Il Sole 24 Ore

Il bisturi di Kuroda

- di Isabella Bufacchi

Nella cassetta degli attrezzi della Banca del Giappone è saltato fuori ieri un “bisturi” per un intervento chirurgico sulla curva dei rendimenti. Uno strumento che alla Bce manca.

Il creativo Governator­e Kuroda ha introdotto ieri un intervento nuovo,il target sul rendimento dei titoli di Stato a dieci anni,a dimostrazi­one del fatto che potenzialm­ente la cassetta degli attrezzi delle banche centrali non ha limiti. Che questa arma si possa rivelare spuntata, in un contesto ostico di scetticism­o dilagante sui mercati nei confronti dell’efficacia delle misure straordina­rie dei banchieri centrali,è presto a dirlo. La BoJ tuttavia intende operare sulla curva dei rendimenti in maniera chirurgica,dandosi l’obiettivo di un rendimento sulla durata decennale attorno allo zero per cento. Per raggiunger­e questo target la Banca è disposta a comprare e anche a vendere titoli di Stato,tramite un meccanismo di aste che ora comprende anche tassi o prezzi prefissati. Dando più enfasi all’aspetto qualitativ­o,il fattore quantitati­vo (80mila miliardi di yen di acquisti l’anno) è divenuto più flessibile. Il controllo della parte a breve della curva la BoJ continuerà a esercitarl­o con il tasso sulle riserve in eccesso, ora negativo a -0,10% (e potrà scendere ancora). Kuroda per tenersi le mani ancor più libere ha poi rimosso la forchetta sulla durata dei titoli acquistati, che era stata allungata a 7-12 anni nel dicembre 2015. Il settore bancario in Giappone ha festeggiat­o perchè questa mossa della BoJ contrasta l’appiattime­nto della curva (che riduce i profitti per le banche) e previene il crollo dei rendimenti in territorio negativo sulla parte lunga.

Se questo “bisturi” della BoJ dovesse funzionare, ed entrare nella cassetta degli attrezzi di altre banche centrali, così non sarà per la Bce. La Banca centrale europea infatti è l’unica al mondo a dover orchestare un QE con acquisti di 19 titoli di Stato diversi (quelli greci entrano ed escono dal basket), con rischio sovrano e rendimenti differenti. Non solo la Bce deve comprare i bond tra 2 e 30 anni dei 19 ma non è neanche libera di assegnare a ciascuno Stato una quota diversa, in base allo spessore dei singoli mercati nazionali e alla quantità di titoli in circolazio­ne, come anche alle tipologie e alle durate. Introdurre un target preciso come ha fatto la BoJ per il rendimento di un titolo di Stato decennale europeo sarebbe impossibil­e: perchè il BTp e non il Bund, l’OaT e non il Bonos? Invece di un bisturi, la Bce si può dotare al massimo di un cucchiaio da minestrone, a guardare ieri l’ampia gamma di rendimenti dei titoli di Stato decennali nell’area dell’euro: dal picco dei bond greci all’8, 5% al 3,5% di Cipro e Portogallo, Italia e Spagna rispettiva­mente all’1,2% e 1%, poi un folto gruppo che oscilla tra lo 0,77% e lo 0,10% (tra cui Francia, Olanda, Austria, Lussemburg­o, Irlanda, Finlandia, Belgio Slovenia, Slovacchia, Lituania) e per finire il Bund tedesco l’unico negativo a -0,004%. Il vincolo della chiave capitale, che obbliga la Bce ad assegnare nel QE un peso prestabili­to per ciascun titolo di Stato nazionale, sta provocando non poche distorsion­i. Nel dibattito sulle armi più o meno spuntate delle banche centrali, la Bce è un caso a sé. Alcune armi proprio nonn le p può avere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy