Il Sole 24 Ore

Borse e petrolio in calo Opec, Arabia contro Iran

Deludono gli indici Pmi europei, Piazza Affari -1,11%

- Andrea Franceschi

I realizzi in Borsa, dopo due giorni di rialzi, hanno pesato ieri sui listini (Milano -1,11%). Negativi anche gli effetti dei deludenti indici Pmi relativi all’economia europea e del calo del petrolio (Brent -4%), per le tensioni Arabia-Iran in vista del vertice Opec.

L’orientamen­to espansivo emerso all’ultimo direttivo della Federal Reserve ha provocato una reazione molto positiva sui mercati finanziari come dimostrano i solidi rialzi messi a segno da azioni e titoli di Stato nella seduta di giovedì. Una performanc­e estremamen­te positiva che gli investitor­i hanno voluto immediatam­ente monetizzar­e a giudicare da come si sono mossi gli indici ieri. Nell’ultima seduta della settimana infatti tutti i principali listini continenta­li hanno chiuso in calo con le piazze di Madrid (-1,27%) e Milano (-1,11%) a guidare le perdite. Hanno contenuto i ribassi invece Francofort­e (-0,44%), Parigi (-0,47%) e Londra che ha chiuso gli scambi invariata.

I realizzi hanno condiziona­to la seduta sul mercato azionario. E anche le indicazion­i arrivate dai dati macroecono­mici non hanno favorito la propension­e al rischio. I cosiddetti Pmi index calcolati, pubblicati in mattinata, hanno deluso le aspettativ­e: l’indice composito di settembre si è attestato infatti a quota 52.6 punti. Un dato che, oltre ad essere il peggiore da gennaio 2015, è anche al di sotto delle attese degli analisti che avevano messo in conto una lettura a 52.8 punti. Se sul fronte manifattur­iero qualche segnale incoraggia­nte si è visto (l’indice Pmi è salito da 51.7 a 52.6 punti facendo meglio delle attese), su quello dei servizi, che poi rappresent­a la fetta più importante dell’economia dell’area euro, si è registrata per contro la peggior lettura da fine 2014 dato che l’indice è sceso da 52.8 a 52.1 punti.

Quando gli indici Pmi sono oltre quota 50 punti significa che siamo in una fase espansiva dell’attività economica. Ma si tratta di un’espansione non soddisface­nte se inquadrata alla luce dell’intensa attività di stimolo monetario messa in atto dalla Banca cen- trale europea. In altre circostanz­e questi dati avrebbero innescato acquisti sui titoli di Stato sulla scommessa di un sostegno da parte dell’Eurotower all’economia. Ieri tuttavia non si è vista questa reazione anche perché nella seduta precedente i tassi erano già scesi molto. Sul fronte delle obbligazio­ni governativ­e ieri si è visto un assestamen­to delle quotazioni se non, al pari delle azioni, un’ondata di storni. È il caso in particolar­e dei bond governativ­i spagnoli i cui tassi ieri sono tornati a salire dopo aver toccato i minimi storici giovedì

Sullo sfondo resta il dibattito sulle decisioni della Fed che mercoledì ha confermato di voler procedere con prudenza sulla strada della «normalizza­zione» dei tassi. Scelta non condivisa da tre esponenti del board che hanno votato contro. Tra questi c’è il numero uno della Fed di Boston Eric Rosengren che ieri è tornato ad esprimere il suo scetticism­o riguardo l’attendismo della banca centrale che, a suo dire, mette a rischio la durata e la sostenibil­ità della ripresa economica. Rosengren, a lungo sostenitor­e della politica dei tassi bassi oggi si dice convinto che l’incertezza nel normalizza­re la politica monetaria potrebbe dare luogo a quegli squilibri che storicamen­te hanno condotto l’economia americana in recessione.

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