Borse e petrolio in calo Opec, Arabia contro Iran
Deludono gli indici Pmi europei, Piazza Affari -1,11%
I realizzi in Borsa, dopo due giorni di rialzi, hanno pesato ieri sui listini (Milano -1,11%). Negativi anche gli effetti dei deludenti indici Pmi relativi all’economia europea e del calo del petrolio (Brent -4%), per le tensioni Arabia-Iran in vista del vertice Opec.
L’orientamento espansivo emerso all’ultimo direttivo della Federal Reserve ha provocato una reazione molto positiva sui mercati finanziari come dimostrano i solidi rialzi messi a segno da azioni e titoli di Stato nella seduta di giovedì. Una performance estremamente positiva che gli investitori hanno voluto immediatamente monetizzare a giudicare da come si sono mossi gli indici ieri. Nell’ultima seduta della settimana infatti tutti i principali listini continentali hanno chiuso in calo con le piazze di Madrid (-1,27%) e Milano (-1,11%) a guidare le perdite. Hanno contenuto i ribassi invece Francoforte (-0,44%), Parigi (-0,47%) e Londra che ha chiuso gli scambi invariata.
I realizzi hanno condizionato la seduta sul mercato azionario. E anche le indicazioni arrivate dai dati macroeconomici non hanno favorito la propensione al rischio. I cosiddetti Pmi index calcolati, pubblicati in mattinata, hanno deluso le aspettative: l’indice composito di settembre si è attestato infatti a quota 52.6 punti. Un dato che, oltre ad essere il peggiore da gennaio 2015, è anche al di sotto delle attese degli analisti che avevano messo in conto una lettura a 52.8 punti. Se sul fronte manifatturiero qualche segnale incoraggiante si è visto (l’indice Pmi è salito da 51.7 a 52.6 punti facendo meglio delle attese), su quello dei servizi, che poi rappresenta la fetta più importante dell’economia dell’area euro, si è registrata per contro la peggior lettura da fine 2014 dato che l’indice è sceso da 52.8 a 52.1 punti.
Quando gli indici Pmi sono oltre quota 50 punti significa che siamo in una fase espansiva dell’attività economica. Ma si tratta di un’espansione non soddisfacente se inquadrata alla luce dell’intensa attività di stimolo monetario messa in atto dalla Banca cen- trale europea. In altre circostanze questi dati avrebbero innescato acquisti sui titoli di Stato sulla scommessa di un sostegno da parte dell’Eurotower all’economia. Ieri tuttavia non si è vista questa reazione anche perché nella seduta precedente i tassi erano già scesi molto. Sul fronte delle obbligazioni governative ieri si è visto un assestamento delle quotazioni se non, al pari delle azioni, un’ondata di storni. È il caso in particolare dei bond governativi spagnoli i cui tassi ieri sono tornati a salire dopo aver toccato i minimi storici giovedì
Sullo sfondo resta il dibattito sulle decisioni della Fed che mercoledì ha confermato di voler procedere con prudenza sulla strada della «normalizzazione» dei tassi. Scelta non condivisa da tre esponenti del board che hanno votato contro. Tra questi c’è il numero uno della Fed di Boston Eric Rosengren che ieri è tornato ad esprimere il suo scetticismo riguardo l’attendismo della banca centrale che, a suo dire, mette a rischio la durata e la sostenibilità della ripresa economica. Rosengren, a lungo sostenitore della politica dei tassi bassi oggi si dice convinto che l’incertezza nel normalizzare la politica monetaria potrebbe dare luogo a quegli squilibri che storicamente hanno condotto l’economia americana in recessione.