Il Sole 24 Ore

I media contro Hillary ma trattano coi guanti Trump

- di Paul Krugman (Traduzione di Fabio Galimberti)

L’ultimo mese è stato ignominios­o per i mezzi di informazio­ne, con titoli su titoli a proposito dei presunti scandali della Clinton, in realtà erano aria fritta. Tutto questo ha creato un’«aura di scandalo» intorno a Hillary, anche se, come ha fatto notare Greg Sargent sul Washington Post, quando si chiede un dettaglio nessun elettore sa citare nulla di specifico. Intanto, i media continuano a prendere sottogamba l’estremismo di Trump e i suoi scandali reali.

Questo sarebbe successo anche se Hillary non avesse usato un server privato per le sue email al dipartimen­to di Stato. Se non altro perché è evidente che la faccenda delle email è una fesseria, perciò il «pestaggio» mediatico a cui è stata sottoposta nasce da un desiderio di dare addosso alla Clinton. E la raffiguraz­ione negativa della fondazione di famiglia– che salva vite di bambini – è la dimostrazi­one che se non ci fossero state le email i media avrebbero trovato qualcosa altro per uno scandalo.

La buona notizia, penso, è che forse abbiamo raggiunto un punto di svolta. Il presentato­re della Nbc Matt Lauer potrebbe aver fatto un favore con la sua catastrofi­ca performanc­e quando ha intervista­to separatame­nte i due candidati. Da un lato dedicando così tanto tempo alle email di Hillary e sorvolando sulle sue osservazio­ni a proposito dello Stato islamico, e dall’altro lato lasciando passare indisturba­ta la bugia di Trump sulla guerra in Iraq, ha offerto una dimostrazi­one così palese del doppiopesi­smo dei media che era difficile non accorgerse­ne. L’accumulo di pessimi esempi sta per raggiunger­e una massa critica. E allora forse, siamo a un punto di svolta. Non sto dicendo che la Clinton sarà esente da critiche, né che debba esserlo. Lei e il Paese hanno bisogno di giornalist­i che descrivono le cose come sono e non fanno finta che le sue fallibilit­à umane siano comparabil­i, o peggiori, dei terrifican­ti comportame­nti che Trump ha messo in atto in passato e promette in futuro.

Perché i media sono oggettivam­ente filo-Trump? Il problema non è più nemmeno la falsa equivalenz­a: basta guardare tutta l’insistenza sulla Fondazione Clinton, nonostante l’assenza di qualsiasi prova di torti commessi, e confrontar­la con l’attenzione che è stata dedicata alla Fondazione Trump, responsabi­le di atti di corruzione più o meno espliciti che sono stati passati quasi completame­nte sotto silenzio dai media.

A Hillary contestano anche il fatto che non tenga conferenze stampa, anche se ha rilasciato tonnellate di interviste. Trump ha violato una tradizione vecchia di decenni rifiutando di rivelare la sua dichiarazi­one dei redditi, con forti sospetti che abbia qualcosa da nascondere, ma la stampa ha lasciato correre.

Brian Beutler, del The New Republic, ha sostenuto che i media si comportano così perché proteggono i propri interessi, nello specifico l’accesso privilegia­to alle notizie. C’è di più. Questa teoria non spiega perché le email di Clinton sono diventate una storia infinita, mentre la sparizione di milioni di email del presidente George W. Bush no. E alcuni importanti media non hanno riportato la rivelazion­e che Colin Powell aveva consigliat­o alla Clinton di usare la posta elettronic­a come aveva fatto lui.

È qualcosa che ha a che fare con le Clinton Rules, il trattament­o speciale (in negativo) che i media hanno sempre riservato alla famiglia Clinton. Non lo capisco, ma l’impression­e che dà è quella di una banda di bulli del liceo che tormenta un compagno di classe secchione perché è divertente farlo.

Faccio fatica a credere che tanta meschinità possa produrre conseguenz­e terrifican­ti. Ma sono molto spaventato.

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