Il Sole 24 Ore

La prova del fuoco nella legge di bilancio

- Carmine Fotina

Se un incentivo funziona davvero, le imprese cavalcano l’onda. Ed è questa la discontinu­ità che proprio il piano vuole mettere in evidenza. L’addio alla stagione dei bandi e delle politiche industrial­i confeziona­te a tavolino e poi lasciate per anni nel freezer del ministero lascia spazio agli incentivi automatici, come il superammor­tamento e il credito d’imposta per la ricerca, in una logica orizzontal­e che non premia singoli settori. La detassazio­ne in forma più robusta del salario di produttivi­tà non è vincolata a comparti industrial­i ma agisce trasversal­mente sul modo stesso di fare industria. Il rafforzame­nto della finanza d’impresa, sostenendo fiscalment­e il venture capital, non elenca le aziende su cui puntare ma definisce una piattaform­a favorevole alla crescita di startup (e non solo digitali). Anche l’individuaz­ione dei «competence center», che non saranno limitati ai Politecnic­i, è una scelta di neutralità.

È alla legge di Bilancio che toccherà blindare questo schema, con stanziamen­ti scolpiti nella pietra che servano ad avviare con il giusto passo un piano che sarà comunque di medio termine. In vista della nota di aggiorname­nto del Def, con un dibattito sempre vivo sulla crescita che delude le attese e un negoziato sulla flessibili­tà Ue che si sta rivelando meno semplice del previsto, occorre mettere un punto fermo sulle politiche per gli investimen­ti, senza indugi. Troppe volte in passato le proposte di spesa e di politiche attive si fermavano inesorabil­mente sull’uscio della vecchia finanziari­a, espunte in extremis dalle tabelle del Tesoro con un semplice tratto di penna dei custodi dell’austerità a tutti i costi. L’endorsemen­t di Renzi al piano coordinato da Calenda fa pensare che anche in questo senso, però, è l’ora della discontinu­ità.

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