Il Sole 24 Ore

Banche e materie prime, dalla Fed nuovi paletti

L’intervento nasce dal timore di rischi per la stabilità dell’intero sistema finanziari­o Dalle misure obblighi di capitalizz­azione per 4 miliardi

- Marco Valsania

pLa Federal Reserve si appresta a introdurre nuovi limiti per le attività delle banche sui mercati delle commodity fisiche. L’obiettivo, perseguito con severi requisiti di capitale a fronte degli asset, è esplicito: tenere sotto controllo l’esposizion­e, nel business e nella reputazion­e, di una istituzion­e finanziari­a a gravi incidenti o disastri ambientali, un rischio che potrebbe mettere in pericolo la stabilità dell’intero sistema finanziari­o. Le grandi piazze interessat­e sono tutt’altro che secondarie: dal petrolio all’alluminio, fino al rame. Accanto ai requi- siti di capitale vengono stabiliti tetti alle operazioni di trading, divieti assoluti di gestire commodity fisiche collegate a centrali elettriche, nonché il possesso di rame.

Tra le banche la più colpita dalle nuove regole dovrebbe essere Goldman Sachs che, nonostante alcune cessioni (quali i magazzini di metalli Metro Trade Services due anni or sono), è stata meno celere nel ridimensio­nare o uscire da questo segmento. Morgan Stanley, che in passato deteneva abbastanza greggio da rifornire gli Usa per tre giorni, ha ormai abbandonat­o il business. JP Morgan annunciò fin dal 2013 la cessione delle divisioni in questione. L’iter delle nuove norme prevede ora una discussion­e pubblica di 90 giorni prima dell’entrata in vigore, il 22 dicembre. Goldman e Morgan potrebbero essere soggette a una “sovrattass­a” pari al 1.250% del valore degli asset in questione ponderati per il rischio, uno dei più alti requisiti mai imposti e chiarament­e inteso a rendere proibitiva qualunque resistenza. Altri istituti potrebbe ricadere sotto requisiti del 300%. In tutto la Fed stima che saranno toccate 14 banche, con obblighi di capitalizz­azione aggiuntivi per 4 miliardi di dollari.

Il giro di vite scaturisce sia da au- dizioni parlamenta­ri, che avevano denunciato l’eccessiva influenza sui mercati da parte dei colossi di Wall Street e il pericolo di rovesci finanziari, che da timori dopo recenti casi delicati. I regulators hanno esaminato ad esempio l’impatto del disastro della piattaform­a petrolifer­a Deepwater Horizon nel Golfo del Messico e dell’incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi. Simili vicende, hanno concluso, avrebbero provocato una destabiliz­zazione dell’intero sistema finanziari­o qualora avessero coinvolto un istituto di rilievo strategico.

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