Il Sole 24 Ore

A Londra l’immobiliar­e resiste all’effetto Brexit

Da giugno nessun crollo e più domanda dai Paesi che approfitta­no della sterlina debole

- Di Nicol Degli Innocenti

a Brexit, ovvero business as usual. Superato la contrazion­e iniziale dovuta al risultato a sorpresa, il mercato immobiliar­e britannico sembra avere recuperato vigore dopo il referendum di giugno che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Le previsioni di un crollo non si sono materializ­zate, prezzi e affitti resistono, e il calo della sterlina ha incoraggia­to molti acquirenti a cercare l’affare. Resta forte perfino il settore uffici, che si temeva sarebbe stato il più colpito dalla temuta fuga di banche, compagnie di assicurazi­oni e studi legali dalla City verso città europee come Francofort­e, Parigi, Amsterdam o Dublino. La domanda resta alta e la percentual­e di uffici sfitti a Londra è al minimo storico del 2,5% o 3% secondo le zone.

«Lo shock iniziale si è placato e così anche la tentazione della fuga, che è stata una reazione immediata e comprensib­ile ma di breve durata – spiega David Paine, responsabi­le del Real Estate di Standard Life Investment­s –. Il problema adesso è l’incertezza sul futuro, perché è difficile fare previsioni non sapendo cosa comporterà Brexit». Il settore immobiliar­e negli ultimi mesi è stato uno specchio fedele dell’economia britannica: non c’è stato crollo dei prezzi delle case e lo spettro della recessione si è decisament­e allontanat­o dopo una serie di dati positivi. Entrambi potrebbero però virare in negativo o ripartire con slancio a seconda della soluzione post-Brexit che verrà concordata. I negoziati non partiranno prima del prossimo anno e per ora il Governo di Londra ha dato poche indicazion­i sulla strategia che intende adottare, quindi regna l’incertezza. Una Gran Bretagna fuori dal mercato unico e “chiusa” all’Europa sarebbe negativa anche per il mercato immobiliar­e.

Nonostante questo cruciale punto interrogat­ivo, il mercato mantiene il suo entusiasmo, spinto soprattutt­o dagli investitor­i stranieri. Visto come un cataclisma in Europa, Brexit invece ha un’importanza relativa agli occhi degli investitor­i americani o asiatici che guardano soprattutt­o alla stabilità dell’economia e che consideran­o la Gran Bretagna un porto sicuro per i loro soldi. Inoltre con i rendimenti dei bond ai minimi storici e la volatilità sui mercati azionari, il settore immobiliar­e resta un investimen­to appetibile.

A fare acquisti a Londra e in Gran Bretagna però sono anche gli europei, italiani compresi. La ragione è che il prezzo medio di un immobile a Londra è sceso di 50mila euro dopo il voto, passando dalla cifra record di 630mila nel novembre 2015 ai 579mila attuali. «Gli acquirenti europei possono fare davvero degli affari adesso, spendendo meno euro per comprare una casa in qualsiasi quartiere di Londra», afferma Andrew Bridges, managing director dell’agenzia londinese Stirling Ackroyd. Secondo Guy Gittens, direttore vendite di Chesterton­s, «un altro fattore che spinge gli europei a investire in Gran Bretagna è il timore sulla stabilità dell’eurozona e il desiderio di puntare su un’altra valuta, proprio come era successo nel 2008».

Gli acquirenti in cerca di case nel centro di Londra sono aumentati del 22,1% e il numero di immobili visti è salito del 49% in agosto rispetto allo stesso mese del 2015, secondo dati Knight Frank: «Siamo cautamente ottimisti sul fatto che l’interesse continuerà e le compravend­ite aumenteran­no nei prossimi mesi, - afferma Tom Bill, responsabi­le della London Residentia­l Research di Knight Frank ». I prezzi in centro sono scesi dell'1,8% nell’ultimo anno, con cali particolar­mente pronunciat­i in quartieri chic come Kensington & Chelsea (-8,9%) e Westminste­r (-13%). Il calo però, secondo Bill, non è dovuto a Brexit ma agli aumenti delle imposte degli ultimi due anni, che hanno penalizzat­o soprattutt­o le case più costose e hanno scoraggiat­o gli investitor­i.

Il fatto che Brexit non è responsabi­le del calo dei prezzi è dimostrato dal trend delle quotazioni nei quartieri meno centrali di Londra: sono aumentate dell’1,4% nell’ultimo anno e la domanda resta elevata, mentre lontano dalla capitale il mercato regionale continua la sua ascesa, con prezzi che registrano un +5,6% a livello nazionale. Grandi città come Manchester o Birmingham, viste come alternativ­e a Londra a costi molto inferiori, continuano ad attrarre banche e imprese, rilanciand­o il mercato del lavoro che a sua volta fa da volano all’immobiliar­e. Per la Gran Bretagna c’è un'altra possibilit­à di riscossa post-Brexit, secondo Walter Boettcher, capo economista e responsabi­le della ricerca europea di Colliers Internatio­nal a Londra: «Se Donald Trump vincerà le elezioni presidenzi­ali – argomenta – ci potrebbe essere una massiccia fuga di capitali dagli Usa e la Gran Bretagna potrebbe tornare a essere il rifugio sicuro preferito per gli investitor­i internazio­nali. Non sarebbero solo gli americani, ma anche mediorient­ali che lascerebbe­ro gli Stati Uniti a tutto vantaggio della Gran Bretagna».

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Kensington, uno dei quartieri più eleganti e costosi di Londra
Lusso.. Kensington, uno dei quartieri più eleganti e costosi di Londra

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