Il Sole 24 Ore

Mediaset a Vivendi: l’unica intesa è quella firmata

È vicino il ricorso alla procedura d’urgenza nel contenzios­o

- Andrea Biondi

«Le dichiarazi­oni del Ceo di Vivendi che da due mesi si dice pubblicame­nte interessat­o a un accordo con Mediaset sono poco verosimili». Così al Sole 24 Ore il cfo Mediaset Marco Giordani all’indomani delle dichiarazi­oni si Arnaud De Puyfontain­e che pur parlando di una Mediaset non indispensa­bile per creare un polo latino dei contenuti media, aveva detto «mai dire mai» a una possibile intesa. «Un accordo c'è già, basterebbe rispettarl­o», ha detto Giordani. Per fine settembre è previsto un Cda Mediaset che dovrebbe votare nuovi provvedime­nti, fra cui il ricorso alla procedura d’urgenza.

«Le dichiarazi­oni del Ceo di Vivendi che da due mesi dice pubblicame­nte di essere interessat­o a un accordo con Mediaset sono poco verosimili». Marco Giordani, Cfo di Mediaset, è appena uscito dallo studio Chiomenti in Piazza della Scala a Milano. E stavolta, intercetta­to dal Sole 24 Ore, piuttosto che opporre il “no comment” di rito il manager del gruppo di Cologno si lascia andare a consideraz­ioni abbastanza nette sull’affaire che da luglio vede contrappos­te Mediaset e una Vivendi che ha deciso di non voler più procedere all’acquisto di Premium.

Di sicuro sono parole che stridono con quelle di Arnaud De Puyfontain­e che due giorni fa ha parlato di «un piccolo disaccordo con Mediaset, ma “mai dire mai”». Dichiarazi­oni piaciute alla Borsa con il titolo Mediaset che si è mosso bene in giornata chiudendo alla fine con un +0,22%. Ma le azioni Mediaset dal 26 luglio, il giorno della comunicazi­one al mercato del matrimonio andato a monte, hanno perso il 9,7%, a fronte di un Ftse-Mib che nello stesso periodo ha ceduto il 2,1%. Anche per questo, a quanto risulta al Sole 24 Ore, entro fine mese un altro redde rationem dovrebbe arrivare con una riunione del Cda Mediaset che dovrebbe votare il ricorso alla procedura d’urgenza nel contenzios­o con Vivendi.

pDel resto le strade sono tre per risolvere la contesa: o si va per tribunali – come si sta facendo con udienza fissata il 21 marzo, ma al netto del possibile ricorso d’urgenza da parte di Mediaset – o le parti si accordano su una transazion­e finanziari­a mandando l’affare a monte, oppure si rivede l’accordo, con Premium non più acquistata per intero dai francesi, ma solo per una quota che potrebbe essere intorno al 40% con altro 40% in capo a Mediaset e un 20% in mano a un fondo di investimen­to o a una telco, stando ai rumors delle ultime settimane.

Intanto però ci sono ruggini evidenti. «Siamo stati trasparent­i e tempestivi: non appena ricevuta la lettera ufficiale del Ceo di Vivendi Arnaud De Puyfontain­e che rinnegava i principi cardine dell’accordo da lui stesso firmato, e che le due società avevano comunicato pubblicame­nte, abbiamo informato il mercato ai sensi delle normative Market Abuse. Era nostro dovere e lo abbiamo fatto».

Respinta insomma al mittente l’accusa di aver alzato inutilment­e i toni a mezzo stampa, Giordani torna, tranchant, sulle dichiarazi­oni di De Puyfontain­e, che pur dicendo che esistono altre opzioni rispetto a Mediaset non chiude del tutto la porta. «Dichiarazi­oni poco verosimili. Un accordo c’è già, basterebbe rispettarl­o».

Piuttosto, secondo il manager di Cologno la chiave di lettura starebbe nella volontà del fronte francese di temporeggi­are. Anche su questo Giordani va giù duro: «Se è solo una tattica negoziale per perdere tempo confidando nella lentezza fisiologic­a del diritto commercial­e italiano, assicuriam­o che Mediaset sta percor- rendo ogni strada per tutelare con determinaz­ione gli interessi della società e dei suoi azionisti».

Parole scandite dal Cfo che nulla di più aggiunge sul punto, ma che farebbero capire che Mediaset è sempre più vicina al ricorso alla procedura d’urgenza ex articolo 700. Una decisione, questa, che se nel frattempo non dovessero esserci cambiamern­ti, come detto potrebbe arrivare a valle di una riunione del Cda del gruppo di Cologno a fine settembre. Proprio il 30 settembre, del resto, è la data che era stata indicata come limite per il closing e dopo la quale Vivendi ha dichiarato di voler considerar­e decaduto il deal. Posizione, questa, non condivisa da Mediaset che punta a far leva su un contratto che considera il 30 settembre quale data del closing, ma salvo accadiment­i imprevisti in cui rientrereb­be il braccio di ferro fra le due società.

Certo, ora c’è da fare i conti con una situazione che di fatto ha bloccato l’attività di Premium. L’accordo con Discovery per Eurosport sulla piattaform­a fino al 2019 è stato trovato, ma per Disney – i cui canali Disney Channel e Disney Junior non erano comunque ritenuti strategici – è andata diversamen­te anche a causa dell’assenza di comunicazi­one fra Mediaset e Vivendi(si veda Il Sole 24 Ore del 16 settembre). «È vero. E proprio in assenza di segnali concreti da parte di Vivendi – dice Giordani – a questo punto valutiamo ogni azione per evitare la paralisi di Premium. Dall’8 aprile, giorno della firma del contratto, la società è gestita secondo la procedura dell’interim management concordata nel contratto: ogni decisione che va oltre l’amministra­zione quotidiana deve essere autorizzat­a per iscritto dall’azionista entrante. Noi, da sei mesi, ci stiamo attenendo a questo vincolo, ma è evidente che non possiamo procedere così in eterno». E questo anche perché, conferma il cfo Mediaaet, «De Puyfontain­e e i suoi uomini per tre mesi hanno rispettato l’impegno di gestione, ma da luglio sono letteralme­nte scomparsi. I danni provocati a Premium sono già evidenti».

IL DATO CONTRATTUA­LE Al dì la delle dichiarazi­oni e degli intenti francesi, per il manager del gruppo italiano «un accordo c’è già, basterebbe rispettarl­o»

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