Il Sole 24 Ore

L’Ocse taglia le stime sul Pil ma spinge sulla flessibili­tà

- Marco Moussanet PARIGI. Dal nostro corrispond­ente

L’Ocse taglia le previsioni di crescita dell’Italia (dello 0,2% quest’anno e dello 0,6% il prossimo, con un aumento del Pil allo 0,8% in entrambi i casi) ma si schiera risolutame­nte dalla parte del premier Matteo Renzi nella battaglia con Bruxelles sulla flessibili­tà di bilancio. Nell’Economic Outlook di mid-term (intermedio cioè rispetto a quelli più approfondi­ti e articolati di giugno e settembre), l’organizzaz­ione parigina sottolinea ancora una volta il persistere di una «crescita molle» a livello mondiale, con una revisione delle stime che praticamen­te non salva nessuno.

Rispetto a giugno, la crescita globale viene ritoccata al ribasso dello 0,1% (al 2,9% nel 2016 e al 3,2% nel 2017), con un taglio su quest’anno più accentuato per Stati Uniti (-0,4% all’1,4%) e Canada (-0,5% all’1,2%). La riduzione per la zona euro è dello 0,1% (all’1,5%). Il segno positivo rimane solo per Gran Bretagna (+0,1% all’1,8%), che almeno per quest’anno dovrebbe risentire meno del previsto dell’effetto Brexit, e per il Brasile (+1%), che però rimane in profonda recessione (-3,3%).Quanto all’anno prossimo, in terreno positivo ci sono solo il Giappone (+0,3% allo 0,7%) e il Brasile (+1,4% a -0,3%), con l’eurozona in calo dello 0,3% (all’1,4%). E se per l’Italia il ribasso di quest’anno è in linea con quello generale, nel 2017 il taglio è il più forte, con la sola eccezione della Gran Bretagna (-1% all’1%), che inizierà a risentire pienamente dell'esito del referendum.

La drastica revisione delle stime sull’Italia, secondo la capo-economista dell’Ocse Catherine Mann, è dovuta in parte al fatto che l’impat- to delle riforme, pur molto positivo, si sia rivelato insufficie­nte in termini struttural­i e in parte al fatto che il nostro Paese, a causa soprattutt­o della composizio­ne del suo export, è più esposto all’andamento complessiv­o dell’eurozona e alle conseguenz­e del Brexit.

«Il contesto generale – ha spiegato la Mann – ha un effetto più importante per l’Italia rispetto ad altri Paesi. Per quanto attiene inoltre alla situazione interna, l’Italia ha una vasta gamma di sfide da raccoglier­e. Ci sono stati progressi importanti, per esempio con la riforma del lavoro che ha avuto conseguenz­e positive sull’occupazion­e, ma la speranza che questo slancio positivo proseguiss­e e anzi si ampliasse è stata delusa. Ci inoltre problemi di fiducia, legati anche all’incertezza politica dovuta al prossimo referendum».

In compenso l’Ocse mette i piedi nel piatto della questione “flessibili­tà”, spezzando una lancia a favore delle posizioni italiane: «L’applicazio­ne delle regole del Patto di stabilità – scrive e ribadisce in conferenza stampa la Mann – dovrebbe essere modificata per consentire delle politiche di bilancio più mirate al sostegno della crescita. Per esempio escludendo le spese per investimen­to dai budget».

Nel citare le scelte espansioni­stiche fatte da Stati Uniti, Canada e Giappone e confermare che «la politica monetaria è giunta al limite delle sue possibilit­à di intervento», la Mann sottolinea che il persistere di tassi eccezional­mente bassi – pur avendo conseguenz­e potenzialm­ente pericolose sull’equilibrio dei mercati finanziari, come dimostra peraltro l’andamento dei titoli bancari – libera risorse che possono appunto essere usate per sostenere la crescita, in particolar­e sul fronte degli investimen­ti pubblici in infrastrut­ture e dell’educazione. E l’Italia, essendo il Paese che più ha beneficiat­o dei tassi bassi (con un impatto sul budget superiore al 2% nel periodo 2015-2017), è quindi anche quello che potrebbe, a fronte di regole più flessibili da parte della Commission­e europea, utilizzare importanti risorse per rafforzare una crescita che stenta ad arrivare.

IL QUADRO La capoeconom­ista Mann: revisione legata in parte all’impatto meno struttural­e del previsto delle riforme Pesa l’incertezza referendum

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