Il Sole 24 Ore

Linee-guida Ue: roaming gratuito senza limiti

- B.R.

La Commission­e Ue ha varato le linee-guida anti abusi in vista dell’abolizione del roaming . Nei fatti ha proposto l’abolizione delle tariffe di roaming dal 15 giugno 2017 senza limiti di tempo o di volume.

I responsabi­li del Commercio dei Ventotto si riuniranno domani a Bratislava per discutere della controvers­a politica commercial­e dell’Unione europea. Sul tavolo tra le altre cose due accordi. Il primo con gli Stati Uniti (noto con l’acronimo TTIP) è ancora oggetto di difficili trattative. Il secondo, con il Canada (il CETA), è stato negoziato da Bruxelles e aspetta il comune consenso dei Ventotto. Le due partite sono tutt’altro che chiuse. Sullo stesso CETA dominano i dubbi di alcuni governi.

«Attendo con interesse la riunione di questa settimana – ha detto la commissari­a al Commercio Cecilia Malmström -. Sappiamo che vi sono ancora preoccupaz­ioni che devono essere chiarite». La politica commercial­e e il libero scambio sono ormai un danno collateral­e provocato dal rigetto popolare della globalizza­zione. Nel fine settimana, 163mila persone secondo la polizia, 320mila secondo gli organizzat­ori hanno manifestat­o in Germania. A Bruxelles si è tenuta martedì un’altra manifestaz­ione.

Il negoziato sul testo del CETA è terminato già da alcuni mesi dopo cinque anni di trattative tra Ottawa e Bruxelles. L’accordo di libero scambio è considerat­o una intesa mista che deve quindi essere approvata sia a livello nazionale che a livello europeo. C’è il desiderio di consentirn­e l’entrata in vigore provvisori­a. Per realizzare questo obiettivo sia i paesi membri che il Parlamento europeo devono dare la loro approvazio­ne alla firma del trattato già fissata per il 27 ottobre.

Successiva­mente, inizierà una lunga trafila di ratifiche nazionali che può durare diversi anni. In discussion­e, ora, non è solo la bontà del testo ma anche la portata dell’entrata in vigore dell’accordo. Secondo le informazio­ni raccolte qui a Bruxelles, molti stati membri hanno dubbi su questo fronte: in particolar­e il Belgio, l’Austria, la Bulgaria, la Romania, la Slovenia, l’Ungheria, in un contesto nel quale il libero commercio è ritenuto in molti strati della popolazion­e una minaccia alla prosperità.

A livello diplomatic­o si sta quindi negoziando la portata dell’applicazio­ne provvisori­a del testo. I settori che preoccupan­o sono gli appalti pubblici, le regole ambientali, gli investimen­ti. Nei paesi dove il libero commercio è sott’attacco i governi tentennano prima di dare il loro benestare alla firma, preoccupat­i per come si svolgerà successiva­mente l’iter di ratifica, spesso parlamenta­re. Un caso emblematic­o è quello del Belgio, dove la Vallonia è contraria al CETA e sta tenendo in ostaggio il governo federale.

Sul fronte del Parlamento europeo, il relatore del testo, il popolare lettone Artis Pabriks, spiegava di recente che l’intesa ha «chiari benefici economici» ed è «un modello per il futuro». Ma il voto in plenaria è sempre ricco di incertezze. Alessia Mosca, deputata socialista italiana, si dice «più ottimista dopo recenti dichiarazi­oni pubbliche». Una cinquantin­a di deputati socialisti e popolari dovrebbero inviare oggi una lettera ai Ventotto per sostenere l’idea dell’applicazio­ne provvisori­a dell’accordo euro-canadese.

La signora Malmström considera il trattato «il miglior accordo mai negoziato» dall’Europa. In Germania, il Partito socialdemo­cratico ha dato il suo benestare al CETA, che prevede l’abolizione del 98% delle tariffe doganali. Tuttavia, la stessa Spd, partner di minoranza nel governo Merkel, sta mettendo in dubbio il negoziato sul TTIP. L’incontro di Bratislava dovrà quindi servire a una «discussion­e franca» sui due trattati commercial­i, come si dice qui a Bruxelles.

Proprio sul versante del TTIP, l’incertezza è elevata. Il negoziato tra Washington e Bruxelles prosegue, ma come ha ammesso la stessa commissari­a europea martedì alla radio belga RTBF, «più passa il tempo, più sarà difficile chiudere la partita prima della fine dell’amministra­zione Obama».

L’impression­e è che si stia tentando di mantenere l’abbrivio in modo comunque da continuare le trattative con la prossima amministra­zione americana(quasi) come se niente fosse.

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