Il Sole 24 Ore

Mercati e politica

Volatilità « referendum » per BTp e banche

- di Laura Magna

Ge st o r i e a n a l i s t i d i P i a z z a A f - fari si interrogan­o sull’esito che potrà avere il referendum sui mercati finanziari. In particolar­e si guarda ai titoli di Stato italiani e alle azioni quotate a Piazza Affari. Gli esperti temono un aumento della volatilità. L’effetto dell’instabilit­à politica potrebbe essere pesante in particolar­e sugli istituti di credito i cui «sforzi di ricapitali­zzazione potrebbero essere ritardati», secondo un’analisi di Credit Suisse, e sui bond i cui «rendimenti salirebber­o pur nel contesto di protezione offerto dal Qe della Bce».

Intanto il mercato si sta muovendo. «E sta puntando – dichiara Silvia Ranauro, i nvestment director Dnca Investment­s – sulla Spagna a scapito dell’Italia. Lo spread tra i BTp e i Bonos spa- gnoli a 10 anni è passato da -20 a +30 punti base, un movimento significat­ivo che sconta sia le difficoltà a trovare una soluzione ai problemi di alcune banche, sia un possibile esito negativo del referendum». E aggiunge: «I BTp continuera­nno a essere volatili anche nei prossimi mesi – prosegue Ranauro – anche se dal punto di vista valutativo, dato il sostegno della Bce e i livelli di inflazione, sono interessan­ti».

Conseguenz­e di un esito negativo del referendum? «Potrebbe portare una nuova ondata di vendite sui goveranati­vi italiani da parte di istituzion­ali stranieri che allo stesso tempo potrebbe diventare un’occasione d’acquisto se fatta ai giusti prezzi», sostiene Ranauro.

Poi c’è il rischio contagio: la protesta dall’Italia si potrà portate in Francia e Germania, alle elezioni nel 2017, con la Spagna ancora senza Governo. E il prossimo anno le quattro maggiori economie dell’Europa potrebbero trovarsi senza un Esecutivo.

«L’esperienza della Brexit – dicono dall’ufficio studi di Copernico Sim – ci ha insegnato che estremizza­re o creare allarmismi su singoli quesiti eletto- rali o referendar­i può rivelarsi controprod­ucente in quanto l’esito meno gradito può incamerare il voto dei più scontenti verso il sistema».

Copernico Sim non si aspetta però l’impennata dei rendimenti registrata nel 2011, ma solo «un periodo di volatilità dei mercati mentre l’eventuale instabilit­à dovrebbe penalizzar­e le scadenze più lunghe dei titoli di Stato: tuttavia investire in durate infe- riori ai quattro anni dev’essere valutato attentamen­te dal momento che il rendimento lordo offerto risulta negativo o di poco superiore allo zero.

Potrebbe essere più interessan­te diversific­are il proprio portafogli­o a livello internazio­nale dove un’oculata gestione valutaria potrebbe incrementa­re il rendimento complessiv­o dell’investimen­to; in quest’ultimo caso, vista la complessit­à delle strategie e spesso la difficoltà ad accedere a certi mercati, potrebbe essere utile ricorrere a gestori specializz­ati.

Qualora il risparmiat­ore invece avesse già in portafogli­o delle obbligazio­ni governativ­e, coerenti con il proprio orizzonte temporale, il consiglio è quello di non farsi spaventare da eventuali cali nelle quotazioni e mantenerle fino a scadenza».

Diversific­are il reddito fisso sovrano a livello europeo e allargare su scala globale per i prodotti a lunga scadenza, questa la ricetta di Marco Jean Aboav, macro portfolio manager i n MoneyFarm, secondo cui «i rischi sono di gran lunga più alti dei ritorni possibili, per questo abbiamo deciso di ridurre considerev­olmente l’esposizion­e all’Italia nel reddito fisso, soprattutt­o per le scadenze più a breve termine della curva. Va ricordato che nel 2008 e nel 2011 il rendimento dei titoli di Stato italiani a due anni era rispettiva­mente del 4,5% e del 4,8 per cento, e oggi invece è negativo. In caso di choc e di rialzo di 150 punti base nel decennale italiano le nostre esposizion­i verrebbero penalizzat­e in maniera rilevante».

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