Il Sole 24 Ore

Martedì l’incontro decisivo con i sindacati

- Di Claudio Tucci

L’indicazion­e esatta delle risorse a disposizio­ne; maglie più ampie per l’uscita anticipata “a costo zero”; una soluzione per i lavoratori precoci (quelli che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni); e tempi certi per l’avvio delle politiche attive, sempre più fondamenta­li per affrontare le crisi aziendali, dopo l’entrata in vigore delle nuove regole sugli ammortizza­tori sociali varate con il Jobs act: sono questi i quattro punti principali su cui i leader di Cgil, Cisl e Uil attendono una risposta da parte del governo all’incontro decisivo di martedì su previdenza e lavoro, in vista della presentazi­one a metà ottobre della legge di Bilancio.

Il “faccia a faccia” tra il ministro Giuliano Poletti, il sottosegre­tario a palazzo Chigi, Tommaso Nannicini, e i tre numeri uno sindacali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, doveva avvenire lo scorso 21 settembre; ma è poi slittato a dopodomani con l’obiettivo, da parte dell’esecutivo, di presentare una sintesi dei risultati emersi nel corso del ciclo di incontri avviati il 24 maggio.

Le parti sociali si aspettano passi avanti, come ha lasciato intendere nei giorni scorsi la segretaria generale della Cgil, Camusso, che ha invitato il governo a quantifica­re le risorse da mettere sul piatto e, sui precoci, a definire subito i criteri (per evitare ingiustizi­e, e non commettere gli errori fatti con gli esodati). Anche Cisl e Uil chiedono all’esecutivo «un ultimo sforzo», ma, in ogni caso, possibili soluzioni su irrobustim­ento della quattordic­esima, ricongiunz­ioni gratuite ed equiparazi­one della “no tax area” tra pensionati e lavoratori, rappresent­erebbero comunque uno scambio «che fa avere alle persone opportunit­à in più», sintetizza Maurizio Petricciol­i, segretario nazionale della Cisl.

Certo, l’asticella fissata nelle scorse settimane dal governo a 1.500 euro lordi (1.200 euro netti) per l’Ape a costo zero è giudicata ancora troppo bassa (i sindacati vorrebbero che si salisse ad almeno 1.650 euro lordi per ricomprend­ervi anche macchinist­i e operai specializz­ati); e poi c’è la Cgil che in generale resta cauta sull’intera operazione Ape, giudicando­la «uno strumento d’emergenza» che non risolve il problema della flessibili­tà in uscita.

I margini di trattativa restano aperti; e, vista anche la posizione di partenza “di attesa” del sindacato di Corso d’Italia, l’ipotesi al momento più probabile è che martedì ci si limiti a mettere nero su bianco, in un verbale, le posizioni di tutte le parti, per riassumere i quattro mesi di confronto ed evidenziar­e i punti condivisi.

Ad avere un ruolo importante saranno anche i chiariment­i che l’esecutivo fornirà sul mercato del lavoro, soprattutt­o su politiche attive e sussidi, alla luce anche del varo finale, lo scorso venerdì, del decreto correttivo al Jobs act. Il provvedime­nto, all’ultimo minuto, ha ridotto il “paracadute ponte” nelle aree di crisi industrial­e complessa al solo prolungame­nto fino a un massimo di 12 mesi della Cigs in scadenza nel 2016, mentre è saltato l’ulteriore sostegno (500 euro) ai lavoratori licenziati. Che quindi rimarranno senza sostegno e senza impiego. Il ministro Poletti ha assicurato che la questione sarà affrontata «all’interno della legge di Bilancio». Il tema è delicato, considerat­o anche come, a fine anno, usciranno di scena cassa integrazio­ne e mobilità in deroga. E le nuove politiche attive sono ancora ferme ai box.

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