Il Sole 24 Ore

Def, 7-8 miliardi fuori dal «Patto» nel 2017

Niente nuova «flessibili­tà», ma si va verso l’esclusione dai vincoli Ue dei finanziame­nti collegati al terremoto (4 miliardi) e al fenomeno migranti (non meno di 3,5 miliardi)

- Marco Rogari Gianni Trovati

È di almeno 7,5 miliardi di euro l’extra-deficit in via di definizion­e nel confronto fra il governo e la commission­e europea in vista della prossima legge di bilancio. Accanto ai 4 miliardi citati ieri dal presidente del consiglio Matteo Renzi e legati agli interventi post-terremoto, dalla ricostruzi­one all’avvio del progetto Casa Italia per la prevenzion­e, tornano in campo anche le nuove ricadute della questione-migranti: quest’anno la clausola aveva garantito all’ultima legge di stabilità uno spazio aggiuntivo pari allo 0,2% del Pil, quindi intorno a quota 3,3 miliardi. E la stessa misura dovrebbe tornare in gioco per il 2017 (circa 3,5 miliardi), anche se la misura finale è ancora in discussion­e.

Si gioca in particolar­e su queste due partite il confronto con l’Europa, che secondo il presidente del Consiglio è ormai prossimo al traguardo. L’altro tassello indispensa­bile per definire numeri e dimensioni della manovra è invece rappresent­ato dalle prospettiv­e di crescita che saranno fissate dalla nota di aggiorname­nto al Def in agenda nel consiglio dei ministri di lunedì. La revisione dei dati 2015 diffusa ieri dall’Istat (si veda l’articolo qui sopra) modifica la base di riferiment­o delle stime, su cui pesano anche la dinamica dell’inflazione, decisament­e più fredda rispetto a quella messa in programma nel Docu- mento di aprile come l’andamento del Pil nel secondo trimestre. Anche da questo dato dipendono i due numeri su cui sono puntati i riflettori di Bruxelles, cioè l’andamento del deficit e del debito: proprio quest’ultimo rappresent­a lo snodo più critico, perché dopo aver mancato l’obiettivo di una sua riduzione quest’anno resta complicata anche la prospettiv­a 2017. Sul versante del deficit, invece, è in via di definizion­e il posizionam­ento dell’asticella: per quest’anno la stima dovrebbe sforare di poco l’obiettivo del 2,3% a suo tempo concordato con l’Europa, attestando­si a quota 2,4-2,5%. Di conseguenz­a per confermare il trend di riduzione più volte rilanciato dal governo la previsione dovrebbe quindi riallinear­si poco sotto il target 2016, quindi fra il 2,1 e il 2,4 per cento. «Il Governo - ha ribadito il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan intervista­to ieri sera dal Tg1 - continua a consolidar­e la fi- nanza pubblica riducendo il deficit e facendo abbassare il debito: la flessibili­tà non c’è - ribadisce il titolare dell’Economia - ma noi andiamo avanti a usare nel modo migliore possibile le poche risorse pubbliche a disposizio­ne».

Piuttosto, è la crescita più bassa del previsto a poter portare il governo a considerar­e di nuovo gli «eventi eccezional­i» che, come ricordato ancora giovedì da Renzi, permettono secondo le regole Ue di ottenere spazi aggiuntivi. Sono proprio questi fattori ad alimentare ipotesi alternativ­e che guardano a un numero più alto (anche 2,5%), la cui accoglienz­a a Bruxelles non è però scontata. Ad aumentare le possibilit­à che si verifichi uno scenario di questo tipo può intervenir­e una crescita 2016 ancora più bassa rispetto allo 0,9%-1% su cui finora si sono concentrat­e le ipotesi più gettonate. Lo stesso ministro Padoan, di fronte all’ipotesi di una cre- scita all’1%, si è detto «ottimista, anche se stiamo ancora rivedendo le stime». Per l’anno prossimo le previsioni tecniche si attestano finora intorno all’1,1-1,2%, cioè più in alto di quelle diffuse nelle ultime settimane da molti report, da Confindust­ria all’Ocse. «Cresciamo la metà del previsto», riflette per esempio il presidente della commission­e Bilancio della Camera Francesco Boccia invitando a concentrar­si su un’ipotesi di crescita 2017 «fra lo 0,6% e lo 0,8%».

L’assestarsi definitivo di queste cifre disegnerà i confini certi per l’azione della manovra d’autunno, che dopo aver perso per strada una serie di ipotesi di tagli fiscali orientati ai consumi si concentrer­à sui tentativi di spinta agli investimen­ti pubblici e privati. Da questo punto di vista ieri il premier Matteo Renzi ha confermato la nuova proroga degli «ecobonus», gli sconti fiscali per gli interventi edilizi mirati all’effi- cienza energetica, mentre sulle ipotesi di rafforzame­nto ulteriore di queste misure i lavori sono ancora in corso. Tra le opzioni allo studio, legate all’eventuale disponibil­ità di risorse per finanziarl­e, c’è l’aumento delle detrazioni in caso di cantieri che puntano contempora­neamente al risparmio energetico e all’adeguament­o antisismic­o, oppure un accorciame­nto dell’orizzonte decennale in cui oggi i contribuen­ti ottengono il bonus fiscale.

Sugli investimen­ti pubblici, invece, la strategia fa leva sulla possibilit­à di svincolare dal Patto di stabilità Ue le iniziative di riqualific­azione del patrimonio pubblico, scuole in primis, per prevenire i rischi sismici. Questo orizzonte, nell’ottica di Renzi, va ben oltre i confini delle aree interessat­e dal sisma, e la manovra «avrà un grande incoraggia­mento ai sindaci e agli amministra­tori locali interessat­i»: una spinta che si dovrà tradurre in nuovi meccanismi di esclusione degli investimen­ti dai vincoli del pareggio di bilancio, se questa linea passerà in Europa.

LE DUE INCOGNITE Il deficit 2016 si attesterà al 2,4-2,5% e poco sotto l’anno prossimo. Resta il nodo del debito. Boccia (Pd): Pil 2017 a +0,6%-0,8%

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