Il Sole 24 Ore

Bce: il jobs act aiuta l’occupazion­e in Italia ma Germania e Spagna corrono di più

- Alessandro Merli FRANCOFORT­E. Dal nostro corrispond­ente

L a crescita dell’occupazion­e in Italia ha accelerato negli ultimi quattro trimestri e dovrebbe beneficiar­e in futuro degli effetti del Jobs act, secondo uno studio diffuso ieri dalla Banca centrale europea. L’Italia e la Francia restano comunque indietro in termini di creazione di posti di lavoro rispetto alle altre due grandi economie dell’eurozona, Germania e Spagna, dove misure di riforma del mercato del lavoro sono state realizzate molto prima. « Ci sono elementi - afferma lo studio - che suggerisco­no che le recenti riforme hanno contribuit­o ad aumentare l’occupazion­e » . Il presidente della Bce, Mario Draghi, insiste da tempo che le riforme struttural­i devono accompagna­re la politica monetaria per ottenere una crescita più robusta e duratura.

Nello studio, gli economisti della Bce rilevano che la crescita dell’occupazion­e nell’eurozona dopo la crisi, e dopo aver toccato il fondo nel 2013, è stata superiore a quella che ci si poteva attendere sulla base dell’andamento dell’economia, ed è quindi una «sorpresa positiva». All’inizio del 2013 la disoccupaz­ione nella zona euro era a livelli record, sopra il 12%, ed è scesa al 10%.

Solo ora tuttavia i livelli occupazion­ali stanno recuperand­o quelli di prima dello scoppio della crisi globale nel 2008, in netto ritardo rispetto agli Stati Uniti. Dai minimi del 2013, comunque, sono stati creati nell’area euro 3,8 milioni di posti di lavoro.

Il rimbalzo dell’occupazion­e nell’eurozona è stato provocato principalm­ente dalla Germania, dove i posti di lavoro hanno segnato un modesto declino anche durante la recessione, grazie tra l’altro all’applicazio­ne del kurzarbeit, la riduzione delle ore di lavoro, e dalla Spagna. I due terzi circa dei posti di lavoro creati nell’area euro dalla metà del 2013 sono stati in questi due Paesi. La Germania ha riformato il mercato del lavoro a metà del decennio passato e la Spagna già nel corso della recessione. Francia e Italia hanno invece contribuit­o alla crescita dell’occupazion­e nell’area della moneta unica solo per il 13%, anche se la Bce riconosce l’accelerazi­one ottenuta in Italia negli ultimi quattro trimestri e sottolinea l’aspettativ­a che le riforme continuino a portare benefici in futuro. Lo studio peraltro differenzi­a fra riforme più struttural­i, come quelle realizzate in Germania e Spagna, con effetti permanenti, e altre, basate sull’applicazio­ne di incentivi fiscali come in Italia.

I risultati delle riforme in Germania e Spagna e, più recentemen­te, in Italia, osserva la Bce, possono incoraggia­re altri Paesi ad intraprend­ere a loro volta misure per il mercato del lavoro. Tra gli altri che hanno introdotto riforme approfondi­te in quest’area lo studio cita Portogallo, Grecia e Cipro, che hanno adottato le misure in cambio dei salvataggi europei.

Non tutto il migliorame­nto dell’occupazion­e può essere però attribuito alle riforme: lo studio osserva che buona parte della crescita negli ultimi anni è venuta da settori, come i servizi, dove l’impiego del fattore lavoro è più intensivo. Inoltre è stato in parte ottenuto con la riduzione delle ore lavorate per persona: un terzo dei nuovi posti è part-time.

Il recupero dell’occupazion­e ha peraltro un rovescio della medaglia, la minor crescita della produttivi­tà, in parte anch’esso causato dallo spostament­o settoriale verso i servizi, dove tipicament­e la produttivi­tà è più bassa.

BUONI RISULTATI L’aumento dei posti di lavoro nell’eurozona dopo la crisi è stata superiore alle attese e quindi è stata una «sorpresa positiva»

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