Medicina al ce t riolo
La scienza è un’urgenza. La medicina è ricoverata al pronto soccorso della ricerca ed è in codice rosso. Tre sono i casi di donne morte per avere rifiutato la chemioterapia. I singoli destini delle tre – le cui storie sono state raccontate dalle cronache – partecipano di un unico sintomo rivelatore: la conclamata superstizione della «scienza alternativa».
È la prosecuzione dell’ideologicamente corretto con le armi del bla bla umanistoide fatto di bicarbonato, spremuta di cetriolo e carillon; la percezione del servizio sanitario scende un gradino sotto il livello di occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio.
La scienza è in emergenza e l’epoca compiuta dell’informazione via web si capovolge nell’esatto contrario: il sistema di menzogna dei ciarlatani che trova legittimità per tramite d’internet.
È l’applicazione della democrazia diretta – una specie di “una testa, un voto” – all’ambito più naturalmente gerarchico dove solo chi sa deve insegnare. È incredibile che nel trionfo della laicità – o forse è la diretta conseguenza? – confidando nei maghi si arrivi a obiettare anche sull’opportunità di vaccini testati da uomini e donne in camice bianco radunatisi nel segno di Ippocrate.
La scienza è purtroppo al rogo e i ceppi sono i gigabyte del web dove lo stesso ferreo controllo opposto alla pedofilia non viene purtroppo adottato contro chi fa strame della medicina seminando falsità. Alla semplice domanda – « cosa fare per il mal di gola? » – c’è una risposta in automatico il cui livello di attendibilità è pari alle citazioni pronte all’uso ( basti ricordare la gaffe di Matteo Renzi in Argentina che cita Borges, prendendo i versi dalla rete, ma non è Borges). L’Aleph svapora, il mal di gola resta. E la scienza schiatta.
@PButtafuoco