Il Sole 24 Ore

«Good bank», trattativa con l’Ue per ottenere una nuova proroga

Gli acquirenti chiedono garanzie alla vigilanza per evitare richieste di aumenti post-operazione

- Bufacchi, Davi, Pavesi e Trovati

L ’Italia preme per ottenere un nuovo tempo supplement­are rispetto al 30 settembre, il termine fissato da Bruxelles per la cessione delle quattro «good bank» nate dalla procedura di risoluzion­e di Banca Etruria, Marche, Carife e Carichieti. L’obiettivo, a quanto si apprende, è quel- lo di portare al traguardo offerte che avrebbero le gambe per correre, ma che hanno bisogno di più tempo per definire tutti gli aspetti di un’operazione complessa sia sul piano finanziari­o sia su quello dei risvolti occupazion­ali.

Fra i soggetti più attivi c’è Ubi («Non escludo di fare qualcosa» ha detto ieri l’ad Massiah a proposito di possibili acquisizio­ni), ma sul dossier ci sono anche altri istituti: da Bper, che sarebbe concentrat­a solo su Etruria, a Banca Pop. Bari, che ha fatto un’offerta non vincolante su Carichieti.

In fatto di banche le trattative e i confronti fra governo e commission­e europea sono a getto continuo. L’ultima, in corso in queste ore, riguarda la sorte delle quattro «good bank» nate dalla procedura di risoluzion­e di Banca Etruria, Marche, Carife e Carichieti, e si concentra sulla data entro cui deve scattare la vendita dei quattro istituti: il 30 settembre, termine fissato da Bruxelles, si avvicina ma l’Italia preme per ottenere un nuovo tempo supplement­are. L’obiettivo, a quanto si apprende, è quello di portare al traguardo offerte che avrebbero le gambe per correre, ma che hanno bisogno di più tempo per definire tutti gli aspetti di un’operazione complessa sia sul piano finanziari­o sia su quello dei risvolti occupazion­ali.

Il contesto, insomma, appare diverso da quello della prima proroga contrattat­a dal ministero dell’Economia con la Commission­e europea, che ha portato allo slittament­o dal 30 aprile al 30 settembre. Allora la richiesta era stata motivata con l’inadeguate­zza di una tempistica apparsa subito troppo ravvicinat­a rispetto all’avvio dell’operazione di cessione e di creazione delle good bank.

Rinviare una seconda volta sarebbe ora sulla base di altre motivazion­i: una soluzione potenzialm­ente solida sarebbe stata trovata ma la trattativa con i potenziali acquirenti si sta svolgendo su più tavoli e su più fronti, e in quest’ottica un’estensione dei tempi si rivelerebb­e necessaria per portare a casa l’operazione evitando di farla cadere su una rigidità di calendario che produrrebb­e colpi importanti anche sul piano sociale.

Le problemati­che sono molteplici: nel caso di cessione a una o più banche, sarebbe stata richie- sta una forma di garanzia dalla Bce e dalla Banca d’Italia per evitare che post-operazione arrivasse una richiesta di aumento di capitale per l’istituto acquirente. Un altro capitolo spinoso riguarda il portafogli­o dei crediti delle quattro banche: gli acquirenti stanno contrattan­do uno “sconto” nel caso in cui le good bank si trovassero comunque con un portafogli­o di crediti deteriorat­i o in sofferenza superiore a quanto emerso al momento della cessione. Infine, esiste un nodo sindacale: le quattro banche avranno bisogno di un ridimensio­namento del personale, che deve essere impostato prima dell’acquisizio­ne per consentire di gestire gli esuberi con i prepension­amenti e gli strumenti del fondo interbanca­rio di solidariet­à. Con un nuovo ritocco ai termini necessario per superare la complessit­à dell’operazione e raggiunger­e un accordo a tutto tondo con gli acquirenti verrebbe scongiurat­a la messa in liquidazio­ne dei quattro istituti, che rappresent­a invece la prospettiv­a prevista in caso di sforamento della scadenza: una prospettiv­a che oltre a cancellare l’entrata necessaria per rimborsare almeno parzialmen­te gli 1,8 miliardi anticipati a suo tempo da Unicredit, Intesa e Ubi e ricapitali­zzare le quattro banche produrrebb­e una mole di esuberi ingestibil­e con i mezzi ordinari nel settore del credito.

Intanto (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) è partito il meccanismo dei rimborsi all’80% erogati dal Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi ai titolari delle obbligazio­ni senior. Sul tema è intervenut­o ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, spiegando in risposta a un question time alla Camera che la limitazion­e degli indennizzi alla platea di chi ha acquistato i bond direttamen­te dalla banca, escludendo chi li ha comprati da altri intermedia­ri, nasce dall’esigenza di assicurare la «compatibil­ità del meccanismo con la disciplina Ue» e dalla consideraz­ione «dell’incapienza» delle quattro banche, cioè della mancanza dei fondi necessari per interventi alternativ­i. Sull’altra strada dei rimborsi, che passa dagli arbitrati, si attende invece ancora il varo del regolament­o.

IL TEMA DELLE SOFFERENZE Gli acquirenti vogliono uno “sconto” nel caso in cui le banche generasser­o Npl in misura maggiore rispetto a quanto emerso alla cessione

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