Fidejussioni nel mirino
Sul caso Gable la Lega Pro venne allertata dai revisori
La «gabola» delle fidejussioni della fallenda compagnia di VaduzCayman Gable insurance Ag, presentate, oltre che dalla Sampdoria, dal Bari e da altri club di serie B, pure alla Lega Pro da 26 squadre di calcio, non sembra destinata a chiudersi con un tratto di penna. Anzi a Plus24 risulta che l’ufficio inchieste della Federazione si sia già attivato per esaminare le carte.
Nei giorni scorsi un comunicato ufficiale della ex serie C, dal 2015 guidata da Gabriele Gravina, ha minimizzato la vicenda scoperchiata da L’Espresso puntualizzando che «a seguito di espressa richiesta, Ivass confermava a Lega Pro che Gable Insurance AG (...) risultava abilitata ad operare in Italia». E ancora: «Lega Pro ha, dunque, predisposto un protocollo per la verifica sia della corretta operatività sul territorio nazionale delle società assicurative, sia della genuinità delle garanzie rilasciate». Non risulta, tuttavia, che l’Ivass detenga una banca dati delle polizze assicurative. Difficile dunque che abbia potuto entrare nel merito dei singoli contratti. E aggiunge il comunicato: «I predetti requisiti di corretta operatività sul territorio della Gable e della genuinità della garanzia ha trovato ulteriore conferma nel corso delle verifiche effettuate al momento delle iscrizioni al campionato».
In realtà qualcuno che ha avuto qualche cosa da dire c’è stato. E non è proprio un qualcuno che di lì ci passava per caso. Secondo quanto risul- ta a Plus24 , l’organo di vigilanza contabile interno alla Lega ha sollevato pesanti obiezioni sul tema. E questo è accaduto il primo di luglio del 2016, giorno successivo alla scadenza ultimativa nella quale i club avrebbero dovuto presentare l a propria domanda di iscrizione (corredata di fidejussione) al campionato ex serie C. Proprio in quel momento il Collegio dei revisori formato da Carlo Catenaccio, avvocato, e dai professionisti Domenico Bosi e Roberto Sorrentino, aveva esaminato alcune fideiussioni bancarie e polizze cauzionali di compagnie tra cui quella caymana. Il Collegio si era riservato di svolgere ulteriori accertamenti esortando gli uffici di Lega a fare altrettanto con attenzione. Dunque al momento dell’iscrizione i revisori erano tutto tranne che convinti della «genuinità della garanzia» Gable.
Non solo, sempre a quanto risulta a «Plus24», i primi di settembre i revisori avrebbero incontrato i responsabili degli uffici di Lega per un esame complessivo di tutte le fideiussioni depositate. Nel merito, il Collegio notò come, se più della metà delle fideiussioni provenivano da gruppi bancari e assicurativi di primo livello, il resto delle polizze giungeva da società che non avevano sede (neppure secondaria) in Italia, ma in Paesi quali Ungheria, Bulgaria, Gibilterra, Liechtenstein. Oltre alle 26 marchiate Gable Insurance, le due della Nadeja Company Ltd di Sofia, il paio della Elite Insurance company di Gibilterra e un’altra coppia della Pannonia di Budapest. Per un erogato totale pari a circa 15 milioni di euro. Il Collegio dei revisori, dopo l’esame delle polizze, avrebbe rimarcato come queste, sebbene corrette sotto il profilo formale, avrebbero meritato un supplemento di verifica da parte della Lega sia sotto il profilo della solvibilità, sia della loro effettiva escutibilità. E questo anche in ragione della loro provenienza geografica che non garantisce una fattiva collaborazione transnazionale in caso di controversie. Tanto più che le garanzie in questione vengono rilasciate a protezione di crediti di soggetti terzi appartenenti al sistema federale (giocatori, allenatori). Un altro interrogativo riguarda il canale di vendita «unico» che ha reso possibile la commercializzazione e il traffico di queste polizze. È possibile, come ha osservato il Corriere di Romagna, che la maggior parte dei Club di B e di Lega abbiano seguito i consigli provenienti «dall’alto»: e cioè di servirsi dell’unico broker di Gable in Italia, la Essebi Srl, ma siamo certi che per farlo non esistesse un canale meno “opaco” di quello?