Banche e materie prime, dalla Fed nuovi paletti
L’intervento nasce dal timore di rischi per la stabilità dell’intero sistema finanziario Dalle misure obblighi di capitalizzazione per 4 miliardi
pLa Federal Reserve si appresta a introdurre nuovi limiti per le attività delle banche sui mercati delle commodity fisiche. L’obiettivo, perseguito con severi requisiti di capitale a fronte degli asset, è esplicito: tenere sotto controllo l’esposizione, nel business e nella reputazione, di una istituzione finanziaria a gravi incidenti o disastri ambientali, un rischio che potrebbe mettere in pericolo la stabilità dell’intero sistema finanziario. Le grandi piazze interessate sono tutt’altro che secondarie: dal petrolio all’alluminio, fino al rame. Accanto ai requi- siti di capitale vengono stabiliti tetti alle operazioni di trading, divieti assoluti di gestire commodity fisiche collegate a centrali elettriche, nonché il possesso di rame.
Tra le banche la più colpita dalle nuove regole dovrebbe essere Goldman Sachs che, nonostante alcune cessioni (quali i magazzini di metalli Metro Trade Services due anni or sono), è stata meno celere nel ridimensionare o uscire da questo segmento. Morgan Stanley, che in passato deteneva abbastanza greggio da rifornire gli Usa per tre giorni, ha ormai abbandonato il business. JP Morgan annunciò fin dal 2013 la cessione delle divisioni in questione. L’iter delle nuove norme prevede ora una discussione pubblica di 90 giorni prima dell’entrata in vigore, il 22 dicembre. Goldman e Morgan potrebbero essere soggette a una “sovrattassa” pari al 1.250% del valore degli asset in questione ponderati per il rischio, uno dei più alti requisiti mai imposti e chiaramente inteso a rendere proibitiva qualunque resistenza. Altri istituti potrebbe ricadere sotto requisiti del 300%. In tutto la Fed stima che saranno toccate 14 banche, con obblighi di capitalizzazione aggiuntivi per 4 miliardi di dollari.
Il giro di vite scaturisce sia da au- dizioni parlamentari, che avevano denunciato l’eccessiva influenza sui mercati da parte dei colossi di Wall Street e il pericolo di rovesci finanziari, che da timori dopo recenti casi delicati. I regulators hanno esaminato ad esempio l’impatto del disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico e dell’incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi. Simili vicende, hanno concluso, avrebbero provocato una destabilizzazione dell’intero sistema finanziario qualora avessero coinvolto un istituto di rilievo strategico.