Con l’Art bonus detrazioni per 29 milioni
pÈ la Compagnia di S. Paolo il mecenate più munifico dopo la comparsa dell’Art bonus, il credito di imposta riconosciuto dal 2014 a chi aiuta il patrimonio e diventato strutturale con l’ultima legge di Stabilità. La fondazione bancaria torinese ha, infatti, contribuito con 20 milioni di euro. Sul “podio” anche Unicredit (7 milioni) e Agsm energia (5,9 milioni).
Si tratta di dati aggiornati all’inizio di settembre, forniti dal viceministro dell’Economia, Enrico Zanetti, nel corso di un question time ieri alla Camera. L’esponente del Governo – sollecitato da un quesito del deputato Giovanni Paglia, di Si-Sel – ha anche fatto il quadro dei contributi sull’Art bonus arrivati attraverso le dichiarazioni dei redditi nel corso dei primi sei mesi di operatività del credito d’imposta, che ha debuttato il 1° giugno 2014. I dati sono parziali – oltre 3.200 mecenati e un contributo complessivo di oltre 120 milioni impegnati in circa 900 interventi di restauro e manutenzione – ma forniscono la prima fotografia degli aiuti alla cultura.
Dalle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2015 e relative all’anno di imposta 2014 si evince che ci sono stati più di 300 piccoli mecenati che grazie all’Art bonus – che consente di detrarre, spalmandolo in tre anni, il 65% di quanto versato – hanno contribuito con oltre mezzo milione di euro. A far la parte del leone sono state, però, società ed enti non commerciali, che nel secondo semestre 2014 hanno risposto all’appello in 91, raggranellando 44 milioni di euro.
Questo significa che già agli esordi dell’incentivo c’è stata una risposta, seppure contenuta, dei privati cittadini, che hanno iniziato ad applicare il micromecenatismo introdotto proprio dall’Art bonus dopo anni di tentativi e discussioni. Diverso il discorso per le società e le imprese, che già prima dell’Art bonus potevano comunque beneficiare di sconti fiscali sugli aiuti alla cultura, agevolazioni, comunque, non così generose come la nuova arrivata.