Vw, pioggia di cause per danni
Circa 1.400 investitori chiedono 8,2 miliardi di risarcimento per il crollo in Borsa
p Circa 1.400 investitori hanno fatto ricorso presso il tribunale regionale di Braunschweig, in Germania, chiedendo a Volkswagen di essere risarciti per circa 8,2 miliardi in quanto parti lese nello scandalo Dieselgate. Di questa somma, circa 2 miliardi sono richiesti da investitori istituzionali, mentre il resto delle domande di risarcimento proviene da investitori privati. La Corte di Braunschweig è competente per la Bassa Sassonia, Land di cui fa parte Wolfsburg, sede della Volkswagen.
La somma dei risarcimenti richiesti è il nuovo record in Germania. Tra i querelanti c’è anche il Governo degli Stati Uniti, che in patria sta a sua volta indagando sull’azienda per possibili reati legati allo scandalo; il valore della causa Usa è stimato in 30 milioni di euro. Hanno chiesto i danni anche investitori istituzionali di peso come il gestori di fondi Blackrock o il Land tedesco dell’Assia. Nella sola giornata di lunedì sono arrivate 750 richieste, ma altre cause potrebbero arrivare nei prossimi giorni; la procura di Braunschweig ha fatto sapere che ci vorranno quattro settimane per registrar- le tutte. Lunedì era il primo giorno lavorativo dopo il primo anniversario dello scoppio dello scandalo, e molti investitori erano convinti che fosse l’ultimo giorno utile per fare causa.
Gli investitori accusano Vw di non aver comunicato tempestivamente al mercato il problema del software truccato sui motori diesel e le potenziali conseguen- ze; le prime indagini delle autorità Usa sulle emissioni dei motori diesel venduti da Volkswagen negli Usa risalgono al 2014, e l’azienda ha cercato in ogni modo di depistare le indagini per impedire la scoperta del software truffaldino (il cosiddetto defeat device) che attiva i sistemi antinquinamento solo al momento dei test sui rulli. Anche dopo che, ai primi di settembre del 2015, Volkswagen ammise la truffa con le autorità americane, non rivelò nulla al mercato e fu solo dopo 15 giorni - il 18 settembre - che queste ultime resero la cosa di dominio pubblico. Il lunedì successivo le azioni Vw crollarono in Borsa del 18% e proseguirono la discesa nei giorni successivi, bruciando 24 miliardi di capitalizzazione nelle prime due sedute e scivolando fino al 42% sotto al valore del 18 settembre. Ieri Volkswagen ha ribadito la tesi secondo cui avrebbe sempre rispettato le norme sui mercati finanziari.
Volkswagen ha finora accantonato 16,2 miliardi di euro per far fronte agli oneri dello scandalo: per ora il grosso dei costi (oltre 13 miliardi di euro) dovrebbe arrivare dall’accordo extragiudiziale, raggiunto a fine giugno, con le autorità statunitensi e con gli acquirenti delle poco meno di 500mila auto del gruppo vendute con i motori diesel “truccati”. La fattura finale potrebbe però salire considerevolmente: oltre agli 8,2 miliardi chiesti dagli investitori, Vw rischia di dover indennizzare in qualche misura anche gli 8,5 milioni di clienti europei - cosa che finora si è rifiutata di fare - e alcuni di essi hanno comunque depositato richieste di danni in sede civile.
Anche l’amministratore dele- gato di Audi, Rupert Stadler, potrebbe intanto essere coinvolto nello scandalo: secondo il settimanale tedesco «Der Spiegel», Stadler farebbe parte di un gruppo di manager di alto livello che era a conoscenza del sistema sin dal 2010; il manager, che è anche membro del board della capogruppo Volkswagen, sarà interrogato a breve - scrive il settimanale - da Jones Day, lo studio legale americano che sta portando avanti l’indagine interna sullo scandalo per conto dell’azienda.
Parigi, intanto, potrebbe chiedere a sua volta risarcimenti alle case automobilistiche le cui vetture superano di molto - in condizioni di guida normale - i limiti alle emissioni di CO2; lo ha detto il ministro del budget Christian Eckert all’Assemblea Nazionale. Il ministro ha spiegato che i servizi legali del ministero stanno preparando azioni per recuperare «introiti fiscali perduti» dai costruttori le cui vetture avrebbero dovuto pagare - al momento della vendita - tasse più elevate; il sistema di bonus-malus in vigore in Francia, le auto che emettono meno CO2 beneficiano di incentivi finanziati con penalità su quelli più inquinanti.
RISARCIMENTI Parigi chiederà alle case costruttrici la restituzione degli incentivi fiscali per le auto che emettono troppo CO2 su strada