L’esodo degli amatriciani a un mese dal sisma
Uomini e amatriciani. Trenta giorni sono un tempo interminabile per un terremotato. Macerie fisiche e macerie morali lastricano l’inedita transumanza con San Benedetto del Tronto, sulla costa marchigiana, la terra promessa al riparo dalle scosse più violente in cui si sperimenta la doppia condizione di esiliati: stranieri ad Amatrice e stranieri negli alberghi di San Benedetto, forzati di una vacanza non richiesta scandita dagli obblighi di colazione, pranzo e cena.
Lo stomaco si riempie e la testa si svuota sotto i colpi del disturbo post traumatico da stress, che proietta all’infinito nei cervelli dei sopravvissuti le immagini della catastrofe.
Ma non c’è tempo per la fragilità delle anime, le urgenze del dopo sisma incombono. L’inverno è alle porte e in troppi non hanno alcuna intenzione di rientrare nelle case dichiarate agibili. «Sono agibili, non antisismiche», marca la differenza Assunta Amarone, imprenditrice romana con casa ad Amatrice e tra i fautori della nascita di un comitato di cittadini che diventi l'interlocutore delle tante istituzioni in campo. A un mese dal sisma il caos regna sovrano. Il suggerimento che va più in voga è sempre lo stesso: prendi i soldi - il contributo di 600 euro previsto per le famiglie - e scappa. Luigina Carosi, uno dei due medici di famiglia di Amatrice, non ama di certo le perifrasi: «Nessuno si assume la responsabilità di informarci correttamente: ci sono voci incessanti che si rincorrono e si smentiscono allo stesso tempo. Quasi una comica, se non ci fossero di mezzo 300 morti e un paese in macerie».
Tra le tende, che ad Amatrice come ad Arquata del Tronto si cominciano ad arrotolare per inoppugnabili e imminenti condizioni avverse, e i Map, i Moduli abitativi provvisori che arriveranno tra sei mesi, rimane solo una chance: rientrare nelle case dichiarate agibili o rifugiarsi negli alberghi. Ad Arquata del Tronto il vicesindaco Michele Franchi semina ottimismo: «Entro una settimana tre tendopoli su quattro saranno smantellate: i nostri compaesani hanno capito che le case agibili sono sicure. E quel 25% che ha preferito Ascoli o San Benedetto presto tornerà sui suoi passi».
Ad Amatrice è tutto più complicato, con le ordinanze sull’agibilità in continuo aggiornamento: alla 774 del 14 settembre si è sostituita la 779 di cinque giorni dopo, con il salto di classificazione di non pochi immobili. Un lavoro che avrebbe dovuto concludersi da tempo. Conferma la dottoressa Carosi: «Nessun tecnico ha ancora preso in esame casa mia, malgrado i danni consistenti.
Nel dubbio, la migrazione verso la costa marchigiana diventa una scelta non rinviabile. Pure Maria Rita Pitoni, la preside della nuova scuola a moduli inaugurata il 13 settembre, teme si possano moltiplicare le richieste di nullaosta. «È impossibile escluderlo. Ho appena telefonato al Coc - dice al Sole 24 Ore - per sincerarmene. Fino a questo momento le richieste sono otto, ma soltanto all’inizio della prossima settimana avremo il polso esatto della situazione». Nel tam tam non autorizzato circola anche la voce che il Papa potrebbe arrivare ad Amatrice in elicottero nella giornata di oggi. Una visita promessa all’indomani del sisma e che converrebbe non rinviare oltre, tranne che il Vaticano non metta in conto il rischio di far visitare a Francesco un paese fantasma. Persino i Marò e i fucilieri del primo reggimento San Marco attendono ordini da una decina di giorni. Le aree da attrezzare con le opere di urbanizzazioni primaria sono pronte, ma i bulldozer restano immobili.
A San Cipriano, vicino la scuola a moduli donata dalla Provincia autonoma di Trento, dovrebbe sorgere l’area commerciale con almeno una quarantina di negozi. I tempi? «Non prima di dicembre», dice Giancarlo Colangeli, proprie- tario del supermercato Auchan a pochi metri da corso Umberto, costretto a mettere in Cassa integrazione quattro dei suoi nove dipendenti. Ottobre e novembre sono i mesi che decideranno il futuro di Amatrice. Alcuni amatriciani vicino al sindaco Sergio Pirozzi avevano cercato di aggirare l’aut aut (hotel o case agibili) contattando la Nortek, un’azienda di Cimadolmo, in provincia di Treviso, che vende case prefabbricate su ruote. La trattativa si è incagliata prima di cominciare a causa dei costi proibitivi di trasporto. Si parla di cifre che oscillano, per una sola tratta, da cinque a seimila euro, quasi il valore della casa stessa.
Francesco Rubin, il titolare della Nortek, ha ricevuto centinaia di telefonate dai terremotati dell’Appennino centrale: Spiega: «La stessa cosa era accaduto durante il terremoto in Emilia nel 2012. Allora vendemmo 120 casette ai privati nel giro di qualche settimana». C’è una differenza sostanziale tra le due regioni. Spiega Rubin: «L’Emilia è in pianura e ci sono molti soldi. Ad Amatrice di quattrini ce ne sono decisamente meno e le case vanno equipaggiate con materiali capaci di reggere il lungo inverno in arrivo».
Rubin era pronto a regalare ai terremotati tre case da 80, 60 e 40 metri quadrati: «Sono quelle da esposizione, gliele avrei lasciate fino a quando non sarebbero stati installati i Map. Ma nessuno ha voluto affrontare il tema legato al trasporto. Se parteciperò alla gara per i Moduli abitativi provvisori? Sarebbe tempo perso: alla fine costeranno tre volte le nostre».