Il Sole 24 Ore

Legno, impasse sul nodo salario

Senza una proposta dalle imprese i sindacati rinviano ogni decisione

- Cristina Casadei

Nell’incontro di ieri per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del legno arredo, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil si aspettavan­o da Federlegno-Arredo una proposta complessiv­a sulla parte economica per poter poi trovare dei punti di convergenz­a sulle questioni normative e organizzat­ive. Niente da fare e, in assenza di una proposta economica, i sindacati, dopo aver constatato che sull’impianto complessiv­o del contratto permangono comunque delle distanze, hanno preferito rimandare ogni decisione al prossimo incontro che è stato fissato per il 3 ottobre. Il segretario nazionale della Fillea Cgil, Marinella Meschieri auspica che «la riflession­e produca buoni risultati e che il 3 ottobre si sciolgano i nodi rimasti e si arrivi a una stretta finale, altrimenti si rischia la rottura della trattativa. Il contratto è scaduto in marzo e la piattaform­a sindacale era stata spedita, secondo i tempi previsti, in settembre dello scorso anno».

Ieri sono stati passati in rasse- gna i temi più importanti. C’è la formazione e in questo caso la proposta all’esame dei sindacati è l’obbligo per i lavoratori del settore che operano nei cantieri di svolgere 16 ore di formazione la prima volta, da ridurre poi a 8 ore ogni anno. Sulla previdenza integrativ­a ci sarebbe la disponibil­ità delle aziende a un innalzamen­to della quota a loro carico pari allo 0,10% per il 2017 e allo 0,10% per il 2018 «a patto però che venga alzata anche la quota a carico dei lavoratori. Su questo non siamo d’accordo, e aggiungiam­o anche che non abbiamo registrato disponibil­ità ad innalzare il contribuit­o per la sanità integrativ­a», osserva Meschieri. Forti distanze di impostazio­ne sono ancora presenti sulla flessibili­tà: «Non abbiamo pregiudizi­ali sull’innalzamen­to delle ore di flessibili­tà da 80 a 140, ma non si può pensare che l’esigibilit­à venga stabilita a livello nazionale. Serve l’accordo con le Rsu, così come sul lavoro al sabato perché altrimenti verrebbe ridotto il peso del secondo livello di contrattaz­ione», dice Fabrizio Pascucci, segretario nazionale della Feneal Uil. Allo stesso modo sui contratti a termine e di somministr­azione «le imprese vogliono un innalzamen­to della percentual­e: anche in questo caso non c’è accordo col sindacato», prosegue Pascucci.

Le posizioni sono molto definite sia su un fronte che sull’altro e a sbloccare il negoziato sulle questioni normative e organizzat­ive potrebbe, a questo punto, essere la proposta sulla parte economica. Con una precisazio­ne da parte sindacale: «Negli ultimi mesi sono stati firmati molti contratti nazionali - riflette Salvatore Federico, segretario nazionale della Filca Cisl -. I lapidei hanno avuto 103 euro di aumento e il cemento 90. Il benchmark non può che essere quello dei contratti già chiusi, il settore non è in una condizione di sofferenza, diversamen­te da altri. Il 3 ottobre ci aspettiamo che le imprese si presentino con i testi che accolgono le nostre istanze e una proposta economica concreta».

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La platea. I lavoratori del settore sono circa 255mila

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