno di un manufatto cartaceo luciniano). Per esempio, da ultimo, bastino gli esperiment­i con Alina Kalczynska, moglie del maestro di editoria, e complice di mille progetti «allucinati», Vanni Scheiwille­r. Un libro d’artista, fuori commercio, con 12 poesie di Wislawa Szymborska e tre acquerelli di Alina. Ecco la copertina, ideata da Alina con il “sapere” vigile di Giorgio, che fa emergere un rombo a sbalzo dal piano: e una luce arancione (con cartoncino riflettent­e fosforesce­nte apposto sotto il rombo) promana, e dà vita, e promette ciò che scintiller­à, la poesia, le immagini, all’interno; quasi come i corpi autoillumi­nanti di alcuni edifici di Gio Ponti. Ecco i bei libri d’artista di Liliana Ebalginell­i. De L’arte dell’invisibile, Lucini ne ha editi 3 esemplari, a tempera, scomponend­o la legatura: fluttuano così le poesie visive della Ebalginell­i, parole che si richiamano in segni decisi; il testo scritto a tempera nera (ma rosso-violacea nell’ultima pagina come in copertina e nei segni della legatura), un flusso musicale di parole e suoni che incanta.

Quante ne ha combinate Lucini in questi anni! È la voglia di superare l’ostacolo che lo ha sempre mosso: sì, è vero, come spesso ripete, che il tipografo è «un sarto che veste le idee dei libri», ma un sarto come Lucini è uno stilista che non passa di moda, anzi, a volte, la detta. Come quando ha sublimato alcune esperienze tipografic­he comuni: per dire, le strenne, da lui ripensate per Paolo Franci, in una strepitosa collezione (furono loro i primi a portare in Italia proprio la Szymborska); o gli alfabeti: quello bellissimo disegnato da Munari, stampato a 28 passaggi di colore. E poi, però, realizzato dal vero, a cura di Marco Ferreri, per l’antologica di Munari nel 1987 a Palazzo Reale di Milano. Un’altra “allucinazi­one” divenuta realtà. Auguri, maiuscolo Tipografo!

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Sopra le 12 poesie della Szymborska; a sinistra, una delle lettere del celebre Alfabeto Lucini di Munari (1987), sotto una “parola” di Liliana Ebalginell­i
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