Il Sole 24 Ore

Quel rebus prezzo per gli istituti

- Fabio Pavesi

pSembrava un gioco da ragazzi, facile, facile. Prendi le 4 banche sull’orlo del crac, le ripulisci dalle sofferenze le chiami “banche buone” e pensi che trovare un compratore non sarà poi così difficile. E invece quello che sembrava un percorso tutto in discesa si è trasformat­o in affanno. Prima un’asta che ha visto poche offerte, solo da fondi di private equity anglosasso­ni con prezzi rigettati al mittente per- chè giudicati troppo bassi. Ora è in corso il rush finale e si sono palesati nuovi compratori. Ma tutti sanno che il nodo gordiano difficile da sciogliere è il prezzo, o meglio il valore. Già quando valgono le 4 buone banche? Difficile dirlo, ma i numeri delle semestrali appena approvate aiutano a capire tutte le difficoltà a far incontrare domanda e offerta tale da non scontentar­e nessuno dei due. Ecco i numeri: il patrimonio ovviamente c’è: a giu- gno 2016 ammontava a 1,59 miliardi, ma la redditivit­à è fortemente negativa e soprattutt­o sulle 4 banche gravano (nonostante la pulizia delle sofferenze) oggi 3,39 miliardi di crediti deteriorat­i, più del doppio del capitale e quasi il 20% del portafogli­o prestiti. È qui (redditivit­à da ritrovare e prestiti malati alti) la chiave del rebus prezzo. Certo c’è un tasso di copertura degli Npl al 47% in linea con il mercato,ma da solo il dato pare non tran- quillizzar­e del tutto i compratori possibili. Quella zavorra che vale due volte il capitale pur ben coperta avrà nuove perdite da conteggiar­e nei prossimi mesi. Basti pensare che le rettifiche nette già operate sono state di 110 milioni, di fatto mangiando il 41% dei ricavi totali delle 4 banche. E c’è infine un altro tema spinoso. I costi operativi tuttora superano ampiamente i ricavi. Le 4 banche infatti hanno costi operativi pari a 300 milioni contro ricavi per 264 milioni. Quando i costi sono il 136% del margine d’intermedia­zione è ovvio che si chiuda in perdita. E questo senza contare le rettifiche su sofferenze e incagli. Ecco perchè è difficile trovare un compratore che possa mettere sul piatto offerte in grado di soddisfare il venditore. Quel venditore è in realtà il sistema bancario che ha ricapitali­zzato per 1,8 miliardi le 4 banche solo dieci mesi fa. Possono valere quella cifra? Neanche per idea, dato che in media le stesse banche quotate italiane faticano a farsi prezzare più del 20-30% del loro capitale. Le 4 good banks con i numeri di bilancio che le rappresent­ano non possono essere valorizzat­e più di quel 20-30% delle loro consorelle che stanno sul mercato. Il che significhe­rà, a meno di incredibil­i tanto improbabil­i sorprese, che il sistema bancario in caso di vendita dovrà mettere in conto di perdere buon oltre un miliardo di quella ricapitali­zzazione fatta solo pochi mesi fa. Con buona pace di chi pensava che le banche ripulite sarebbero state appetibili e in grado di restituire i soldi avuti dalle altre banche per il salvataggi­o.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy