Dietro i numeri
Se il Pil scende e aumenta l’occupazione
La volta scorsa abbiamo guardato all’andamento recente della produttività in Italia. Dal 2011 a oggi la discesa del Pil accelera ma l’occupazione aumenta. Questa performance migliore dell’occupazione rispetto all’andamento del Pil non è specifica all’Italia. La si riscontra anche in America e in Giappone, dove i tassi di disoccupazione sono vicini ai minimi storici, malgrado la crescita del Pil non sia entusiasmante. Ma per l’Italia questo insolito andamento è più netto. Come in altri Paesi, i tassi di crescita dell’occupazione sono influenzati anche da effetti di composizione, dato che aumenta la quota del terziario, a più alta intensità di lavoro. Ma nel caso dell’Italia c’è dell’altro. Uno dei fattori strutturali che pesavano sull’occupazione – l’alto costo del lavoro – si è ridotto con il Jobs Act e questo ha incoraggiato le assunzioni. Per la piaga della disoccupazione giovanile, la tabella mostra come negli ultimi anni questa si sia ridotta in misura maggiore rispetto alla riduzione del tasso di disoccupazione totale e anche in misura maggiore rispetto al tasso di disoccupazione giovanile dell’Eurozona ( il confronto, tutti questi casi, è con i massimi della disoccupazione raggiunti nel 2012- 2014). Ed è appunto nella categoria giovani che si dovrebbero riscontrare gli effetti del Jobs Act. La tabella mostra anche come la disoccupazione non sia un male invincibile. Dopo l’avvento dell’euro, e per 8 anni, la disoccupazione andò scemando, a livelli che oggi ci farebbero sognare: il minimo del 2007- 2008, prima della Grande recessione, fu del 5,9% in Italia, più basso del minimo ( 7,2%) dell’Eurozona. E, per la disoccupazione giovanile, il minimo ante- crisi fu del 19,3%, contro il 39,2% attuale.