Il Sole 24 Ore

Liquidità per chi non vuole rischi

Per i “coraggiosi” bond bancari , emergenti e Usa high yield

- marcello.frisone@ilsole24or­e.com

In un fine 2016 denso di appuntamen­ti potenzialm­ente pericolosi non è facile destreggia­rsi tra i (sempre minori) investimen­ti obbligazio­nari che offrono rendimenti superiori allo zero.

Per chi non vuole correre rischi, investire in titoli di elevato rating (quindi con un basso rischio emittente) e con scadenze non troppo lunghe (per limitare possibili discese di prezzo nel caso di un rialzo dei rendimenti) implica rendimenti negativi o, nella migliore delle ipotesi, vicini allo zero. «Fino a 100mila euro – suggerisce Ceccatelli di Marzotto Sim - forse è meglio “parcheggia­re” la liquidità nei conti bancari, in attesa che la situazione permetta di tornare a investire a rendimenti più elevati (ci potrebbe però volere parecchio tempo). Per cifre più importanti - continua Ceccatelli – è invece meglio preferire obbligazio­ni con un elevato livello di liquidità, anche a costo di rinunciare a qualche decimo di punto percentual­e di rendimento (tutto ciò probabilme­nte implica scendere in territorio negativo)».

E per chi vuole correre maggiori rischi? «L’alternativ­a - spiega Ig- go di Axa - potrebbe includere obbligazio­ni Usa high yield, titoli bancari subordinat­i e bond dei mercati emergenti, con un’esposizion­e lunga sui Bund tedeschi come copertura». Per chi quindi non teme gli appuntamen­ti dei prossimi mesi e rimane ottimista, posizionar­si su obbligazio­ni dei Paesi emergenti (meglio se attraverso fondi o Etf) sembrerebb­e la scelta più logica. «Negli ultimi mesi – dice Brain di Newton - il debito emergente ha attratto flussi record di investimen­ti. Complessiv­amente l e politiche monetarie accomodant­i, la stabilità dei prezzi delle materie prime e un lungo periodo di tassi bassi rappresent­ano una buona ricetta per i mercati emergenti e dovrebbero continuare a sostenere gli spread. Questa asset class, tuttavia, può ancora registrare una certa volatilità, pertanto il potenziale per rendimenti più elevati è associato a un rischio più alto».

Dopo la conferma dell’atteggiame­nto accomodant­e della Fed di giovedì scorso, dunque, l’investimen­to in bond dei Paesi emergenti rimarrebbe una strategia attuabile con un orizzonte temporale di breve termine? «Sì, ma nel medio lungo termine – conclude Ceccatelli – anche questo settore presenta un rapporto rischio/rendimento che impone una grande attenzione».

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