Più petrolio da Libia e Russia
Più petrolio è in arrivo da Libia, Russia e Stati Uniti. Ma le quotazioni del barile sono rimbalzate, grazie a un nuovo calo delle scorte americane e al risveglio di aspettative sugli incontri Opec-Russia della prossima settimana: il Brent ha chiuso a 46,83 $ (+2,1%), il Wti a 45,34 $ (+2,9%). Lo sviluppo più suggestivo è il faccia faccia tra Arabia Saudita e Iran, che fonti Bloomberg rivelano si sia svolto ieri in segreto nel quartier generale viennese dell’Opec: un elemento in più, ad alimentare la possibilità di un accordo ad Algeri. L’emiratino Suhail Al Mazrouei d’altra parte getta acqua sul fuoco: «Non ci incontriamo per prendere decisioni ma per discutere - ha detto - Vedremo cosa ne verrà fuori».
Sul fronte dei fondamentali a incoraggiare è l’ulteriore calo delle scorte Usa: -6,2 milioni di barili per il greggio la settimana scorsa e -3,2 mb per le benzine (anche se quest’ultimo dato potrebbe essere falsato dalla chiusura della pipeline di Colonial, riavviata ieri dopo due settimane). L’Eia segnala comunque che la settimana scorsa c’è stata anche una risalita della produzione di greggio Usa, sia pure solo di 19mila barili al giorno (a 8,51 mbg). A gonfiare l’offerta ci sono poi Libia e Russia. Le esportazioni dal porto di Ras Lanuf, in Cirenaica, sono riprese ufficialmente dopo oltre due anni, con un primo carico salpato verso l’Italia (anche se il cliente finale sarebbe l’austriaca Omv) e la Noc fa sapere che la produzione libica è già risalita da 290 a 390mila bg. Mosca intanto si presenterà agli incontri di Algeri con l’output al record storico: 11,75 mbg è il picco che si vanta di aver raggiunto martedì. Proprio ieri il presidente Putin ha inaugurato un giacimento in Siberia e altri due saranno avviati entro fine anno.