Legno, impasse sul nodo salario
Senza una proposta dalle imprese i sindacati rinviano ogni decisione
Nell’incontro di ieri per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del legno arredo, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil si aspettavano da Federlegno-Arredo una proposta complessiva sulla parte economica per poter poi trovare dei punti di convergenza sulle questioni normative e organizzative. Niente da fare e, in assenza di una proposta economica, i sindacati, dopo aver constatato che sull’impianto complessivo del contratto permangono comunque delle distanze, hanno preferito rimandare ogni decisione al prossimo incontro che è stato fissato per il 3 ottobre. Il segretario nazionale della Fillea Cgil, Marinella Meschieri auspica che «la riflessione produca buoni risultati e che il 3 ottobre si sciolgano i nodi rimasti e si arrivi a una stretta finale, altrimenti si rischia la rottura della trattativa. Il contratto è scaduto in marzo e la piattaforma sindacale era stata spedita, secondo i tempi previsti, in settembre dello scorso anno».
Ieri sono stati passati in rasse- gna i temi più importanti. C’è la formazione e in questo caso la proposta all’esame dei sindacati è l’obbligo per i lavoratori del settore che operano nei cantieri di svolgere 16 ore di formazione la prima volta, da ridurre poi a 8 ore ogni anno. Sulla previdenza integrativa ci sarebbe la disponibilità delle aziende a un innalzamento della quota a loro carico pari allo 0,10% per il 2017 e allo 0,10% per il 2018 «a patto però che venga alzata anche la quota a carico dei lavoratori. Su questo non siamo d’accordo, e aggiungiamo anche che non abbiamo registrato disponibilità ad innalzare il contribuito per la sanità integrativa», osserva Meschieri. Forti distanze di impostazione sono ancora presenti sulla flessibilità: «Non abbiamo pregiudiziali sull’innalzamento delle ore di flessibilità da 80 a 140, ma non si può pensare che l’esigibilità venga stabilita a livello nazionale. Serve l’accordo con le Rsu, così come sul lavoro al sabato perché altrimenti verrebbe ridotto il peso del secondo livello di contrattazione», dice Fabrizio Pascucci, segretario nazionale della Feneal Uil. Allo stesso modo sui contratti a termine e di somministrazione «le imprese vogliono un innalzamento della percentuale: anche in questo caso non c’è accordo col sindacato», prosegue Pascucci.
Le posizioni sono molto definite sia su un fronte che sull’altro e a sbloccare il negoziato sulle questioni normative e organizzative potrebbe, a questo punto, essere la proposta sulla parte economica. Con una precisazione da parte sindacale: «Negli ultimi mesi sono stati firmati molti contratti nazionali - riflette Salvatore Federico, segretario nazionale della Filca Cisl -. I lapidei hanno avuto 103 euro di aumento e il cemento 90. Il benchmark non può che essere quello dei contratti già chiusi, il settore non è in una condizione di sofferenza, diversamente da altri. Il 3 ottobre ci aspettiamo che le imprese si presentino con i testi che accolgono le nostre istanze e una proposta economica concreta».