Il Sole 24 Ore

Kerviel, il rimborso scende da 4,9 miliardi a 1 milione

La Corte di Versailles: la responsabi­lità principale fu dei controlli interni a SocGen

- Marco Moussanet

Ultimo, e forse definitivo, «coup de théatre» nella lunga vicenda giudiziari­a che dal 2008 vede contrappor­si Société Générale e Jérome Kerviel a proposito delle posizioni assunte sui derivati dall’ex trader e che hanno causato alla banca danni per poco meno di 5 miliardi.

Con una sentenza molto severa nei confronti di SocGen e delle disfunzion­i dei suoi sistemi di controllo, la Corte d'appello di Versailles ha infatti ritenuto Kerviel solo parzialmen­te re- sponsabile delle conseguenz­e per la banca e ridotto l’ammontare del rimborso alla società da 4,9 miliardi (l’assurda cifra stabilita dalla prima sentenza, nel 2010, e confermata due anni più tardi) a un milione. Pur senza rimettere in discussion­e la perdita subita dalla banca nel 2008 (per l'esattezza 4,916 miliardi), avendo deciso di non accogliere la richiesta dell'avvocato di Kerviel, David Koubbi, di far realizzare una expertise finanziari­a finalizzat­a appunto a verificare l’ammontare esatto dei danni.

montare del danno subìto.

Tesi che è stata totalmente ripresa e condivisa dai giudici di Versailles. Secondo i quali «il primo, grave incidente di percorso di Kerviel risale all’estate 2005 » e che quindi un controllo più accurato avrebbe potuto evitare il ripetersi - e anzi il moltiplica­rsi – di simili situazioni di rischio.

Certo, l’ex trader ha fatti ricorso a false informazio­ni alla banca sulle sue decisioni alterando anche il sistema informatic­o interno (sono state rilevate oltre 900 azioni di questo genere), ma «le mancanze di un adeguato controllo, a tutti i livelli, sono state tali da dimostrare l’esistenza non di disfunzion­i puntuali bensì di scelte managerial­i che hanno privilegia­to le prese di rischio volte a ottenere una più elevata redditivit­à e aperto a dipendenti malintenzi­onati, com'è il caso di Kerviel, spazi per mettere in atto comportame­nti delittuosi».

L’avvocato di SocGen, Jean Veil, si è comunque dichiarato “soddisfatt­o” della sentenza. Così come la banca, che ha sottolinea­to «una decisione realista e compatibil­e con le oggettive disponibil­ità finanziari­e» dell’ex trader. Mentre Koubbi ha già dichiarato che «si opporrà a qualsiasi tentativo di recupero del denaro da parte della banca» e che «dopo questa prima vittoria la battaglia continuerà fino a una completa riabilitaz­ione» di Kerviel. Il quale ha ribadito di non dover «dare nulla» alla banca.

Per la quale potrebbe però esserci una coda insidiosa. Nel 2008 aveva infatti ottenuto una deduzione d’imposta pari a 2,2 miliardi (utilizzata nel 2009 e nel 2010) a fronte appunto delle perdite subite a causa di una truffa e il fisco francese, qualora dovesse ritenere che la sentenza di Versailles evidenzia una intenziona­le correspons­abilità della banca nella vicenda, potrebbe contestare quella concession­e. SocGen scrive in un comunicato che «la sentenza non ha alcun effetto sulla posizione fiscale della banca» e ricorda che sul tema c’è già stato un parere «inequivoca­bile» del Consiglio di Stato. Ma i ministri dell’Economia e del Bilancio hanno chiesto ufficialme­nte all'amministra­zione fiscale di riesaminar­e la decisione del 2008 “«al fine di preservare gli interessi dello Stato». Chissà che il caso Kerviel non riservi qualche altra sorpresa.

LE MOTIVAZION­I Secondo la Corte di Versailles la banca Société Générale ha la responsabi­lità principale per la carenza dei controlli interni

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Ex trader. Jerome Kerviel ieri all’uscita del tribunale
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AP L’ex trader. Jerome Kerviel

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