L’Albana nel cartone
Eadesso non c’è più niente da dire e c’è solo da vendemmiare. È piovuto quando doveva piovere, ha siccitato quando era meglio, le opere che dovevamo fare le abbiamo fatte come bisognava, e stamattina quello del consorzio è venuto e l’uomo ha fatto come alla televisione e ha detto sì, che il pinot ha già il grado, il sangiovese gli sta andando dietro e l’albana se non se lo piglia in questi due giorni che c’è ancora la soleggiata non lo piglia più e pazienza andrà che ci si rimette anche quest’anno.
Ma intanto Paolo la sua albana il grado ce l’ha, si vede che la sua è extraterrestre. Sono andato a trovarlo e l’aveva già vendemmiata, erano lì nell’aia lui e sua moglie a sgranarla. Con le mani voglio dire, le mani a sgranare l’albana nel gratello sul bigoncio. Tipo il console Camillo, tipo mio nonno Garibà più recentemente. Poi però ci fa queste bottiglie che se invece che mille ne facesse centomila ci si rifarebbe la casa.
Con l’albana, che qui di tradizione la danno via per le distillerie o quando viene bene per il vinello nel cartone. Cosa gliene viene a Paolo di questo suo bianco d’Albana che le enoteche fiche manco lo vedono col binocolo, che bisogna fare dei chilometri e prenderlo a casa sua e arrivare che magari l’ha finito? Niente, o forse i libri della scuola per suo figlio. Quelli del consorzio gli dicono, organizzati meglio, così e così, e fanne abbastanza che te lo portiamo fino in Cina. E lui anche quest’anno è lì con sua moglie a sgranare e a rovinarsi per niente, solo per l’orgoglio che a nessuno al mondo un’albana viene bene come a lui.