Giovani super innovativi? Più chance di occupazione
Mercato del lavoro: ragazzi italiani in ritardo sul resto d’Europa
Un uomo famoso, che preferisco non nominare, ha detto, a proposito di consigli ai giovani: «Le start-up? Tutta fuffa. Aprite invece una pizzeria...». Fortunatamente, questo cinico consiglio non è stato seguito, a giudicare dal fermento di una recente iniziativa, la “Teen Parade 2016”, tenutasi due weekend fa a Castel Goffredo, vicino a Bologna. Questo «Festival del lavoro spiegato da noi adolescenti» reagisce con forza e vivacità a una piaga, la piaga della disoccupazione giovanile in Europa (a luglio 2016, il tasso della disoccupazione fra i giovani è del 21% nell’Eurozona e del 39% in Italia). Erano presenti paludate istituzioni, dalla Commissione europea all’Inps al ministero del Lavoro, media trasgressivi come Radio Caroline – IRF (la più famosa radio pirata al mondo) e un numero di imprese innovative, così da offrire ai ragazzi (dagli 11 ai 20 anni) un ampio ventaglio di possibilità e di stimoli.
Iniziative di questo genere sono suggestive, non tanto perché possano risolvere i problemi da un giorno all’altro, ma perché testimoniano che sotto la piaga sopra menzionata non ci sono solo ceneri spente. C’è chi non si rassegna e chi reagisce, la brace cova ancora sotto le ceneri. Tuttavia, in un’ottica di “conoscere per deliberare”, è cruciale cercar di capire le ragioni, i corsi e i decorsi della disoccupazione giovanile in Italia. Si potrebbe pensare che è un problema antico, che è sempre stato con noi. Ma non è così.
Come si vede dal grafico, la disoccupazione giovanile, questo è vero, è sempre stata un problema più serio in Italia rispetto agli altri Paesi europei. Questa minorità ha dietro varie cause. Innanzitutto, l’Italia è un Paese complicato e dualistico. Ci sono regioni dove la disoccupazione giovanile si confronta bene con quella degli altri Paesi europei, e ci sono regioni – nel Mezzogiorno – dove è un dramma esistenziale e, statisticamente parlando, questo dramma abbassa la media nazionale.
Secondo, c’è un problema di disallineamento (mismatch) fra le abilità presenti nell’offerta di lavoro giovanile e quelle richieste dalle imprese. Di questo disallineamento è responsabile il sistema educativo, ma anche, in molti casi, una riluttanza dei giovani a rischiare. Se l’aspirazione è quella di un posto fra gli impiegati statali o di un “addetto alle fotocopie” nel settore privato, sarà difficile trovar lavoro. Per questo iniziative come la Teen Parade sono importanti: ci fanno capire che il vento e le aspirazioni stanno cambiando, a cominciare dagli adolescenti.
Terzo, il problema non sta solo nell’offerta di lavoro (i giovani) ma anche nella domanda. L’occupazione è un incontro fra domanda e offerta, e se si situa a un livello basso (e quindi i disoccupati a un livello alto), vuol dire che sia l’offerta che la domanda
NON SOLO DUALISMO NORD-SUD Nel nostro Paese c’è anche un problema di disallineamento fra le abilità presenti nell’offerta di lavoro giovanile e le richieste che provengono dalle imprese
possono essere carenti. In effetti, in Italia è carente la domanda di lavoro, come si vede dal fatto che il tasso di occupazione complessivo (per tutte le età) è fra gli ultimi posti nel confronto internazionale. Detto in poche parole, le imprese non creano abbastanza lavoro. In alcuni casi per ragioni esterne, come, in certe zone del Mezzogiorno, la presenza della criminalità organizzata. In altri casi, per ragioni di malfunzionamento delle istituzioni: insufficiente dotazione infra- strutturale, per quel che riguarda le infrastrutture fisiche, e incertezza del diritto per quel che riguarda le infrastrutture giuridiche (lentezza della giustizia nella risoluzione delle controversie). In altri casi ancora, per ragioni che riguardano le imprese stesse: al di là di tante realtà efficienti e agguerrite, c’è anche una scarsa propensione al rischio, poca voglia di svincolarsi da conduzioni familiari e di mettere i propri capitali nella propria impresa.
Sempre con riferimento al grafico, si può vedere come la disoccupazione giovanile in Italia abbia avuto molti alti e bassi. Segno che sono all’opera fattori congiunturali, e non solo fattori strutturali. In effetti, nel 2007, otto anni dopo l’ingresso nell’euro, il tasso di disoccupazione giovanile era non molto distante da quello dell’Eurozona (19% contro 15%). L'euro sembra aver fatto bene al mercato del lavoro italiano: addirittura, sempre nel 2007, il tasso di disoccupazione totale in Italia, al 5,9%, era inferiore a quello dell’Eurozona (superiore al 7%). Ma poi, nel 2008-2009, con l'esplodere della Grande recessione, la disoccupazione – totale e giovanile – è schizzata verso l’alto, e solo di recente ha ripreso a scendere (grazie al Jobs Act e a una modesta ripresa dell’economia).
Il recente miglioramento nei tassi di disoccupazione – totale e giovanile – è strutturale o congiunturale? C'è un po’ di tutti e due. Nel 2015 e nel 2016 l’economia sta recuperando qualcosa, se pure con la velocità di un bradisisma, e questo basta per la parte congiunturale. Il Jobs Act, d’altra parte, ha ridotto una delle cause strutturali che rappresentavano una palla al piede per l’occupazione, cioè l’alto costo del lavoro. C’è anche qualcosa di più? Piacerebbe pensarlo, guardando al festival del Teen Parade. Gli economisti si chinano sui costi e sui prezzi, sui dati degli occupati e sui posti vacanti... Ma alla fine quello che conta è la spinta vitale, la voglia di fare, le pulsioni all’intrapresa, gli “spiriti animali” di Keynes, il via libera alla “distruzione creativa” di Schumpeter... Non c’è che da sperare.