I commissari: l’Ilva è in ripresa
Al Mise chiuso l’accordo per gli ammortizzatori a Cornigliano PUGLIA L’audizione alla Camera e l’incontro con i sindacati dopo l’incidente sul lavoro di sabato scorso
pL’Ilva è in ripresa: migliora la condizione finanziaria e risale la produzione. E il quadro che hanno tracciato i commissari dell’azienda nell’audizione alla commissione Attività produttive della Camera e ai sindacati metalmeccanici, incontri avvenuti entrambi ieri. E sull’infortunio mortale di sabato, vittima l’operaio 25enne Giacomo Campo, dipendente dell’impresa appaltatrice Steel Service, l’Ilva riconferma la dinamica individuata, ovvero che il lavoratore «fosse troppo vicino al nastro» e quindi è stato «trascinato nel tamburo di rinvio». Una versione che però provoca la protesta della Fim Cisl che col segretario generale Marco Bentivogli dice: «Il posizionamento del lavoratore non è stato determinato da una scelta di Giacomo, ma da un’indicazione dei suoi responsabili».
Sia l’audizione alla Camera che il confronto con i sindacati, sollecitato dal Governo dopo l’infortunio mortale, vedono presenti i tre commissari, Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, ma è quest’ultimo a parlare. E ancora sull’incidente dice che la Procura di Taranto, oltre a dissequestrare l’area dell’altoforno 4, ha anche chiesto di esaminare «le cause del danneggiamento del nastro trasportatore» visto che è stato riscontrato un taglio di 200 metri.
Lo stato dell’Ilva che traccia Laghi è quello di un’azienda un po’ meno assediata dalle criticità: nei primi sei mesi dell’anno, la produzione è in ripresa (2,9 milioni di tonnellate contro i 4,7 del 2015) e così anche le spedizioni (2,8 milioni rispetto ai 4,7 dell’anno scorso). Incidono la stabilizzazione dell’assetto produttivo tra altiforni e acciaierie e «i mancati fermi straordinari» che invece ci sono stati nel 2015. Tutto questo si riflette sullo stato economico. Da un Ebitda contabile di gruppo negativo per 546 milioni del 2015 si è passati a uno negativo ma per 153 milioni dei primi sei mesi 2016. Il fatturato, invece, viene «approssimativamente» ritenuto sugli stessi livelli dell’anno precedente. Nonostante il prezzo dell’acciaio sia inferiore rispetto alla media 2015, c’è una maggiore vendita di prodotto.
Sulla cessione dell’azienda, riconfermate le due cordate in gara, Am Investco Italy e AcciaItalia, Laghi ribadisce la tempistica: giudizio sul piano ambientale entro il 13 novembre, quindi imme- diato avvio della fase che prevede le offerte vincolanti e la fase finale di rilanci con chiusura dell’operazione entro il 31 dicembre. Il passaggio degli asset sarà poi completato nel primo semestre 2017. Altro particolare fornito è che «il totale delle spese di manutenzione durante la gestione commissariale dal 2013 al primo semestre 2016 equivale a circa un miliardo di euro». «Nel primo semestre del 2016 - annuncia Laghi - sono stati sostenuti 138 milioni di euro di costi, in aumento di 33 milioni rispetto alla prima metà del 2015». Mentre per tutto il 2016 «si prevede una spesa complessiva di circa 270 milioni di euro: +15% rispetto allo scorso anno». Bentivogli però dissente: «La realtà è diversa, lo stabilimento è allo sbando e occorre recuperare immediatamente una solida gestione industriale».
E ieri trovata al Mise, col vice ministro Teresa Bellanova, anche una soluzione per i 650 addetti di Cornigliano: dall’1 ottobre, dopo la solidarietà, andranno in cassa integrazione sino a settembre 2017. I lavori di pubblica utilità integreranno il loro reddito e il Governo stanzierà 5 milioni nella legge di Stabilità chiedendo però di anticiparli a Società per Cornigliano.