Milano capitale della moda: accelera il patto tra stilisti, imprese ed enti pubblici
Il premier Renzi all’inaugurazione delle sfilate: «Qui c’è un pezzo di economia e di talento»
pNon era mai successo che un premier in carica inaugurasse una settimana della moda milanese. Eppure ce ne sono quattro all’anno e sono altrettante occasioni per mettere in vetrina la seconda industria italiana, quella del tessile-moda-abbigliamento, fatta di quasi 70mila imprese e che dà lavoro a circa 630mila persone, senza contare l’indotto.
Non era mai successo prima del 2016: quest’anno Matteo Renzi ha aperto entrambe le fashion week dedicate alle collezioni femminili, quella di febbraio e, ieri, quella di settembre.
«Capisco la sorpresa. Ma venire a Milano in occasioni come questa non è una concessione del premier di turno – ha detto Renzi –. Qui c'è un pezzo di economia, di creatività, di ingegno, di talento e di bellezza che merita il rispetto della politica, della cosa pubblica. Io continuerò a venire, ma sarò felice quando, dopo di me, chi mi seguirà, continuerà a considerare la settimana della moda l’evento al quale un presidente del consiglio deve partecipare».
E davvero negli spazi dell’ex Ansaldo dove si è tenuto il pranzo per quasi 300 persone c’era un pezzo di creatività ed economia, E c’era di fatto l’intero sistema moda italiano, nella sua accezione più allargata, che comprende, oltre a quelle dell’ abbigliamento e della pelletteria, le filiere della gioielleria e degli occhiali. Perché Renzi ha sempre riconosciuto il valore del settore, chiedendo allo stesso tempo un’evoluzione da somma di eccellenze a sistema. Come dimostra la nascita del Comitato per la moda, voluto in gennaio dall’allora sottosegretario allo Sviluppo economico Carlo Calenda e ora guidato dal sottosegretario Ivan Scalfarotto, definiti dal premier «le persone con le carte in regola per discutere con voi del presente e del futuro del vostro settore».
Un punto di svolta, quello voluto da Calenda, sottolineato anche da Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda, che rappresenta la maggiore parte dei marchi e stilisti italiani e organizza, tra le molte altre cose, le quattro fashion week di Milano. «Quella italiana è la prima industria europea della moda e abbiamo 30 punti percentuali di vantaggio sul secondo Paese, la Germania. In questi giorni vediamo solo la punta dell’iceberg di questa industria – ha aggiunto Capasa – ma è quello che serve per capire che la moda può essere la linfa vitale, imprenditoriale e creativa, della città, della regione e del Paese».
Beppe Sala, alla sua prima settimana della moda da sindaco, ha ribadito l’invito fatto in occasione della presentazione del calendario delle sfilate (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 settembre): «Torno a invitarvi ad aprirvi di più alla città, seguendo l’esempio del Salone del mobile. Chiedo molto, lo so, ma sono disposto a dare altrettanto in cambio, perché riconosco il valore economico, sociale e culturale di quello che fate. Come in passato, il Comune dà anche questa volta ai giovani stilisti la possibilità di sfilare nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, uno dei luoghi più suggestivi e simbolici della città. Ma ho altri progetti – ha aggiunto il sindaco –. Vorrei dare vita, con l’aiuto e i suggerimenti di tutti, un fashion incubator per creativi emergenti che devono trasformare il talento in impresa».
Nell’area ex Ansaldo c’erano proprio tutti: stilisti, imprenditori, presidente di associazioni di settore e di fiere, comprese quelle di Firenze, dove si tengono le manifestazioni organizzate da Pitti Immagine. Impossibile citarli uno per uno: basti dire che la filiera era, per una volta, interamente rappresentata, dal monte al valle, dal tessile di eccellenza allo stilista. E mai luogo fu più simbolico delle molte anime di Milano e dell’Italia: accanto alle indelebili tracce della fabbrica di turbine che fu, c’erano i costumi della Scala, che in edifici attigui ha i suoi laboratori e archivi. «Il made in Italy che ci serve – ha detto ancora Renzi – è quello fatto di valori, cultura, ideali e passioni, che sono alla base dell’impegno degli artigiani che realizzano le straordinarie opere (sic) della moda, ma anche dell’impegno delle donne e uomini che lavorano al Teatro della Scala».
TUTTA LA FILIERA Gli stilisti e gli imprenditori dell’intero sistema-moda made in Italy fatto di quasi 70mila aziende con 630mila lavoratori