Fondi comuni
« Standard tecnici » : le criticità da superare secondo Assogestioni
La Commissione Ue ha preso come oro colato gli Standard tecnici regolamentari (Rts) proposti dalle tre authority europee di vigilanza (Esma, Eba ed Eiopa) per definire il formato e le modalità di rappresentazione delle informazioni del Kid contenente le informazioni chiave per i prodotti d’investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati (Priips). Nonostante l e perplessità esposte dagli operatori di tutta Europa, la Commissione Ue è andata avanti tutta, salvo poi sbattere contro il muro dell’Europarlamento (vedi articolo a pagina 18).
Finora non erano state accolte neanche le osservazioni provenienti dal mondo del risparmio gestito che da sempre ha condiviso le finalità dei Priips. Le tre authority, una volta pubblicate le loro proposte di Rts alla Commissione lo scorso aprile, non hanno voluto riaprire la discussione per non dare spazio a banche e compagnie di assicurazione la possibilità di bloccare tutto. Ma adesso ci ha pensato il Parlamento di Strasburgo.
Eppure i rilievi mossi dai vari fronti non erano solo critiche generalizzate. Assogestioni, in linea con le osservazioni presentate da Efama (associazione europea dei gestori di fondi comuni), in questi mesi ha continuato a sottolineare nello specifico alcuni punti critici, delle vere e proprie incongruenze che andrebbero sanate. «Ci sono alcune previsioni contenute nella proposta di Rts che rischiano non solo di snaturare l’obiettivo di garantire la coerente applicazione del regolamento dei Priips, volta a semplificare le informazioni sui prodotti d’investimento da fornire agli investitori retail, ma anche di porsi in contrasto con la definizione del suo stesso ambito di applicazione», afferma Deborah Anzaldi, direttore i nvestments compliance di Assogestioni.
In primis l’associazione dei gestori italiani rileva che la soluzione individuata per misurare i costi di transazione dei fondi operativi da più di tre anni, che rientrano nelle voci di costo ricorrenti che devono essere indicati nel Kid, presenta forti criticità i n quanto si basa su presupposti errati e, in taluni casi, difficilmente realizzabili che potrebbero determinare una loro non corretta rappresentazione. «Nel richiedere che il costo di negoziazione sia dato dalla differenza tra il prezzo esistente al momento in cui viene presa la decisione di eseguire l’operazione e il prezzo al quale la transazione si verifica effettivamente - spiega Anzaldi -, tale metodologia considera non solo i costi di transazione effettivi ma anche i movimenti di prezzo del mercato. Inoltre, per i titoli obbligazionari, è una vera sfida poter applicare le previsioni». Sarebbe necessario un livello di trasparenza sulle transazioni dei titoli obbligazionari che sui mercati europei arriverà solo con l’arrivo della direttiva Mifir, slittata insieme alla Mifid2 a gennaio 2018, mentre per quelle realizzate fuori Europa sarebbe anche dopo in gran parte assente. «É da considerare altresì - continua Anzaldi - che la presenza di prezzi non necessariamente comporta che questi siano appropriati, potendo essere semplicemente indicativi e non rispecchiare il corretto prezzo del titolo al momento dell’esecuzione».
Ma ci sono altre incongruenze evidenziate da Assogestioni. Società di gestione e distributori di fondi che fanno il Kiid sono esentati fino al 31 dicembre 2019 al ri- spetto degli obblighi previsti nel regolamento dei Priips. Ma cosa succede se questi prodotti sono inseriti nei portafogli dei Priips? «Le soluzioni indicate nella proposta di Rts non consentono più di considerare sufficienti le informazioni contenute nel Kiid. Inoltre, l'impresa di assicurazione sarà chiamata a veicolare le informazioni sul rischio, sui costi e sugli scenari di rendimento anche del fondo, secondo le disposizioni delle Rts, laddove non è possibile sintetizzare nel Kid, composto da tre pagine, le diverse possibilità di investimento messe a disposizione dell’investitore. Alla luce della positiva esperienza e dell’esaustività del Kiid è necessario superare l’impostazione degli Rts».
Adesso le istituzioni europee devono lavorare alacremente per rivedere e rendere più funzionali le misure tecniche. Ma per trovare soluzioni concrete ed efficienti su questioni molto tecniche non basteranno probabilmente tre mesi di tempo. Ed è per questo che è richiesto un ritocco della normativa di primo livello per spostare l’entrata in vigore della direttiva Priips a gennaio 2018, sulla scia dello slittamento già deciso della Mifid2.