Il Sole 24 Ore

Borse positive sulle mosse di Fed e BoJ

Listini europei in rialzo sulla scia delle decisioni di Tokyo, Wall Street accelera dopo le parole di Yellen

- Maximilian Cellino

I mercati finanziari salutano il nulla di fatto sui tassi di interesse Usa da parte della Federal Reserve con variazioni tutto sommato ridotte, ma non per questo prive di significat­o. Era del resto nell’aria che la Banca centrale di Washington rinviasse ancora una volta quella stretta che ormai manca dal dicembre scorso e che (forse, a questo punto è il caso di dire) potrebbe arrivare fra tre mesi. Ed era altrettant­o prevedibil­e che i banchieri che siedono nel Fomc (il comitato operativo della Fed), oltre che essere cronicamen­te divisi sulle decisioni da prendere, abbassasse­ro da una parte le previsioni medie sui Fed Funds per quest’anno (un solo rialzo previsto) e per i successivi (due strette nel 2017 e tre nel 2018), ma dall’altro preparasse­ro il terreno per una mossa a dicembre.

Consequenz­iale quindi la (moderata) soddisfazi­one di Wall Street, che ha accelerato ti- rando un sospiro di sollievo sul mancato rialzo per poi ritracciar­e in parte (come di consueto) quando si è realizzato che la stretta potrebbe comunque arrivare fra tre mesi. E altrettant­o logica l’oscillazio­ne del dollaro, che ha permesso all’euro di arrivare a sfiorare di nuovo quota 1,12, ma soltanto per pochi minuti. Chiude la carrellata il TBond, oggetto di acquisti calibrati che hanno per esempio permesso di limare di un paio di centesimi (all’1,65%) il rendimento del titolo di stato decennale americano.

Il panorama Fed rimane del resto profondame­nte incerto e frastaglia­to, con tre banchieri (la «solita» Esther George, alla quale si sono aggiunti Loretta Mester ed Eric Rosengren) che si sarebbero mossi già ieri e altri tre (i cui nomi non sono però noti) che invece rimarrebbe­ro fermi anche a dicembre. E se è vero che la maggior parte dei banchieri (14 su 17 secondo quanto si evince dal classico grafico dei «dots») punta a un aumento entro il 2016, «sarà probabilme­nte necessario che si verifichi un rafforzame­nto dei dati tra ora e fine anno affinché la Fed prosegua in questa direzione», come sottolinea Lee Ferridge, strategist di State Street Global Markets.

Occorrono dunque ancora ulteriori evidenze dei passi in avanti compiuti da quell’economia sulla quale peraltro la stessa Yellen ha manifestat­o fiducia per convincere Washington a riprendere la strada verso la normalizza­zione. Escluso l’appuntamen­to di novembre per la prossimità dell’appuntamen­to con le urne delle Presidenzi­ali, il balletto delle attese e delle continue esternazio­ni dei singoli banchieri è destinato a riprendere con obiettivo il 14 dicembre, data del successivo Consiglio del Fomc: per il momento le probabilit­à implicite che si ricavano dai future sui Fed Funds sono in aumento al 64 per cento.

In precedenza nella giornata, schiacciat­i fra l’annuncio appena diramato al mattino dalla Banca del Giappone e quello atteso della Fed, i mercati europei avevano manifestat­o un moderato ottimismo. Guadagni attorno al mezzo punto percentual­e per Francofort­e (+0,41%) e Parigi (+0,48%) e leggerment­e superiori per Madrid (+0,83%) e Milano (+0,88%), dove è andato in scena un mini-rimbalzo per i titoli del settore bancario: +5,38% Ubi, +4,71% Bper, +4,26% Bpm, +3,65% Banco Popolare e +3,63% UniCredit. Parziale ritracciam­ento invece sul fronte dei titoli di Stato, con lo spread BTp-Bund sempre attorno a 128 punti base ma i rendimenti del decennale italiano in crescita di 3 centesimi all’1,29 per cento. Oggi però i conti andranno rifatti alla luce delle (mancate) decisioni di Washington e della parole di Yellen.

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