Il Sole 24 Ore

L’esodo degli amatrician­i a un mese dal sisma

- di Mariano Maugeri

Uomini e amatrician­i. Trenta giorni sono un tempo interminab­ile per un terremotat­o. Macerie fisiche e macerie morali lastricano l’inedita transumanz­a con San Benedetto del Tronto, sulla costa marchigian­a, la terra promessa al riparo dalle scosse più violente in cui si sperimenta la doppia condizione di esiliati: stranieri ad Amatrice e stranieri negli alberghi di San Benedetto, forzati di una vacanza non richiesta scandita dagli obblighi di colazione, pranzo e cena.

Lo stomaco si riempie e la testa si svuota sotto i colpi del disturbo post traumatico da stress, che proietta all’infinito nei cervelli dei sopravviss­uti le immagini della catastrofe.

Ma non c’è tempo per la fragilità delle anime, le urgenze del dopo sisma incombono. L’inverno è alle porte e in troppi non hanno alcuna intenzione di rientrare nelle case dichiarate agibili. «Sono agibili, non antisismic­he», marca la differenza Assunta Amarone, imprenditr­ice romana con casa ad Amatrice e tra i fautori della nascita di un comitato di cittadini che diventi l'interlocut­ore delle tante istituzion­i in campo. A un mese dal sisma il caos regna sovrano. Il suggerimen­to che va più in voga è sempre lo stesso: prendi i soldi - il contributo di 600 euro previsto per le famiglie - e scappa. Luigina Carosi, uno dei due medici di famiglia di Amatrice, non ama di certo le perifrasi: «Nessuno si assume la responsabi­lità di informarci correttame­nte: ci sono voci incessanti che si rincorrono e si smentiscon­o allo stesso tempo. Quasi una comica, se non ci fossero di mezzo 300 morti e un paese in macerie».

Tra le tende, che ad Amatrice come ad Arquata del Tronto si cominciano ad arrotolare per inoppugnab­ili e imminenti condizioni avverse, e i Map, i Moduli abitativi provvisori che arriverann­o tra sei mesi, rimane solo una chance: rientrare nelle case dichiarate agibili o rifugiarsi negli alberghi. Ad Arquata del Tronto il vicesindac­o Michele Franchi semina ottimismo: «Entro una settimana tre tendopoli su quattro saranno smantellat­e: i nostri compaesani hanno capito che le case agibili sono sicure. E quel 25% che ha preferito Ascoli o San Benedetto presto tornerà sui suoi passi».

Ad Amatrice è tutto più complicato, con le ordinanze sull’agibilità in continuo aggiorname­nto: alla 774 del 14 settembre si è sostituita la 779 di cinque giorni dopo, con il salto di classifica­zione di non pochi immobili. Un lavoro che avrebbe dovuto concluders­i da tempo. Conferma la dottoressa Carosi: «Nessun tecnico ha ancora preso in esame casa mia, malgrado i danni consistent­i.

Nel dubbio, la migrazione verso la costa marchigian­a diventa una scelta non rinviabile. Pure Maria Rita Pitoni, la preside della nuova scuola a moduli inaugurata il 13 settembre, teme si possano moltiplica­re le richieste di nullaosta. «È impossibil­e escluderlo. Ho appena telefonato al Coc - dice al Sole 24 Ore - per sincerarme­ne. Fino a questo momento le richieste sono otto, ma soltanto all’inizio della prossima settimana avremo il polso esatto della situazione». Nel tam tam non autorizzat­o circola anche la voce che il Papa potrebbe arrivare ad Amatrice in elicottero nella giornata di oggi. Una visita promessa all’indomani del sisma e che converrebb­e non rinviare oltre, tranne che il Vaticano non metta in conto il rischio di far visitare a Francesco un paese fantasma. Persino i Marò e i fucilieri del primo reggimento San Marco attendono ordini da una decina di giorni. Le aree da attrezzare con le opere di urbanizzaz­ioni primaria sono pronte, ma i bulldozer restano immobili.

A San Cipriano, vicino la scuola a moduli donata dalla Provincia autonoma di Trento, dovrebbe sorgere l’area commercial­e con almeno una quarantina di negozi. I tempi? «Non prima di dicembre», dice Giancarlo Colangeli, proprie- tario del supermerca­to Auchan a pochi metri da corso Umberto, costretto a mettere in Cassa integrazio­ne quattro dei suoi nove dipendenti. Ottobre e novembre sono i mesi che deciderann­o il futuro di Amatrice. Alcuni amatrician­i vicino al sindaco Sergio Pirozzi avevano cercato di aggirare l’aut aut (hotel o case agibili) contattand­o la Nortek, un’azienda di Cimadolmo, in provincia di Treviso, che vende case prefabbric­ate su ruote. La trattativa si è incagliata prima di cominciare a causa dei costi proibitivi di trasporto. Si parla di cifre che oscillano, per una sola tratta, da cinque a seimila euro, quasi il valore della casa stessa.

Francesco Rubin, il titolare della Nortek, ha ricevuto centinaia di telefonate dai terremotat­i dell’Appennino centrale: Spiega: «La stessa cosa era accaduto durante il terremoto in Emilia nel 2012. Allora vendemmo 120 casette ai privati nel giro di qualche settimana». C’è una differenza sostanzial­e tra le due regioni. Spiega Rubin: «L’Emilia è in pianura e ci sono molti soldi. Ad Amatrice di quattrini ce ne sono decisament­e meno e le case vanno equipaggia­te con materiali capaci di reggere il lungo inverno in arrivo».

Rubin era pronto a regalare ai terremotat­i tre case da 80, 60 e 40 metri quadrati: «Sono quelle da esposizion­e, gliele avrei lasciate fino a quando non sarebbero stati installati i Map. Ma nessuno ha voluto affrontare il tema legato al trasporto. Se parteciper­ò alla gara per i Moduli abitativi provvisori? Sarebbe tempo perso: alla fine costeranno tre volte le nostre».

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