Marriott ingloba Starwood: nasce il big mondiale
Amy McPherson, presidente Europa: «La strategia è di forte espansione»
Dal lusso sofisticato degli hotel in Costa Smeralda all’unicità del JW Marriott nella laguna di Venezia, passando per il rivisitato Gallia di Milano incorniciato dalla monumentale facciata. È solo una piccola parte, italiana, dell’immenso portafoglio alberghiero mondiale nato ieri dalla fusione definitiva tra Marriott International e Starwood hotels.
È passato poco meno di un anno da quando nel novembre scorso il gruppo americano Marriott annunciava l’acquisizione della rivale, operazione che ha richiesto diversi passaggi e il parere favorevole di tre Antitrust. L’ultimo è arrivato dalle autorità cinesi, prima si erano espresse quella americana ed europea. «Uniamo 30 tra i principali brand dell’hotellerie. Un’opportunità unica per i clienti – racconta al Sole24 Ore Amy McPherson, presidente e managing director in Europa -. Con il completamento dell’acquisizione, la distribuzione di Marriott è più che raddoppiata in Asia e Medio Oriente e siamo ora al primo posto in Europa nel lusso».
I clienti Marriott avranno da oggi a disposizione oltre 5.700 hotel, un portafoglio arricchito dall’arrivo “in famiglia” delle 1.300 strutture acquisite da Starwood.
pUn colosso destinato a dominare il panorama alberghiero mondiale. E a dettare le regole dell’ospitalità. È la fotografia del gruppo nato ieri dalla fusione definitiva tra Marriott International e Starwood hotels & resorts, presente in 110 Paesi con 5.700 hotel per 1,1 milioni di camere e 116 milioni di check-in all’anno. Un’operazione tutta americana, nonostante il tentativo - fallito - di controOpa della cinese Anbang.
«Abbiamo davanti a noi una sfida importante di consolidamento, ma anche di espansione a ritmi sostenuti - dice in esclusiva al Sole24 Ore Amy McPherson, presidente e managing director in Europa -, con una presenza che in Italia, per esempio, raddoppia». Guardando i numeri dell’unione il portafoglio italiano arriva a includere oggi 46 hotel di 13 brand. Con più di 8.500 camere in attivo, il mercato italiano rappresenta circa il 10% delle disponibilità in Europa. Tutte strutture gestite e non di pro- prietà, visto che Starwood negli ultimi anni ha scelto di portare avanti una politica di dismissioni per alleggerire il portafoglio posseduto. Starwood ha venduto nel maggio 2015 il Gritti di Venezia, poi a settembre 2015 l’Excelsior di Roma e infine pochi mesi fa il St. Regis e The Westin Excelsior di Firenze, questi ultimi a Nozul Hotels & Resorts,interamente controllata dalla qatarina Jaidah Holdings, già acquirente del Gritti.
«La strategia delle nuove aperture sarà aggressiva già da gennaio 2017 - continua McPherson -. Nella pipeline per l’Italia sono in arrivo nuovi W, AC Hotels e Le Meridien». In particolare Amy McPherson si riferisce all’apertura, nel 2017, al W di Milano. «In tutta Europa (dove ora post-acquisizione Marriott ha 104mila camere, contro le 770mila del Nord America e le 166mila dell’Asia), è in programma una forte espansione, con nuove aperture a Londra, in Irlanda e soprattutto in Germania (10 le inaugurazioni previste nel 2017), ma puntiamo anche su Russia e Georgia» sottolinea ancora l’intervistata. In Europa ci sono ancora alcune strutture di proprietà (tutte in arrivo da Starwood), tra le quali l’hotel Alfonso XIII a Siviglia, il Maria Cristina a San Sebastian, lo Sheraton Paris Airport, l’hotel Goldener Hirsch a Salisburgo, i W di Barcellona e di Londra.
In Italia Marriott ha partecipato alla gara a quattro per gestire l’hotel di Palazzo Broggi, ex sede di Unicredit a Milano in piazza Cordusio e oggi dei cinesi di Fosun, gara vinta da Hilton, secondo le indiscrezioni. «Milano è una città che personalmente amo molto – dice McPherson – e continueremo a guardarci attorno».
Le due realtà sono entrambe quotate alla Borsa di New York. Come annunciato, gli azionisti Starwood hanno ricevuto 21 dollari e 0,80 azioni ordinarie di classe A di Marriott International per ogni azione ordinaria Starwood .
Marriott ritiene che la nuova società possa sviluppare sinergie operativeannualiper250milionidi dollari. L’obiettivo è aumentare efficienza e opportunità di ricavi per rendere molte strutture più redditizie di quanto lo siano ora. «Guardiamo anche a mercati nuovi, la crescita sarà soprattutto in Europa (40%) e Paesi emergenti (un altro 40%)» conclude McPherson.