Liquidità per chi non vuole rischi
Per i “coraggiosi” bond bancari , emergenti e Usa high yield
In un fine 2016 denso di appuntamenti potenzialmente pericolosi non è facile destreggiarsi tra i (sempre minori) investimenti obbligazionari che offrono rendimenti superiori allo zero.
Per chi non vuole correre rischi, investire in titoli di elevato rating (quindi con un basso rischio emittente) e con scadenze non troppo lunghe (per limitare possibili discese di prezzo nel caso di un rialzo dei rendimenti) implica rendimenti negativi o, nella migliore delle ipotesi, vicini allo zero. «Fino a 100mila euro – suggerisce Ceccatelli di Marzotto Sim - forse è meglio “parcheggiare” la liquidità nei conti bancari, in attesa che la situazione permetta di tornare a investire a rendimenti più elevati (ci potrebbe però volere parecchio tempo). Per cifre più importanti - continua Ceccatelli – è invece meglio preferire obbligazioni con un elevato livello di liquidità, anche a costo di rinunciare a qualche decimo di punto percentuale di rendimento (tutto ciò probabilmente implica scendere in territorio negativo)».
E per chi vuole correre maggiori rischi? «L’alternativa - spiega Ig- go di Axa - potrebbe includere obbligazioni Usa high yield, titoli bancari subordinati e bond dei mercati emergenti, con un’esposizione lunga sui Bund tedeschi come copertura». Per chi quindi non teme gli appuntamenti dei prossimi mesi e rimane ottimista, posizionarsi su obbligazioni dei Paesi emergenti (meglio se attraverso fondi o Etf) sembrerebbe la scelta più logica. «Negli ultimi mesi – dice Brain di Newton - il debito emergente ha attratto flussi record di investimenti. Complessivamente l e politiche monetarie accomodanti, la stabilità dei prezzi delle materie prime e un lungo periodo di tassi bassi rappresentano una buona ricetta per i mercati emergenti e dovrebbero continuare a sostenere gli spread. Questa asset class, tuttavia, può ancora registrare una certa volatilità, pertanto il potenziale per rendimenti più elevati è associato a un rischio più alto».
Dopo la conferma dell’atteggiamento accomodante della Fed di giovedì scorso, dunque, l’investimento in bond dei Paesi emergenti rimarrebbe una strategia attuabile con un orizzonte temporale di breve termine? «Sì, ma nel medio lungo termine – conclude Ceccatelli – anche questo settore presenta un rapporto rischio/rendimento che impone una grande attenzione».