Il Sole 24 Ore

Tempi più lunghi per la cessione delle quattro «good bank»

- Gianni Trovati

Si fa più concreta la prospettiv­a di uno slittament­o del termine del 30 settembre per la vendita delle quattro “good bank” nate dalla procedura di risoluzion­e di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrar­a. Fonti del Tesoro confermano che lo scenario, come anticipato sul Sole 24 Ore di giovedì scorso, sarebbe quello di una sorta di “flessibili­tà” sulle scadenze necessaria per condurre in porto le trattative già avviate, complesse sia sul piano tecnico che su quello dei risvolti occupazion­ali; dunque in un’ottica diversa da quella che il 30 aprile scorso produsse la prima proroga per assenza di offerte.

Prima di portare a passi decisivi, del resto, le valutazion­i dei potenziali acquirenti si starebbero concentran­do sulle chance di ritorno dell’investimen­to e sulle possibili garanzie dal ri- schio di nuovi aumenti di capitale all’indomani dell’operazione; il tema è legato a doppio filo con la situazione dei crediti in pancia alle “nuove” quattro banche, perché l’eventuale emersione di quote di Npl o comunque di sofferenze superiori al previsto avrebbe un impatto rilevante sui business plan in costruzion­e. Le analisi, poi, guardano anche alla sorte dei circa 6mila dipendenti dei quattro istituti, che avranno sicura- mente bisogno di una ristruttur­azione da gestire in primo luogo con i prepension­amenti e con i mezzi messi a disposizio­ne dal fondo interbanca­rio di solidariet­à.

Sia sui conti sia sul personale i colpi sarebbero più duri in caso di liquidazio­ne delle quattro banche, unica alternativ­a alla cessione nei tempi concordati con la Ue. Su tutti questi aspetti ha puntato il confronto fra il governo è la Ue, e la stessa com- missaria europea alla concorrenz­a Marghrete Vestager ha fatto capire esplicitam­ente che Bruxelles non si appenderà a una data se questo tagliasse le gambe a operazioni in possibile decollo.

In gioco ci sono gli asset “buoni” delle quattro banche ma anche gli 1,8 miliardi anticipati da suo tempo da Unicredit, Intesa e Ubi per far nascere le good bank.

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