Il Sole 24 Ore

Renzi attacca: «Fermare i ladri, non le Olimpiadi Ora i soldi andranno alle periferie parigine»

- Silvia Pieraccini

Non stare alla finestra a lamentarsi, ma scendere nell’arena per cercare di cambiare le cose. Il premier Matteo Renzi rispolvera ieri a Prato il leit motiv della sua presidenza, e lo applica alle Olimpiadi (sfumate) di Roma, al terremoto di Amatrice, all’Unione europea e - naturalmen­te - al referendum costituzio­nale da votare «tra due mesi». Alla sindaca Virginia Raggi che ha deciso di non fare le Olimpiadi del 2024, Renzi manda a dire che ha sbagliato mestiere: «Mi piange il cuore per i posti di lavori persi a Roma - afferma dal palco del Teatro Metastasio, tappa del tour per sostenere il sì al referendum, al fianco del sindaco Pd di Prato, Matteo Biffoni - così come mi piange il cuore per le periferie di Roma che non avranno soldi, perché se le Olimpiadi non si fanno quei soldi andranno alle periferie di Parigi o di Los Angeles, che infatti stanno già festeggian­do».

Ma la cosa più triste, aggiunge il premier, «è dire che le Olimpiadi non si fanno perché non è possibile sconfigger­e la corruzione e l’illegalità». Questa è «un’ammissione di incapacità da parte della dirigenza di quella città», sottolinea Renzi guardando al fattore tempo: «Se hai davanti otto anni e hai un minimo di credibilit­à e di autorevole­zza - afferma - i ladri li cacci. Non si fermano le grandi opere, si fermano i ladri. Se di fronte a una grande sfida preferisci non metterci la faccia, significa che hai sbagliato mestiere». Poi la stoccata finale: «Spero che i consiglier­i riflettano bene», dice riferendos­i al Consiglio comunale di Roma che ora sarà chiamato a ratificare la decisione della sindaca.

Bisogna impegnarsi per cambiare, è il “credo” di Renzi che, per ribadire il concetto, evoca un altro toscano come il ciclista Gino Bartali: uno che mugugnava, e però nascondeva nella canna della bicicletta i documenti falsi per salvare gli ebrei perseguita­ti dai nazisti. Il cambio di passo vale anche per la sicurezza degli edifici, a un mese dal terremoto che ha distrutto Amatrice e gli altri paesi dell’Italia centrale: «È dura ogni volta piangere dopo un terremoto - ribadisce il presidente - e ne abbiamo avuti tre negli ultimi sette anni: per questo vogliamo un grande patto nazionale sul progetto Casa Italia per cercare di prevenire distruzion­e e sofferenza. E per questo la legge di Stabilità consentirà ai sindaci di fare tutti gli interventi di adeguament­o nelle scuole senza che siano conteggiat­i nel patto di stabilità».

Renzi torna anche a bacchettar­e l’Europa, che dal 2005 ha azzerato le quote all’import di tessileabb­igliamento dalla Cina e dai Paesi terzi, mettendo in ginocchio il distretto tessile pratese: «Prato è stata sacrificat­a dalla mancanza di regole che non hanno difeso il tessile: non possiamo accettare un’Europa che non abbia una visione di medio-lungo periodo». E infine il premier sventola la scheda del referendum costituzio­nale e i cinque obiettivi che la consultazi­one popolare si propone, invitando i votanti Pd ad andare “di casa in casa, di porta in porta”, per convincere soprattutt­o «chi vota Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia a votare per il sì che significa cam- biamento». “C'è chi fischia e chi rischia”, conclude il presidente del Consiglio prima di correre a Firenze, all’inaugurazi­one col ministro della Difesa, Roberta Pinotti, della Scuola maresciall­i dei Carabinier­i, una “cittadella” destinata a ospitare a regime 2.200 allievi, costata 16 anni di attesa, 300 milioni di euro, una inchiesta giudiziari­a e “varie peripezie”. «Avendo seguito questa opera da sindaco di Firenze - ha commentato il premier -, temevo che questo giorno dell’inaugurazi­one non arrivasse mai».

La conclusion­e della giornata è al Teatro dell’Opera di Firenze per i 300 anni del vino Chianti Classico: «Entro il 2020 l’export dell’Italia dovrà passare da 5,5 miliardi di euro a 6,5 miliardi, se facciamo squadra abbiamo ampi spazi di migliorame­nto e il Chianti Classico deve essere un protagonis­ta».

LA DECISIONE SUL NO «Spero che i consiglier­i comunali abbiano un sussulto di riflession­e ma se deciderann­o per il no ne prenderemo atto»

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