Il Sole 24 Ore

Se la politica monetaria disorienta i mercati

L’«effetto placebo» sugli indici azionar i è partito dal Giappone, ma i rendimenti delle obbligazio­ni hanno preso un andamento diverso da quello auspicato Le decisioni di Fed e BoJ hanno lasciato i mercati perplessi sugli obiettivi delle banche centrali

- Di Marzia Redaelli

Gli appuntamen­ti tanto attesi con la banca centrale americana e con quella del Giappone hanno lasciato i mercati perplessi circa gli obiettivi di politica monetaria.

Certo, le Borse sono rimbalzate all'ennesimo rinvio del rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, e – viceversa - al mancato taglio dei tassi negativi per i depositi delle banche da parte della Bank of Japan (BoJ). Il primo, infatti, avrebbe guastato la festa agli investitor­i che dispongono di denaro poco costoso, mentre il secondo avrebbe accentuato le distorsion­i in tutto il sistema creditizio. E alla fine della settimana - nonostante i realizzi di ieri - gli indici europei hanno chiuso sul venerdì precedente con variazioni comprese tra il +3,6% di Parigi - e il +1,5% di Milano, che continua a fare peggio o meno bene degli altri listini e registra la perdita più ampia da inizio anno (-22%); a Wall Street il Nasdaq ha aggiornato il massimo storico, il Topix di Tokyo è salito del 2,9% e anche le Piazze emergenti si sono risollevat­e per la continuata bonanza monetaria.

L'effetto placebo sugli indici azionari a dispetto degli utili e dei margini delle imprese in contrazion­e è partito dal Giappone, dove la BoJ ha modificato la sua azione espansiva: ha alzato il traguardo dell'inflazione che deve tornare stabilment­e sopra il 2% (e non più al 2%), costi quel che costi; ha incrementa­to gli acquisti di strumenti azionari con sottostant­i titoli di Tokyo; ha dichiarato di perse- guire il controllo della curva dei rendimenti per far aumentare quelli a più lunga scadenza, con il fine di riportare coerenza tra tempo e premio al rischio e profitto nell'attività di intermedia­zione dei margini di interesse, a favore di banche, assicurazi­oni e fondi pensione. Tanto che l'impulso si è trasferito alle azioni di questi comparti anche nel Vecchio Continente.

Qualcosa però non convince ancora gli operatori, perché oltre a una presa di profitto della seduta successiva che è pure comprensib­ile in un momento di incertezza qual è l'attuale, i rendimenti delle obbligazio­ni hanno preso un abbrivio diverso da quello auspicato e quelli dei decennali si sono schiacciat­i più dei biennali, per via di maggiori acquisti. Alla manovra della Boj, infatti, sono subito state fatte critiche (per esempio rischia di intervenir­e quando c'è meno bisogno di sostegno monetario, perché i tassi risalgono con le aspettativ­e di inflazione, e viceversa), che hanno frenato gli entusiasmi.

Il mancato rialzo dei tassi Fed ha riportato gli acquisti sulle Borse e il Nasdaq ai massimi storici

Gli indici

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