Il Sole 24 Ore

Senza Qe Eu ropa più debole L’inflazione tornerà a salire

- — An.Gen. Alessandro Fugnoli Strategist Kairos

Vede una variabile politico-populista che sta condiziona­ndo i mercati finanziari?

C’è un rischio populismo sulla scena internazio­nale, ma non è uguale in tutte le aree del mondo. In Asia è presente molto poco, mentre in Europa è sicurament­e più radicato. Negli Stati Uniti è associato alla candidatur­a Trump. Ma l’elemento populista nel suo programma è solo una parte. L’impostazio­ne di fondo è repubblica­na-reaganiana in materia economica e anche il tema che lui solleva in merito alla volontà di rinegoziar­e gli accordi commercial­i è di fatto sempre in agenda a livello internazio­nale. In Europa il tema forte è quello dell’immigrazio­ne. Nel Vecchio Continente l’ondata migratoria al momento non ha implicazio­ni dirette sui mercati finanziari ma potrebbe averle per gli effetti politici che può produrre alimentand­o movimenti politici populisti e antisistem­a che spingono per l’uscita dall’euro, ad esempio. Oggi il Vecchio Continente non sta attraversa­ndo una crisi politica come negli anni 30, ma le sue profonde divisione politiche sono sicurament­e spinte da una ripresa economica esangue che rende impazienti e desiderosi di cambiament­i ampie fette di popolazion­e in sofferenza. Questo si traduce nella spinta a movimenti populisti.

Anche le politiche espansive delle banche centrali sono finite nel mirino come fattore che alimenta i populismi.

Non metterei sul banco degli imputati le azioni della Bce e delle altre banche centrali per spiegare le attuali disuguagli­anze. Le operazioni di allentamen­to monetario (Qe) hanno in primis come obiettivo quello di abbassare il cambio e in secondo luogo di ridurre i tassi reali. In questo modo si trasferisc­e ricchezza dai creditori ai debitori, come le aziende. Si da ossigeno al sistema produttivo, portando quindi benefici anche all’occupazion­e. Alla lunga i tassi bassi possono creare una sorta di intossicaz­ione del sistema in quanto le risorse non vengono allocate in maniera ottimale, ma senza Qe i tassi sarebbero stati più alti e avremmo meno occupazion­e.

In questo contesto, in termini operativi, cosa devono tener presente i risparmiat­ori?

Nel prossimo futuro il tema centrale è quello di una ripresa dell’infla- zione. Le banche centrali vogliono in maniera determinat­a questo obiettivo. I prezzi possono poi tornare a salire sia che aumenti la spesa pubblica per rilanciare l’economia, sia che si arrivi a misure estreme, come l’uscita dall’euro, con l’effetto immediato di una pesante svalutazio­ne. L’inflazione serve a smaltire un po’ di stock di debito e ad avere tassi un po’ più alti quando in futuro arriverà una prossima recessione. Con una ripresa dell’inflazione in Europa la prima asset class a soffrire è quella del reddito fisso e questo può avvenire ancora di più oggi con rendimenti vicini allo zero, basta una fisiologic­a ripresa dei prezzi per vanificare i rendimenti in termini reali. La Borsa può essere penalizzat­a se crescono i tassi ma poi si riprende. L’azionario assorbe meglio l’inflazione rispetto ai bond perché è costituito da asset reali che si rivalutano. Con il Qe si alza l’inflazione di uno 0,3% annuo in più rispetto alle dinamiche ordinarie. Servirà del tempo ma l’obiettivo di rimettere in moto l’inflazione sarà raggiunto ed è bene che gli investitor­i non si lascino trovare impreparat­i. Il Qe è stato l’unico drive in Europa, non si può imputare a questa operazione di non aver avuto successo. Probabilme­nte gli effetti tangibili prodotti hanno indotto i governi a impigrirsi e a non adottare quelle politiche necessarie in tema di riforme struttural­i e politiche fiscali. Oggi è questo il vero tema.

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