Il Sole 24 Ore

Il rientro di Grillo come Mr. Wolf

- di Lina Palmerini

«Sono Mr. Wolf e risolvo problemi». È una delle battute più note del film di Tarantino Pulp Fiction e calza alla perfezione al ruolo che Grillo ha oggi nel Movimento. Le divisioni infuriano, si litiga anche su chi andrà in tv, e il fondatore è costretto a tornare dopo il suo passo indietro.

«Ebbene sì, sono rientrato, avevo fatto un passo indietro ma sì, sono tornato». Beppe Grillo è di nuovo sulla scena ed è una scelta che racconta tutte le difficoltà di questo momento. Difficoltà che il fondatore non nega ma che anzi sembra ammettere quando parla di errori e della necessità di avviare una seconda fase per i 5 Stelle. Abbiamo urlato, abbiamo protestato – dice – ma adesso è il tempo di organizzar­ci. Perché il nodo è tutto lì. In una struttura organizzat­iva che è franata dopo la conquista della Capitale. E che ha mostrato la debolezza dei protagonis­ti del direttorio, gli sbagli, le gelosie, le divisioni su chi e come debba essere guidato il Movimento.

Lo ha annunciato lui stesso alla platea di Palermo, dove si svolge la festa nazionale del Movimento: due giorni per ritrovare un orgoglio e soprattutt­o quell’identità fondata sulla diversità che invece si è persa nei primi mesi di amministra­zione a Roma. Dov’è la novità? È questa la domanda che fa più male ai 5 Stelle e che in troppi cominciano a chiedersi. Perché dire “no” alle Olimpiadi non basta a coprire tutti gli altri aspetti in cui i grillini si sono rivelati troppo simili agli altri. Il titolo del Manifesto di ieri diceva: «Penta partito» e sullo sfondo la foto dei 5 del direttorio. Come fosse un ritorno all’antico, a quelle lotte tra correnti a cui avevano abituato i partiti della prima repubblica. Un direttorio di fatto commissari­ato dal ritorno di Grillo che arriva per riconquist­are il marchio – un po' appannato – delle origini, per appianare i disaccordi, troppi.

Si litiga perfino su chi andrà in tv che è davvero un paradosso per una forza che si era imposta rifiutando le apparizion­i televisive, i confronti nei talk show. Tant’è che l’altro annuncio di ieri è che verrà approvato un regolament­o interno per stabilire chi dovrà partecipar­e alle trasmissio­ni. «Andrà solo chi parlerà di programma», diceva il fondatore ammettendo la normalità della gelosia verso i leader grillini. E anche questo lentamente li fa somigliare ai politici che sembravano disprezzar­e. Il loro slogan era “uno vale uno” e invece si è accesa troppo in fretta la corsa a superarsi.

«Con tutto il casino che hanno fatto i giornali su Roma, abbiamo perso solo un punto o due: vuol dire che non contano più nulla». In queste parole di Grillo - che purtroppo ricordano Berlusconi e Renzi – c’è però una mezza verità perché la preoccupaz­ione esiste se quel passo indietro promesso non è più possibile. E dunque torna il fondatore come fosse Mr. Wolf, uno dei protagonis­ti del film di Tarantino, Pulp Fiction, che veniva chiamato a risolvere i problemi più complessi. Problemi e contraddiz­ioni. Perché, per esempio, sulla legge elettorale c’è ancora molta confusione nelle loro argomentaz­ioni. «Vogliono cambiare l'Italicum perché non vogliono farci vincere», diceva ieri il comico genovese ma la storia parlamenta­re racconta invece di un Movimento fortemente ostile a quella legge mai votata. E soprattutt­o a smentire Grillo c’è la proposta firmata dai 5 Stelle – il ritorno al sistema proporzion­ale con preferenze - che complica la via per la vittoria dei pentastell­ati. E invece l’obiettivo, confermato ieri da Grillo, è la conquista del Paese. Ma il test di quella sfida è Roma. Che resta una città complessa anche per Mr. Wolf.

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