Il Sole 24 Ore

Secondo trimestre in flessione (-1,2%) per la meccanica

- Nicoletta Picchio

Un periodo di sostanzial­e stagnazion­e per il prossimo futuro. Che si aggiunge ad una situazione struttural­e di difficoltà del settore metalmecca­nico che va avanti dal 2008. A preoccupar­e non c’è solo il -1,2% del secondo trimestre di quest’anno rispetto a quello precedente e la prospettiv­a degli ordini che non crescono. C’è quel -28,7% di produzione metalmecca­nica perduta dal 2008 ad oggi, un dato che non accenna a migliorare mentre la Germania ha già recuperato, segnando un +0,9, con una media europea a -8,5.

«I risultati di quest’indagine trimestral­e sono amari, ma purtroppo ampiamente attesi», ha affermato Alberto Dal Poz, vice presidente di Federmecca­nica, presentand­o i dati della 139° indagine trimestral­e. «Gli ordini - ha continuato - non crescono e circa un terzo delle imprese li valuta oggi insufficie­nti a garantire il normale svolgiment­o della propria attività produttiva. La parola d’ordine è tornare a crescere e creare ricchezza».

Il peggiorame­nto nel secondo trimestre del 2016 ha interessat­o quasi tutte le attività del settore: -0,9 il metallo e prodotti in metallo, -0,1 le macchine e apparecchi elettrici, -2,1 le macchine e apparecchi meccanici, in calo, -1,0, anche gli autoveicol­i che per tutto il 2015 avevano sostenuto la produzione. A crescere dell’1,1 i computer, apparecchi radio e strumenti di precisione. Anche l’export sta segnando il passo: nei primi sei mesi dell’anno le esportazio­ni metalmecca­niche, pari ad oltre 100 miliardi di euro, sono cresciute solo dello 0,7% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Per quanto riguarda le aree, nei paesi extra Ue c’è stato un calo del 4,2% nei primi sei mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo 2015, mentre nell’Ue a 28, un aumento del 4,9. In calo del 3,7 anche gli Stati Uniti, mentre la Russia ha segnato -13,2.

Ma c’è un altro aspetto preoccupan­te, come sottolinea il direttore generale di Fe- dermeccani­ca, Stefano Franchi: sono stati cancellati dall’inizio della crisi ad oggi 280mila posti di lavoro. Non solo: nei primi sei mesi dell’anno l’occupazion­e nelle grandi imprese metalmecca­niche con oltre 500 addetti è diminuita, in termini tendenzial­i, dello 0,6%, mentre è aumentato il ricorso alla cassa integrazio­ne: rispetto al primo semestre del 2015 è cresciuta dell’11,1%, con un’impennata delle ore di cassa integrazio­ne straordina­ria, con +32,3 per cento. Le previsioni a sei mesi, è scritto nell’indagine, presentata dal direttore del Centro studi della Federazion­e, Angelo Megaro, fanno emergere che il 71% delle imprese non prevede di modifi-

RISULTATI AMARI Giudizio negativo delle imprese, le cui attese sono improntate a una sostanzial­e stagnazion­e dell’attività

care il numero di dipendenti, il 13% pensa ad un taglio agli organici e il 16% prevede un incremento.

Non c’è solo il rallentame­nto del commercio internazio­nale a pesare, ma anche problemi antichi che riguardano il nostro paese, dal costo dell’energia al carico fiscale al costo del lavoro. Bene quindi gli incentivi, dai superammor­tamenti alla Sabatini, e la spinta su Industria 4.0, ma bisogna incidere sui problemi struttural­i.

Il 28 settembre ricomincer­à la trattativa con i sindacati per il contratto. «Crediamo nel contratto nazionale, vogliamo concludere il contratto», è stato il commento di Franchi ad una domanda sulla trattativa. Nessun dettaglio su ciò che sarà proposto al tavolo, ma una sottolinea­tura: «Federmecca­nica - ha continuato Franchi - ha sempre dimostrato grande senso di responsabi­lità e continuerà a farlo. Nell’incontro del 28 ne daremo prova, parlando con i fatti».

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