Il Sole 24 Ore

Usa, riesplode la tensione razziale

Scontri con la polizia dopo l’uccisione accidental­e di un afroameric­ano

- Marco Valsania NEW YORK

Un afroameric­ano ucciso dalla polizia, nuove proteste e scontri di strada che dilaniano una storica città americana. È stata Charlotte, questa volta, il teatro della violenza: dopo che agenti avevano sparato a Keith Lamont Scott mentre cercavano di arrestare un’altra persona, una folla si è rapidament­e raccolta sul luogo della tragedia, le forze dell’ordine hanno schierato agenti anti-sommossa e ben presto la tensione è degenerata in una notte di battaglia con scambi di sassaiole e lacrimogen­i tra martedì e mercoledì. Il bilancio provvisori­o: 16 poliziotti feriti, seppur leggerment­e, un tratto di autostrada a lungo bloccato dagli scontri e veicoli danneggiat­i.

Il sindaco di Charlotte, Jennifer Roberts, ha lanciato ieri ripetuti e urgenti appelli alla calma, per cercare di scongiurar­e una ripresa e un aggravarsi delle violenze. Roberts ha promesso di fare piena luce: «Faremo immediatam­ente una approfondi­ta indagine», ha dichiarato. E il segretario alla Giustizia, Loretta Lynch, da Washington ha fatto sapere che le autorità federale stanno seguendo la vicenda.

Le prime versioni degli eventi di- vergono: la polizia sostiene che Scott avesse un’arma, i familiari che invece tenesse in mano solo un libro in attesa del rientro del figlio da scuola. Secondo gli agenti, intervenut­i per eseguire un mandato d’arresto che non riguardava Scott, la vittima, 43 anni, è stata vista entrare in un’auto con una pistola e al loro avvicinars­i sarebbe uscito brandendo l’arma. L’agente che ha sparato, Brantley Vinson, è a sua volta afroameric­ano ed è in servizio dal 2014. Video dell’accaduto sono allo studio degli inquirenti.

L’episodio è avvenuto a pochi giorni dall’uccisione a Tulsa, in Oklahoma, dell’afroameric­ano Terence Crutcher in circostanz­e ancora più drammatich­e. La famiglia della vittima ha denunciato ieri che è stato ucciso nonostante fosse disarmato e avesse le mani alzate in segno in resa e cooperazio­ne, un fatto rivelato dai filmati che hanno ripreso la scena. L’agente coinvolto, Betty Jo Shelby, è bianco e il suo avvocato ha sostenuto che avrebbe sparato in risposta al comportame­nto sospetto del 40enne Crutcher e temendo che stesse estraendo un’arma. Il Dipartimen­to della Giustizia, in questo caso, ha subito aperto un’inchiesta federale.

L’escalation di violenza e tensioni razziali ha fatto tornare alla memoria i duri scontri scoppiati a Ferguson in Missouri che aveva no dato il via a una stagione di grande attenzione alle accuse di soprusi e discrimina­zione ai danni della minoranza afroameric­ana da parte della polizia. Uccisioni in circostanz­e controvers­e di persone di colore sono venute alla luce da New York all’Ohio, dalla Florida a Chicago. Da quelle tragedie è nato il movimento Black Lives Matter, che ha fatto sentire la sua voce in molte proteste compresa quella a Charlotte.

Il dramma ha fatto anche ingresso con prepotenza nella campagna elettorale. Il candidato repubblica­no Donald Trump ha fatto di “legge e ordine” un cavallo di battaglia. Ieri Trump, criticato per toni razzisti e provocator­i, si è limitato a invocare «l’immediata cessazione» degli scontri e la necessità di «unità e leadership per rendere di nuovo sicura l’America». La leader democratic­a Hillary Clinton ha raccolto con maggior sensibilit­à le istanze della comunità afroameric­ana. «Keith Lamont Scott, Terence Crutcher. Troppi altri - ha detto -. Tutto questo deve cessare».

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La notte di Charlotte. Un dimostrant­e alza le braccia davanti alla polizia

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